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Opinioni

ORSI

ROBI RONZA - 01/07/2020

orsoUn lupo — riferiva ‘La Stampa’ di recente — ha raggiunto e sbranato nella notte un capriolo addomesticato custodito in un recinto nel centro di Strona (Verbano-Cusio-Ossola), uno dei villaggi della valle omonima. Il luogo non è remoto: Strona è a meno di otto chilometri dalla città industriale di Omegna dove hanno sede e stabilimenti alcuni dei più noti marchi italiani di utensili per la cucina, da Lagostina ad Alessi e così via. Qualche giorno fa in Val di Sole (Trentino) un orso ha assalito non dei magari impacciati e inesperti turisti bensì due cacciatori del posto in perlustrazione, padre e figlio. Gli aggrediti hanno reagito mettendo in fuga l’animale ma, seriamente feriti, sono stati ricoverati in ospedale. Questi episodi dimostrano ancora una volta che l’attuale diffusione incontrollata dei grandi carnivori in Italia, attivamente sostenuta dall’Unione Europea, non è sostenibile.
Come sanno i miei lettori abituali, la questione mi sta molto a cuore non solo in sé e per sé ma anche come proverbiale “cartina al tornasole” della crisi di civiltà con cui ci stiamo oggi confrontando. Una crisi internazionale che è economica e sociale nelle conseguenze, ma umana e culturale nelle cause. Inserendo tra l’altro le parole lupo o orso nella finestrella del motore di ricerca qui a lato si possono raggiungere vari interventi al riguardo pubblicati sin dal 2013. E tra l’altro notizie sulla Dichiarazione di Poschiavo contro il ritorno dei grandi predatori, sottoscritta nell’aprile 2014 al termine di un convegno internazionale sul problema.
I fatti sono che il lupo non è Lupo Alberto, e l’orso non è l’Orso Yoghi; e che l’Italia, con 200 abitanti per chilometro quadro (non meno di 87 nel Trentino), non è la Mongolia (2 abitanti/kmq) e nemmeno l’Alasca (0,5 abitanti/kmq) o il Wyoming, mitica patria dell’orso Yoghi (2 abitanti/kmq). Quando però l’ideologia prende il posto della realtà i fatti non contano più nulla. Per farsene un’idea basta andarsi a vedere — tanto per fare un esempio a caso — come Il Quotidiano.net, sito web del gruppo editoriale che pubblica i quotidiani Il Giorno, Il Resto del Carlino e La Nazione, ha riferito la notizia dell’ordinanza con cui il presidente della Provincia Autonoma di Trento ha disposto che tale orso venga abbattuto:
“La guerra dichiarata ai grandi carnivori dal presidente della provincia di Trento, Maurizio Fugatti (Lega), potrebbe fare una nuova vittima. Sarà infatti firmata a breve la condanna a morte per l’orso che ha assalito in Val di Non padre e figlio, Fabio e Christian Misseroni, che hanno subito ferite piuttosto gravi e sono ricoverati in ospedale. Un episodio non comune, nel senso che le ultime aggressioni di plantigradi all’ uomo sono avvenute nel 2014 e nel 2017 (…). La minaccia della condanna a morte dell’orso (…) ha subito trovato la reazione molto forte di tutte le associazioni ambientaliste, e se l’Enpa vuole sapere come sono andate esattamente le cose, Wwf e altri sono pronti alla diffida contro l’eventuale ordinanza che, se emessa, li vedrà rivolgersi al Tar perché venga annullata. E comunque dovesse accadere che l’orso venisse ucciso, scatterebbe subito una denuncia penale. (…)”.

Al termine  dell’ orgogliosa cavalcata della Ragione fine a sé stessa, iniziata nel secolo XVIII nel fulgore dei Lumi, siamo insomma arrivati all’impossibilità di essere normali.

www.robironza.wordpress.com

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