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In Confidenza

IL SEME

Don ERMINIO VILLA - 29/05/2020

Van Gogh, Seminatore al tramonto, 1888

Van Gogh, Seminatore al tramonto, 1888

Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme sul terreno. Gesù parla delle cose più grandi con una semplicità disarmante. Non fa ragionamenti, apre il libro della vita; racconta Dio con la freschezza di un germoglio di grano, spiega l’infinito attraverso il minuscolo seme di senape. Perché la vita delle creature più semplici risponde alle stesse leggi della nostra vita spirituale. Vangelo e vita camminano nella stessa direzione, che è il fiorire della vita in tutte le sue forme.

Il Regno è simile ad un granellino di senapa: è il seme più piccolo eppure, una volta seminato, diventa un arbusto su cui “gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra”. L’attenzione è posta sullo sviluppo straordinario del seme, sulla contrapposizione tra la sua piccolezza iniziale e la sua grandezza finale. Il regno di Dio ha una sua forza invisibile ai nostri occhi, è vivo ed efficace come la sua Parola, ma questa potenza si manifesterà solo alla fine della storia.

Con questa immagine Gesù non mira a consolare i credenti che vivono un oggi scoraggiante, assicurando loro un avvenire grandioso, ma vuole spiegare il senso positivo già presente nell’oggi: non è l’albero che dà la forza al seme, ma è il seme che con la sua potenza vitale si sviluppa in albero!

Così accade per il Regno: nell’oggi dei credenti appare come una realtà piccola, ma alla fine dei tempi sarà manifestata la sua grandezza. La parabola rivela dunque che i criteri della grandezza e dell’apparire non devono essere applicati alla storia del regno di Dio, e ammonisce chi sa ascoltarla: la piccolezza non contrasta con la vera potenza. Basta avere fede pari a un granellino di senapa per spostare un monte e lo straordinario della nostra vita è nascosto, come “la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio”.

Dunque i cristiani non si lascino sedurre dalla grandiosità né si abbattano per la piccolezza: la forza del Vangelo non si misura con i criteri del mondo! Come si legge in uno splendido testo cristiano delle origini, la lettera “A Diogneto”, “i cristiani vivono nel mondo come gli altri uomini, amano tutti e da tutti sono perseguitati; eppure sono l’anima del mondo”: la loro ‘differenza’ non misurabile con criteri mondani, è già ora fonte di benedizione per tutti gli uomini.

Significativa la testimonianza di un monaco di Tibhirine: «Noi non abbiamo dato inizio a grandi progetti tecnici o sociali. Ma, fragili e piccoli come siamo, speriamo che la nostra docilità allo Spirito divino potrà far nascere delle piccole onde fino ad altre rive più o meno lontane» (Frère Jean-Pierre, trappista sopravvissuto al martirio avvenuto in Algeria il 26 marzo 1996). E così è stato…!

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