Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Attualità

BOSE DELL’ALTRO MONDO

EDOARDO ZIN - 05/06/2020

La chiesa del monastero di Bose

La chiesa del monastero di Bose

Attraversai la Serra, una vasta affluenza morenica col bel lago di Viverone e i suoi fitti boschi, nell’estate del 1961 o ’62. Mi accompagnava un amico conosciuto durante il mio periodo romano, Cesare Massa, di Vercelli. Scendendo la strada che da Magnano conduce a San Sudario, vedemmo aprirsi improvvisamente una vasta piana verde, segnata da un campanile romanico (la chiesa si rivelò diruta) ai bordi della collina e nel mezzo di un gruppo di case che ci apparve di una desolante bellezza.

Fu Cesare che indicò a Enzo Bianchi, che aveva conosciuto a Torino, quel luogo naturalmente e spiritualmente incantevole: era il 1965. Enzo Bianchi s’installò tra quei ruderi di cascine e restò per regalarci quello che considero un tocco prodigioso del dito di Dio: la comunità di Bose.

Rievoco molto bene la mia prima visita a Bose nel 1969, dove mi condusse sempre Cesare, nel frattempo divenuto sacerdote, e dove celebrò l’Eucarestia in una cappella molto sobria nella sua rustica eleganza, ricavata nel sottoportico di un casolare abbandonato. Per tre anni Enzo, un laico che voleva fare esperienza di Chiesa nello spirito del Concilio, visse in solitudine come eremita in quel raggruppamento di rovine senza elettricità, senza acqua, senza fognatura. La sua vita si svolgeva tra preghiera, lettura della Parola di Dio, studio dei Padri. Tre anni dopo si unirono a lui un laico di Novara, un pastore protestante, una donna ed una suora inviata dal monastero di Grandchamp. Fr. Enzo insegnava a Novara e i due laici lavoravano presso l’Olivetti di Ivrea. Quel piccolo granello di senape incominciò a germogliare ed ora è un albero frondoso.

I ruderi vennero ristrutturati. Non furono anni facili. Il gruppo era controllato dalle autorità civili, sorvegliato da quelle ecclesiastiche, osteggiato dai soliti benpensanti. A incoraggiare fr. Enzo e i suoi primi fratelli furono l’arcivescovo di Torino card. Pellegrino e il vescovo di Ivrea Bettazzi, oltre che al pastore valdese Paolo Ricca. Nel 1971, a Sotto il Monte, ospiti di padre David Maria Turoldo, i primi sette fratelli emisero i voti monastici di celibato e di vita comune, accogliendo come regola di vita la Regola di Bose che si ispirava a quella di Benedetto (preghiera, lavoro), a quella di Taizè (ecumenismo) e a cui fr. Enzo aggiungeva (novità assoluta!) la vita in comune tra fratelli e sorelle. E’ una comunità “aperta”, non chiusa tra le mura di un monastero. Accoglie chiunque bussi alla sua porta: viandanti, scartati, uomini bisognosi di aiuto materiale, ma anche uomini alla ricerca di Dio o di non credenti desiderosi di dare un senso alla loro vita. Sono donne e uomini che desiderano che la loro comunità sia – come dice la loro regola – “un segno di vita evangelica nel mondo e nell’oggi di Dio”, segno non reso opaco dall’istituzionalizzazione massiccia.

I monaci di Bose sono laici (“un’associazione privata di fedeli” – secondo il diritto canonico), alcuni sono i sacerdoti o i religiosi ordinati che, con il permesso del loro vescovo, hanno trovato una comunità monastica ove dedicarsi alla preghiera e allo studio.

Bose è una comunità ecumenica fondata sulla Parola di Dio ascoltata, studiata e diffusa anche tramite convegni, incontri, visite, oltre che da pubblicazioni molto ben curate, apprezzate dai lettori e pubblicate dalla editrice Qiquajon. In questa comunità si vive una liturgia “umana” e “umanizzante”, sull’esempio di Gesù, Dio come il Padre, che si fece uomo, cioè corpo, respiro, sensibilità, sofferenza, libertà, parola e gesto. I testi liturgici e il lezionario, come i canti, sono spesso tradotti dall’originale greco e latino dagli stessi monaci mentre i gesti sono semplici per rendere visibile il Mistero invisibile; si prega tre o quattro volte al giorno, in coro.

