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Società

COMPITO PER DOMANI

RENATA BALLERIO - 18/06/2020

Covid-19 Coronavirus phase three of the emergency in Rome, ItalyRipeness is all, cioè la maturità è tutto, le celebri parole del Re Lear, che hanno ossessionato Cesare Pavese, molte volte sono diventate erroneamente il motto degli esami che concludono i cinque anni delle scuole superiori. A dire il vero dal 1998 sono definiti dalla legge come esami di Stato. Ma se li continuiamo a definire di maturità, dobbiamo riconoscerne il senso: segnano una tappa di passaggio importante per i giovani. Ammettiamo pure, contrariamente a Pavese, che la maturità non è tutto, ma non possiamo dimenticare che l’esame di Stato rappresenta molto per i quasi 500 mila studenti italiani che dal 17 giugno lo affrontano dopo un anno anomalo e faticoso. E quest’anno è davvero una prova, e non solo di maturità; lo sarà per i giovani, per il personale della scuola, per le famiglie. Un esame per il nostro tempo e per la nostra società. La trentasettenne Lucia Azzolina, ministra dell’Istruzione, ha voluto far sostenere gli esami di Stato delle scuole superiori in presenza, forse come dimostrazione di una prima apertura delle scuole. La scelta è arrivata dopo varie ipotesi, per una politica che benevolmente potremmo chiamare del gambero (annunci, passi indietro, rettifiche e altro ancora) che ha spesso generato confusione, aumentando l’incertezza in un periodo innegabilmente incerto e provocando ansia o senso di frustrazione tra studenti, docenti e dirigenti scolastici che responsabilmente ma faticosamente hanno vissuto un vero e proprio slalom normativo. La scuola ha subito da molti anni, anche in relazione agli esami di Stato, continue modifiche: la tipologia delle prove, la formazione della commissione esaminatrice, i criteri di ammissione, la valutazione. Solo a causa della seconda guerra mondiale il ministro Bottai apportò semplificazioni all’esame di maturità, che nel 1923 era stato istituito da Giovanni Gentile. Senza ricostruire nella sua complessità il quadro storico, è comunque giusto ricordare che a partire dal 1943, per evitare spostamenti a studenti e docenti, gli esami furono sostituiti dallo scrutinio finale e soltanto nel 1952 furono ripristinati dal ministro Gonnella.

In questo giugno 2020 gli studenti affronteranno un colloquio orale davanti ai docenti della propria classe con un Presidente esterno. Sono stati di fatto tutti ammessi, il credito, cioè il punteggio di ammissione, che si è maturato negli anni, è stato modificato, non ci saranno gli scritti e il colloquio durerà un’ora. In sessanta minuti saranno valutati su cinque ambiti. Anche senza essere esaustivi (e quindi rischiando di essere imprecisi) li possiamo sintetizzare: discussione su un eleborato spedito prima dell’esame via email, successivamente discussione su un breve testo per italiano il testo può essere non breve ma deve essere breve il passaggio da sottoporre allo studente, precisa il Ministero), analisi da parte del candidato del materiale scelto dalla commissione, esposizione delle esperienze svolte nell’ambito dell’alternanza scuola- lavoro che dall’anno scorso ha cambiato nome, secondo un noto vezzo italiano. Dopo la presentazione del percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento questa sarebbe la funzione del periodo fatto durante la scuola ma fuori dalla scuola, cioè la cosiddetta alternanza), è previsto l’accertamento delle conoscenze relative a “Cittadinanza e Costituzione”. In una intervista la ministra ha proposto che in questa fase potrebbe essere utile far emergere quanto gli studenti hanno vissuto da febbraio. Tremilaseicento secondi in cui giovani, privati per mesi di importanti momenti formativi e lasciati fondamentalmente da soli, malgrado le mille iniziative legate alla didattica a distanza, vivranno il loro rito di passaggio con la speranza di non essere etichettati come la generazione che ha affrontato un esame facile. Proprio per questo non è escluso che in forma riveduta e corretta fra qualche anno si dovrà scrivere un libretto simile a quel breve ma intenso romanzo di Franz Werfel dal titolo“Anniversario dell’esame di maturità”. E’ il racconto di un incontro di vecchi compagni di un imperial-regio Ginnasio che prendono atto del crepuscolo di un mondo e di una formazione troncata. Per ora preferiamo usare le parole che Simone Weil scrisse in una delle lettere alle sue allieve: Piccola cara, si deve sempre poter trovare in se stessi la forza per sopportare la realtà che ci sta attorno. Questo e’ non solo l’augurio che facciamo ai giovani ma anche il compito per domani, come ricorda il titolo di un bellissimo romanzo dello scrittore romeno Nicolae Dabija. Inoltre ricordiamo loro che non solo sopportare ma affrontare la realtà è il vero esame, anche di maturità.

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