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Cultura

IL POST-MODERNO

LIVIO GHIRINGHELLI - 12/06/2020

lyotardJean-François Lyotard (1924-1998) pubblica nel 1979 un’opera fondamentale, La condizione postmoderna, studio sull’incidenza che i nuovi mezzi di comunicazione informatici e telematici avrebbero avuto sul sapere, cui seguirà nel 1986 Il postmoderno spiegato ai bambini. Assistente alla Sorbona, è docente all’Università di Paris VIII- Vincennes e lo sarà in alcuni Atenei statunitensi. Lyotard, come Rorty, Derrida e Gadamer, diffida dell’idea di una verità, che abbia valore intrinseco: non conta se non come credenza, che sia utile alla società. Pensa che non si possa sfuggire alla forza della tradizione e dei pregiudizi, che al di fuori del linguaggio o del testo non si dia alcuna verità autonoma; ogni pretesa di verità ha senso solo nell’ambito delle grandi narrazioni. Contro il positivismo, che si ferma solo ai fenomeni, ci sono soltanto fatti, anzi non ci sono fatti, bensì solo interpretazioni (Nietzsche). Lyotard propone di non cercare il consenso, quanto piuttosto di promuovere l’incontro tra i dissensi, di tentare di comporre il contenzioso o dissidio senza farsi soverchie illusioni. Non è vero che gli interlocutori siano in grado di accordarsi su regole universalmente valide per tutti i possibili “giochi linguistici”, di per sé eterogenei e incompatibili. È falso che la finalità del dialogo sia il consenso, in quanto esso costituisce soltanto uno stato delle discussioni e non il loro fine. Il consenso rappresenta un orizzonte provvisorio e mobile, mai definitivamente acquisito. Oggi nella condizione postmoderna i méta-récits, teorie estrapolate dalle grandi narrazioni, da miti quale la vittoria finale del progresso o l’avvento della società senza classi, hanno perso credibilità, lasciandoci eredi di conflitti e tensioni difficilmente governabili, di cui però è necessario conoscere almeno la cartografia.

La tecnica tende a non essere più solo un supporto alla verifica sperimentale, ma un fattore di legittimazione, che condiziona lo statuto del sapere nel suo insieme, definendone le condizioni di produzione e di trasmissione. L’informatica e la telematica hanno piegato il sapere al principio dell’efficienza. Il sapere narrativo è più formativo che veritativo, ha come scopo di tramandare dei contenuti non suscettibili di prova sperimentale, che coinvolgono gli aspetti religioso, etico, politico del vivere sociale. I miti e le leggende sono l’esempio di questo sapere narrativo. Il post-moderno inizia a partire dalla consapevolezza della fine delle metanarrazioni. Le nuove tecnologie informatiche e telematiche contribuiscono a formare un nuovo tipo di società diverso dai due modelli prevalenti nella modernità, organicista (monista) e critico (dualista), corrispondenti alle due forma di sapere, narrativo e scientifico. È così favorita l’interdisciplinarità, al fine di costituire una società più differenziata. L’informatizzazione può diventare strumento di democratizzazione dei controlli e di una minore burocratizzazione, modello preferenziale, trattandosi di strutture prive di una vera gerarchia e di un centro. Metafore del postmoderno sono il labirinto e la torre di Babele per un verso, dall’altro Orfeo. Babele è metafora della postmodernità, perché sancisce la fine della lingua universale e del suo progetto egemonico. La molteplicità delle lingue non è dominabile. La proposta filosofica di Derrida, che ha nella distruzione della torre di Babele il modello ancestrale, la decostruzione, è più di una lingua. Bauman invece interpreta la fine delle grandi narrazioni come transizione interna alla stessa modernità da uno stato solido a uno liquido.

C’è quindi in Lyotard la consapevolezza di una rottura prodottasi rispetto ai valori e principi della modernità ; la frattura di senso è avvenuta in tempi recenti, comunque successivi al secondo conflitto mondiale (il moderno si è sviluppato a partire dal Cinquecento). Forme più compiute delle grandi narrazioni e mitologie del progresso sono hegelismo e marxismo, ma sono state prospettate fortemente già con l’Illuminismo. Ora la dimensione culturale è locale e forzatamente frantumata ; vi prevalgono il mercato culturale e il flusso delle informazioni. Si tratta di una presa di congedo dai miti e non di semplice oltrepassamento. Si privilegia una razionalità tollerante e plurale di tipo debole e instabile, di una visione non progressiva e non lineare della storia.

Significativa di Lyotard è la sua rilettura del giudizio critico di Kant, la distinzione ben precisa tra giudizio determinato e giudizio riflettente. Con il collasso della storicità è sancita la positività di ciò che è molteplice, frammentato, polimorfo e instabile. Nessuna nostalgia è concepita per l’unità e la totalità perduta. In politica Lyotard è favorevole all’adattamento dell’umanità allo sviluppo tecnologico Con l’abbandono della prospettiva teleologica nella concezione della storia si ha non l’idea di un fine, ma di più fini. E la paralogia porta all’affermazione della validità della frammentarietà.

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