Su questa comunità è piombato l’annuncio dell’allontanamento del fondatore e primo priore fr. Enzo Bianchi, del liturgista fr. Goffredo Boselli, del segretario della comunità fr. Lino Breda e della sorella sr. Antonella Casiraghi. Non si possono conoscere i motivi di questo provvedimento, che non sono stati resi noti nemmeno ai diretti interessati, permettendo a loro la possibilità di difendersi dai rimproveri rivolti. Leggendo il comunicato della comunità, si viene a conoscere che “in seguito a serie preoccupazioni pervenute da più parti alla Santa Sede che segnalavano una situazione tesa e problematica nella nostra comunità per quanto riguarda l’esercizio dell’autorità del Fondatore…il Santo Padre Francesco ha disposto una Visita Apostolica”. Sorge spontanea la prima domanda:” Da chi provenivano queste voci?”

Continua il comunicato: “i Visitatori hanno consegnato alla Santa Sede una relazione, elaborata sulla base del contributo delle testimonianze liberamente rese da ciascun membro della Comunità…” giungendo alle conclusioni comunicate agli interessati sotto forma di “un singolare decreto, a firma del card. Pietro Parolin, Segretario di Stato” decreto che impone al fondatore ed ex – priore Bianchi e ai suoi fratelli e alla sorella di “separarsi dalla Comunità Monastica di Bose e trasferirsi in altro luogo, decadendo da tutti gli incarichi attualmente detenuti”. Sorgono altre domande: “Ha usato la Santa Sede la ponderatezza di giudicare la comunità “atipica” di Bose con il Codice di diritto canonico e non con il Vangelo? I visitatori apostolici – un benedettino ed un’abbadessa di un’abbazia della Provenza, religiosi appartenenti a ordini monastici che hanno tradizioni e regole millenarie, e un canossiano, specialista in psicologia – erano in grado di valutare una comunità così particolare come quella di Bose? Perché il “singolare decreto” è a firma del Segretario di Stato e non del Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le società di Vita Apostolica?

Ancora una volta, sono mancate in questa dolorosa vicenda la “parresìa”, cioè la trasparenza, la franchezza, e “l’opinione pubblica” nella Chiesa, un male già denunciato da Pio XII°. Ciò ha dato l’occasione a certi giornali di “politicizzare” l’evento ecclesiale. Chi fino a pochi giorni prima accusava Papa Francesco di “essere eretico”, “comunista”, “di aver sepolto la religione” ora inneggia a lui per il “siluramento del frate rosso”.

Un’altra accusa che viene rivolta a fr. Bianchi dagli ambienti conservatori è quella “di voler protestantizzare la Chiesa”. Se ciò fosse, sarebbe intervenuta la congregazione della Dottrina della Fede e non la Congregazione sopra citata. Un vaticanista della RAI si è spinto a dire che con l’allontanamento di fr. Enzo da Bose si è chiusa la fase durante la quale i fondatori delle associazioni religiose post – conciliari non sono più “liberi” e tutto viene riportato sotto il controllo della Santa Sede. Sarà bene non confondere il grano buono con la zizzania.

In occasione dei 50 anni dalla fondazione (2018) Papa Francesco indirizzò una lettera al fondatore (non al priore!) in cui, fra l’altro, incoraggiava i fratelli e le sorelle di Bose “ad essere sempre più testimoni di amore evangelico anzitutto fra voi…gli anziani della comunità incoraggino i giovani e i giovani si facciano carico degli anziani, tesoro prezioso di sapienza e di perseveranza”, esprimeva “il suo apprezzamento specialmente per il ministero dell’ospitalità”, definiva Bose “una feconda presenza nelle chiese e nella società.”

Che cosa di grave è capitato negli ultimi due anni a Bose? E’ la domanda che molti cristiani si pongono e alla quale si deve dare risposta. Quando con discernimento si prende un provvedimento, il popolo di Dio non può rimanere abbandonato seppur sotto l’azione dello Spirito perché allora la Parola di Dio si dimostrerebbe impotente.

Parafrasando Bonhoeffer diremo: “La parola di Dio, che diventa preghiera, ha bagnato il terreno fertile di Bose, l’ha fecondato, talvolta inquietato. Ora lo dobbiamo irrorare con le nostre lacrime”.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login