Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Opinioni

DIRE LA VERITÀ

ANTONIO MARTINA - 18/06/2020

bilanciaIl sociologo francese Thomas Piketty ha presentato il suo ultimo lavoro titolato: Capitale e ideologia. Con la consueta capacità e chiarezza ha prodotto un elaborato intenso e basato sulla ricerca. In una recente intervista ha ribadito che le disuguaglianze dipendono dalle scelte della politica, non sono un prodotto ineluttabile dell’economia. La crisi del coronavirus ha fatto emergere in modo ancora più evidente la violenza delle disuguaglianze, che esisteva anche prima ma si è approfondita. Di fronte alla pandemia siamo ancora più disuguali. C’è un problema di accesso alle cure, di tagli al sistema sanitario. Siamo stati chiamati a restare tutti in casa, ma molti una casa non ce l’hanno e sono rimasti per strada come sempre, altri hanno trascorso due mesi prigionieri di appartamenti microscopici, altri ancora hanno goduto delle loro grandi case con giardino. Questo aspetto ha amplificato e messo ancora più sotto gli occhi di tutti alcuni problemi che esistevano già. Il nostro sistema economico va cambiato, non è mai stato così chiaro come adesso. Dovremmo tornare a investire nel pubblico, nell’educazione, nelle pensioni, e in particolare nella sanità. I bisogni provocati dall’epidemia potrebbero portare a cambiamenti politici e ideologici più profondi. Pensiamo, per esempio, alle istituzioni europee. E’ il momento di passare allo stadio superiore, a pensare al debito pubblico della zona euro e a mettere in comune i tassi di interesse. Dobbiamo agire, senza attendere un’unanimità che non arriverà mai. I Paesi che sono pronti ad avanzare sulla strada della messa in comune dei tassi d’interesse possono e devono muoversi da soli. Gli altri, se vogliono, si uniranno in seguito. Si parla del Covid 19 come di un disastro peggiore di quello causato dalle due guerre mondiali. Avremo molti problemi da risolvere ma gli eventi eccezionali possono evolvere in molti sbocchi possibili: in passato abbiamo avuto la nascita del Welfare State, ma anche l’ascesa del fascismo. Non sappiamo che cosa accadrà adesso, la crisi potrebbe anche andare a vantaggio dei populisti. Ma il nazionalismo è un veleno che circola anche in certi partiti di centrosinistra o di centrodestra nel Nord d’Europa, quelli che accusano gli europei del Sud di volere approfittare di loro. Il futuro dipende da tutti noi. Negli ultimi dieci anni abbiamo celebrato i lavoratori indipendenti, i giovani delle start up, il popolo delle partite Iva. Oggi ci rendiamo conto che molte di queste persone hanno dovuto continuare a lavorare durante la chiusura (compresi coloro che si facevano pagare in nero), perché non avevano altre forme di reddito. Nella crisi economica che comincia a farsi sentire saranno i più colpiti. L’altra cosa da notare è che gli Stati si indebitano per rispondere all’emergenza, fatto del tutto naturale, ma ci non dicono tutto. Dopo la prima e la seconda guerra mondiale ci sono stati debiti pubblici saliti fino al 200, al 300% del Pil. È successo in Germania, Giappone, Francia. Ci avviamo verso scenari paragonabili. Non è qualcosa di nuovo, né di preoccupante in sé perché esistono delle soluzioni. L’importante è dire la verità: qualcuno, alla fine, dovrà pagare. Il debito pubblico non svanisce come per miracolo. Sarebbe bello pensare che nessuno, alla fine, dovrà fare sacrifici. Non è vero. Se guardiamo alle crisi del passato, ci sono due ipotesi. Si può creare inflazione, che significa far pagare le classi meno abbienti e i piccoli risparmiatori. O si può far contribuire le persone con i più alti redditi e patrimoni attraverso aliquote progressive. In molti paesi d’Europa c’è già una maggioranza di cittadini favorevole a una patrimoniale. I governi ora non vogliono parlarne ma saranno costretti a farlo nei prossimi mesi.

Nel suo libro Piketty ricorda anche il dibattito intorno alle conseguenze della Grande Peste che secondo alcuni medievisti aveva permesso di ridurre le disuguaglianze e addirittura il servaggio (schiavitù). Per altri studiosi è invece accaduto l’opposto. In Europa, in particolare nella parte orientale, il servaggio si è rafforzato perché le classi dominanti hanno voluto recuperare quanto perso durante l’epidemia nel minor tempo possibile. E’ quello che potrebbe accadere oggi.

Cosa succederà lo vedremo nei prossimi due mesi. Da cittadino recupero alcune note: nella Sanità se si vuole saltare le liste d’attesa, scegliere lo specialista, ricoverarsi in una stanza singola, dobbiamo pagare di tasca nostra sia rivolgendoci al pubblico che al privato accreditato, ma il costo dell’intervento non lo paghiamo per intero, ci pensa il Servizio Sanitario Nazionale grazie alla tessera sanitaria che abbiamo in tasca dalla nascita. Un intervento su valvole cardiache costa 20.000 euro, bypass coronarico e angioplastica 25.000. Se disgraziatamente ci si ammala di tumore, un ciclo di cure di un anno costa 90.000 euro, la terapia intensiva 2.000 euro al giorno. L’assicurazione privata copre il comfort, ma a tutto quello che rientra nei livelli essenziali di assistenza ci pensa lo Stato, cioè il contribuente. Ma l’evasore non è contribuente e nell’ultimo anno le spese della Sanità sono state 121 miliardi di euro. Spremuta e cappuccino al tavolo, non potendo consumare al banco, costano 21 euro. Una brioche che prima della chiusura costava 1 euro ora costa 1,40 (il 40 per cento in più). Il bollo di circolazione della macchina possiamo pagarlo a settembre ma il fermo è durato tre mesi. In compenso è stato cancellato il pagamento dell’Irap anche a quelle aziende che hanno sempre lavorato e incrementato il fatturato grazie al Covid 19. Come pensare ad un recupero veloce dei mancati introiti causati dalla pandemia non essendoci la responsabilità di un soggetto concreto a cui chiedere la rifusione dei danni? Non possiamo pensare che lo Stato vi provveda elargendo quanto necessario a fondo perduto. Lo Stato siamo noi!

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login