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Noterelle

CAREZZARE LA TIGRE

EMILIO CORBETTA - 26/06/2020

tigre“Quello lì sta cavalcando una tigre”: modo di dire figurato per indicare l’audacia di certe azioni, la temerarietà di certi personaggi, il ” pelo sullo stomaco” di certuni mentre altri se ne stanno mollemente sempre con “la testa fra le nuvole” oppure nell’ignavia di chi “sta con le mani in mano”. Sono tanti i modi di dire che sintetizzano i molteplici comportamenti degli esseri umani, ma nello stesso tempo anche le caratteristiche delle loro personalità.

Concentriamoci sul primo detto appena citato: ma ai giorni nostri ci sono ancora le tigri da cavalcare? Una tigre bellissima, quella siberiana sta scomparendo se non è già stata cancellata dalla faccia della terra a causa della nostra crudeltà. Ho appena visto una immagine di questo splendido animale, la maschera stupenda dei colori e i disegni del suo muso e di tutto il manto che le dona un aspetto fantastico, mimetizzandola nel contempo con la natura che la circonda. Opera d’arte della natura che è vera follia non poter conservare nel futuro per i nostri figli. Una volta scomparso il DNA che codifica queste creature, ma non solo queste, resta il nulla. Non la nostra intelligenza, ma la nostra stoltezza distrugge la terra che ci è stata donata e forse ci stiamo lentamente rendendo conto che l’espressione biblica “soggiogatela” non voleva dire “cancellatela” e che quindi doveva essere vissuta in modo molto diverso da come l’abbiamo vissuta fino ad oggi.

Non è di questa tigre che dobbiamo parlare riferendoci ai comportamenti degli uomini, ma di quelle figurate, che non si estingueranno mai, che molti amano cavalcare per trarre grandi vantaggi pur sapendo di correre grandi rischi; anzi più si rischia maggiori possono essere i risultatati.

Una tigre che fa molto discutere è la globalizzazione che da qualche anno viene guardata con paura e sospetto da parte di molti, mentre altri sanno vederci tanti vantaggi come, per esempio, la malavita organizzata che si è vista offrire su un piatto d’argento la possibilità di estendere su tutto il globo i suoi lucrosi affari economici, gestiti anche senza rispetto della vita stessa.

Altri abilissimi cavalieri sono gli esperti delle manovre finanziarie che sanno interpretare, o loro stessi addirittura comandare, l’andamento delle borse mondiali per cui pochi diventano ricchissimi e tanti si ritrovano poveri. Altri abilissimi cavalieri sono i fabbricanti d’armi che vendono strumenti di lavoro, come i veicoli definiti “pick-up”, trasformati in macchine da guerra ancorandoci sopra mitragliatrici di grande calibro. Ma non solo queste armi, ben altro sanno vendere.

Un modo antitetico di cavalcare la globalizzazione è quello di coloro che si dichiarano contrari al fenomeno stesso facendo aumentare le paure nei semplici con dichiarazioni shock, con fake news, con discorsi così detti populisti. A parole sono contro la globalizzazione ma poi la sfruttano come certi nostri politici che sono abilissimi nel suscitare angosce e paure, nascondendone gli eventuali vantaggi, ripetendo alla gente ciò che la gente vuol sentirsi dire in modo che paure ed egoismi restino giustificati. Come fanno? Sono dei maghi? No! Sanno comunicare ed è più facile comunicare (l’errore) il vizio che non (il giusto) la virtù.

Il dramma sta nella crudele realtà dei troppi che credono che la violenza sia capace di portare vantaggi. Caino non raggiunge la felicità uccidendo Abele. L’abbiamo sotto gli occhi tutti: i milioni di Abele del secolo passato hanno solo creato tanti dolori e basta, come analogamente sta avvenendo ai nostri giorni in Siria, nello Yemen, nella Libia, nel Pakistan e l’elenco diventa infinito. Sofferenze infinite ripetutamente ripetute.

Eppure qualche positività c’è ancora nel nostro mondo? L’economia ha solo aspetti negativi? L’economia politica lanciata solo all’inseguimento del profitto diventa causa di conflitti, persecuzioni, martiri anche perché col motivo religioso si giustificano troppe aggressioni, ma ho sentito recentemente qualcuno capace di vedere l’economia in modo positivo, non voluta solo per sé stessi ma per tutti, perché si è felici se tutti si è felici e una economia giusta può veramente creare felicità e grandi vantaggi. Perché non realizzarla?

Desiderare la serenità, il benessere, godere questa vita con le minori sofferenze possibili vuol dire cavalcare una tigre? No, dovrebbe essere il contrario, perché questo modo di vivere non può avere competitori ma solo seguaci in quanto la serenità non la si può raggiungere da soli, ma si è felici solo se si è in tanti: da solo sei solo da solo! Sei “single” e basta. L’esperienza ci dice che se non cerchi di aiutare gli altri, di donare agli altri, di vivere per gli altri, la vita è brutta e trista.

Mi si potrebbe obiettare che sto ripetendo cose trite e ritrite. È vero, ma perché continuare a commettere sempre gli stessi errori, anche loro triti e ritriti?

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