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Politica

CONFUSIONE

EDOARDO ZIN - 18/06/2020

euroE’ un’idea vera e complessa quella dell’Europa. Talvolta è sommersa da idee false e semplici: è questa la sventura in cui si imbatte spesso l’Europa, quella autentica, quella credibile, quella che noi anziani abbiamo sognato.

A occultare con menzogne e insipienza la più grande idea politica del secolo scorso incominciarono coloro che lanciavano invidiose frecciate contro chi “occupava poltrone” a Strasburgo e a Bruxelles, salvo poi a impossessarsene (ma solo virtualmente perché alle sedute preferivano i bistrot, senza tuttavia rinunciare a benefici ed emolumenti) ed inoltre per assicurare a figli e cognati, assunti come collaboratori, una generosa prebenda. Continuarono poi a blaterare contro gli eurocrati, anche se si servivano dei loro servigi per poter comprendere il testo di una risoluzione o per tradurre un facile testo dall’ inglese. Combatterono successivamente le lobby, mentre loro ne istituivano altre non con l’accortezza necessaria per migliorare progetti di legge, ma per procacciarsi consensi elettorali soffiando sul fuoco della protesta. Quando arrivò l’euro, gridarono il loro sdegno per essere “succhiati” dai virtuosi tedeschi e fecero riemergere la vecchia tentazione di isolarsi nell’antica moneta in nome della sovranità nazionale. Per risolvere la grave crisi economica mondiale del 2008 proposero di uscire dall’euro e, di conseguenza, dall’Unione Europea. Accusarono l’Europa di essere complice di terribili crimini durante il periodo degli sbarchi di migranti sulle coste italiane, ma non parteciparono al dibattito europeo per modificare trattati firmati da loro quand’erano al governo e che si dimostravano rovinosi per il nostro paese. Il pianeta si debilitò con il flagello della pandemia del Covid-19. L’Europa corse in aiuto stanziando risorse e concedendo prestiti. Niente da fare. Loro vogliono conquistare la libertà di spendere come vogliono i soldi degli altri, dimenticando che per poter scegliere eventualmente di far da soli bisogna essere in condizione di non dover dipendere dagli altri.

Questa confusione fa sorridere e piangere. Sorridere perché segnala la difficoltà che le forze politiche italiane di destra, animate dai loro mentori in salsa leghista, Bagnai e Borghi, hanno a confrontarsi con le persone che ragionano e con la dimensione sovra-nazionale; piangere perché di fronte alla lettura leghista della narrazione della grave crisi sanitaria, economica e sociale non vedo alcuna voce che si opponga. Quando questi ignoranti (dal latino ignarus=che non conosce) dimostrano di non poter rispondere alle obiezioni di chi sa, estraggono dal loro cilindro accuse contro la persona che dimostra di sapere.

Venerdì prossimo il Consiglio Europeo deciderà o meno di approvare il rilevante piano di aiuti ai paesi colpiti dalla pandemia proposto dalla Commissione, su impulso di Francia e Germania, e approvato dal Parlamento Europeo. Probabilmente non basterà questa prima riunione per giungere ad un accordo che richiede l’unanimità tra tutti i paesi membri. Qualora i quattro paesi “frugali” (Paesi Bassi, Danimarca, Svezia e Austria), a cui sembra si assocerà l’Ungheria di Orbàn, rimanessero contrari alla proposta di aiuti, gli altri paesi dovranno concedere qualche piccolo vantaggio pur di arrivare ad una soluzione condivisa fra i ventisette paesi.

L’Italia ha da sempre chiesto che gli aiuti venissero forniti sotto forma di “eurobonds” divenuti, a pandemia iniziata, “coronavirus bonds”, cioè titoli obbligazionari emessi con la diretta e solidale garanzia di tutti gli Stati membri. Sarebbe stato un avvicinamento di tipo “federalista” che gli europeisti proponevano da tempo. Germania e paesi nordici dimostrarono sempre la loro contrarietà a tale proposta. Il nuovo “pacchetto” prevede, infatti, che gli aiuti siano offerti come “trasferimenti” a fondo perduto che paradossalmente potrebbero incontrare minori ostacoli in sede europea e prestarsi ad una migliore valorizzazione verso le opinioni pubbliche. Al pagamento dei “trasferimenti” si dovrebbe provvedere con un’accresciuta tassazione diretta sul mercato dei paesi membri coinvolgendo nuovi beni e servizi (penso a un’imposta sui guadagni delle società del 15%, su un’imposta progressiva dell’1% sui redditi più alti, su un’imposta dell’1,1% sui patrimoni immobiliari, su un’imposta dello 0,4% sull’emissione di prodotti inquinanti …). Se l’Europa diverrà “sovrana” nell’assicurare il rimborso dei suoi “trasferimenti” verso i paesi membri dovrà pur ottenere il diritto di tassazione, che è uno degli aspetti della sovranità, come auspicano i federalisti che privilegiano il processo integrativo attraverso l’espansione degli spazi propri delle istituzioni europee. In tal modo, la solidarietà finanziaria entrerà a far parte del funzionamento dell’Europa.

Se ciò avvenisse, sarà possibile attuare un piano verde e digitale per tutte le economie dei paesi membri, si potrà armonizzare i sistemi dello stato sociale, il fisco, la lotta comune contro l’evasione e l’elusione fiscali, l’introduzione di un salario minimo in tutti gli Stati dell’Unione.

Discorso a parte merita il dibattito – tutto ideologico! – sul MES (meccanismo europeo di stabilità). Si tratta di un’organizzazione internazionale dotata di fondi propri di 700 miliardi, di cui l’Italia ne sottoscrive 125, la Francia 142 e la Germania 190 e così via gli altri Stati E’ un organismo tecnico presieduto dai ministri dell’economia degli Stati coinvolti e concede prestiti ai Paesi in difficoltà, ricchi o poveri che siano. Non prevede esborsi ulteriori rispetto al capitale conferito. Pertanto, la dichiarazione leghista e di parte dei 5*****secondo la quale l’Italia dovrebbe pagare per i Paesi più ricchi è totalmente priva di fondamento. Se l’Italia lo chiedesse, potrebbe avere 34 miliardi per la riforma della sanità.

Sappiamo che la “sovranità europea” sta molto a cuore a Emmanuel Macron a cui si è affiancata Angela MerKel che ha capito che le esportazioni tedesche non possono fare a meno del mercato unico e dell’euro ora che le importazioni cinesi rallenteranno e che Trump innalzerà sempre più dazi doganali.

I sovranisti di casa nostra hanno capito che l’accesso agli aiuti europei esige rigore e rispetto delle regole e che non potranno più scialacquare il danaro pubblico senza avere una visione totale delle necessità e bisogni di tutta la popolazione. D’altro canto, i paesi “frugali”, che rappresentano soltanto il 13 per cento del PIL europeo, misura cinque volte inferiore a quella totale di Francia, Germania, Spagna e Italia, se vorranno sganciarsi dall’Europa ce ne faremo una ragione e lo faremo senza rancore, senza turbamenti, senza dolore.

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