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Editoriale

TRIADE

MASSIMO LODI - 01/07/2020

conteberlusconirenziC’è una variabile, non ancora presa in considerazione, che potrebbe influire sui prossimi scenari politici. Ovvero prove d’accordo, e quindi un’alleanza, tra Conte, Berlusconi e Renzi. Tale da costituire il polo riformatore e moderato ormai smarritosi tra radicalismi vari. Il radicalismo della destra di Salvini-Meloni, il radicalismo dell’ala pentastellata che strinse il pactum sceleris con la Lega. Di Maio lo rimpiange ancora oggi, ahilui e ahinoi.

Un’idea fantasiosa/balzana? Mah. Proviamo ad argomentare. Berlusconi, dato da anni per archiviabile vintage, tiene ancora le redini di Forza Italia né intende allentarle. Gli manca chi sia adeguato a succedergli. Inoltre. 1) Detesta Di Maio e il mondo grillino. 2) Non digerisce la consegna dello scettro di monarca conservatore a Salvini. 3) Medita d’usare la Meloni per abbassare le arie del Capitano. 4) Che abbia invece in simpatia Renzi, è cosa nota/datata. Zero sorpresa se dovesse stringere un patto con lui. Dichiarò anni fa che l’unico suo delfino stava nel Pd: era l’allora premier. 5) Di recente sembra aver cambiato opinione su Conte. Prima bollato come re travicello in balìa di Salvini e Di Maio, ora ritenuto un mediatore (per di più garbato: atout importante agli occhi del Cavaliere) capace di combinare esigenze varie. Innanzitutto le sue, di Berlusconi medesimo.

Passiamo a Conte. Tira avanti a compromessi e rinvii, tiramolleggiandosi fra le bizzose anime dell’M5S. Un trapezismo che non durerà in eterno. Il premier smentisce di pensare a un suo partito, tuttavia l’ipotesi (gradita a una quota del mondo cattolico, gerarchie vaticane comprese) appare non priva di fondamento. Se si materializzasse, il nuovo soggetto politico d’ampio pescaggio tra i Cinquestelle (scissione) troverebbe posto nell’area ex/post democristiana. Il terreno tattico-strategico favorevole all’incontro con Berlusconi.

Rimane Renzi. Oggi pesa molto in Parlamento, dove presiede una pattuglia che condiziona il governo; pesa poco fuori, a dar retta ai sondaggi. Non viene più percepito come leader di sinistra, e questo è un male. Potrebbe volgersi in bene di fronte alla decisione di spostarsi apertamente sul fronte di centro. Con sguardo benevolo verso la destra liberale e moderata. Proposto così, ecco che lo scenario giustifica l’asse Conte-Berlusconi-Renzi. Asse utile a quale finalità? A un’intesa col Pd per sostanziare la coalizione speranzosa d’interdire la conquista del Paese alla destra sovranista, estrema, anti-europea. Una sorta di germanesimo all’italiana, nel senso che verrebbe mutuata -con i dovuti accorgimenti locali- l’esperienza pluriennale della Merkel a casa sua, cioè la collaborazione nello stesso esecutivo delle forze che a livello europeo sono espresse da Ppe e Pse.

Quanto al Pd, urge l’affermarsi d’una personalità d’autorevolezza pop. Oggi ne è con evidenza sprovvisto. Zingaretti appare incapace d’esprimerla non possedendola, e forse sarebbe il caso d’evitare possibili crolli negli appuntamenti ele-regionali di settembre gettando le basi per costruirla. Le figure adatte alla bisogna esistono. O già da tempo ingaggiate in ruoli cruciali di partito e di governo (Franceschini) o in pole position per esserlo (Bonaccini). Ecco, Bonaccini. Uno che la triade Conte-Berlusconi-Renzi accoglierebbe volentieri a completamento del coro.

Ps

L’operazione Triade  mirerebbe anche all’elezione del nuovo capo dello Stato nel 2022. Un obiettivo che Salvini si prefigge di cogliere tentando i Cinquestelle di votare con lui il successore di Mattarella. I numeri li avrebbero.

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