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Società

GLI IDOLI, I VALORI

ANTONIO MARTINA - 29/05/2020

galloIl 22 maggio del 2013 concludeva il suo cammino terreno uno stimatissimo prete e partigiano italiano don Andrea Gallo, anche fondatore e guida della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova. Ho già scritto di lui su questo giornale, l’11 maggio del 2018 con il titolo “Osare la speranza”. La sua collaboratrice di sempre, Liliana Zaccarelli, dice: “Credo che non sarebbe stato molto obbediente ai divieti per il coronavirus, sarebbe andato in giro ad aiutare nonostante il rischio di ammalarsi”. Don Gallo ha sempre aperto la porta a tutti. Il suo essere “angelicamente anarchico” dava ancora più forza ad una frase che pronunciava spesso: “la chiesa è la mia casa”. Per ricordarlo riporto alcuni passaggi di un’intervista rilasciatami nel luglio del 2012.

Don Andrea le persone stanno vivendo una situazione di crisi in maniera tanto particolare quanto diversa: molti tendono a rinchiudersi in loro stessi quasi volessero spegnere l’audio ed anche il video, altri si pongono sulla difensiva e certamente in pochi pensano alla creatività. Sentiamo che in periodi come questi, già vissuti in passato, c’è lo spazio anche per molte opportunità. Quali sono gli aspetti di questa situazione che la stanno impressionando di più?

In premessa e come ho scritto nel mio ultimo libro: “La buona novella, perché non dobbiamo avere paura”; siamo a bordo di un’astronave senza pilota, senza marcia indietro e senza freni. Ma una via da seguire, una soluzione c’è: è l’amore della Verità, la ricerca delle cause dell’ingiustizia e il loro rimedio attraverso l’equità e la giustizia sociale, la cura dell’ambiente, il rispetto della democrazia, l’elogio delle differenze, il dovere di solidarietà e amore, l’uso dell’intelligenza della creatività, della spiritualità che sono patrimonio comune di tutte le donne e tutti gli uomini. Questi valori vanno recuperati a tutti i costi, perché sono il fondamento della nostra realizzazione in quanto esseri umani e sono il primo passo verso una ricostruzione del tessuto sociale a patto che si parta dal piccolo e dagli ultimi! Questi chierici del “Capitale”, come li chiamo io, questi profeti di sventura, questi portatori di diseguaglianza sociale vanno combattuti con le armi del buon senso, della voglia di rimboccarsi le maniche tutti insieme, dal desiderio di ricostruire un tessuto connettivo, creato dalla partecipazione e condivisione di tutti i cittadini. Questa crisi, a mio avviso, può diventare una grande occasione. Un’occasione alla portata di coloro che vogliono prendere il proprio compito sul serio, dimostrando di prendere sul serio se stessi. Cercare facili scorciatoie, infatti, significa spesso non arrivare da nessuna parte. Usciamo dalla “società delle spettanze”, per la quale ogni cosa è dovuta, sempre! Perché non iniziare a chiederci ogni giorno: cosa posso fare per la mia famiglia, per il mio condominio, il mio quartiere, la mia città e infine per il mondo intero? Siamo tutti corresponsabili e tutti singolarmente chiamati alla ricostruzione di città, Paesi, nazioni che siano “a misura d’uomo”: è inutile avere le mani pulite se poi le teniamo in tasca.

Entrando più nel dettaglio, dobbiamo partire dagli anni ’80 perché è lì che inizia la nostra crisi di cui un po’ tutti siamo protagonisti, soprattutto chi ha avuto responsabilità pubbliche: Parlamento, Governo, Chiesa, Associazione degli Industriali, tutti! Lo sviluppo del neo-liberismo che si diceva desse una spinta creativa ed una spinta innovativa, con la complicità dei mass media e della pubblicità ha generato quel consumismo che ci ha fiaccato tutti. Per me consumismo significa anche emarginazione ed anche discriminazione, basta pensare un attimo ai giovani ed alla tossicodipendenza per sottolineare quanto loro fossero consumatori per antonomasia. Ecco che via via sono emersi, parlo da credente, quelli che definisco “gli idoli”: il potere, l’individualismo, il consumismo; dimenticando i valori come: la tolleranza, la solidarietà, la giustizia sociale. Il punto centrale, per il messaggio cristiano e tutte le religioni monoteiste, è l’unicità del Padre e quindi non ci rimane che abbattere questi idoli e riscoprire i valori.

Lei dice: abbiamo distrutto il modo con il quale si vive insieme e perso i valori. Come fa la Società a ricostruire i valori, percepire l’insieme se abbiamo prodotto individualismo ed egoismo, da dove dobbiamo ripartire?

A proposito di idoli, nel 2003 Giorgio Bocca raccontava che i ladri si vantano di esserlo, ci sono servitori dello Stato infedeli; per contro gli onesti si vergognano di esserlo e di dirlo. L’altra sera ero a Besana Brianza con più di 500 persone, mi invitano perché sanno che mi piace mettermi in discussione e che, alla mia età, desidero almeno salvare la coscienza. Ad un certo punto ho detto: il nostro compagno Penati … mi fa proprio pena! Ma ho letto anche dei milioni di euro della Lega investiti in Africa, senza offendere nessuno, ho subito pensato: che bello serviranno per opere di carità. Risate a non finire!

Altro esempio di come l’Europa sia più avanti di noi: oggi ospitiamo in Comunità una studentessa di Hannover che ha appena finito il liceo e si fermerà qui per 6 mesi, abbiamo dovuto rilasciarle una dichiarazione che lavora a titolo gratuito perché già percepisce dallo Stato tedesco un assegno di mantenimento. Questo episodio ci ribadisce che dobbiamo partire almeno dai diciottenni, o collochiamo e aiutiamo i giovani (ricordo che il 36% è disoccupato) o lasciamo vittime per la strada!

Due passaggi di un’intervista molto interessante e di un’attualità disarmante. Ciao don Andrea.

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