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Politica

INCOSCIENZA

EDOARDO ZIN - 10/07/2020

mesSiamo veramente bizzarri noi italiani! Prima delle ultime elezioni europee, quando la Commissione Europea era nettamente rigorista, i sovranisti la denigravano addossandole i crimini del fiscal compact, dell’inflessibilità di non permetterci di sforare il rapporto tra deficit e Pil, di esaminare troppo severamente i “nostri” bilanci. Ora che il vento, grazie ai risultati delle elezioni europee dello scorso maggio, ha cambiato direzione e dopo che la pandemia ha colpito l’intera Europa, inducendo le istituzioni europee a venire in soccorso ai Paesi membri con eccezionali misure di aiuto elargite o a fondo perduto o come prestiti a tassi quasi irrisori, gli stessi sovranisti si rifiutano di accettare tali aiuti. Soprattutto si oppongono a ricevere l’aiuto di 37 miliardi da parte del MES.

Sul MES si è accesa una grande diatriba in un clima di tifo da stadio. Ho posto agli amici di facebook di dirmi che cos’è il MES e di indicarmi le ragioni per cui sono contrari al MES. Alla prima richiesta nessuno ha risposto, mentre ho registrato tre motivi che espongono la contrarietà al MES. Cercherò di dare una spiegazione sulla natura del MES e di dare risposte a chi è contrario al MES.

Che cos’è il MES, dunque. Non è una banca, non è un’istituzione europea, ma un trattato inter-governativo firmato nel 2012 (in Italia, governo Monti) fra i 17 stati dell’eurozona, a cui si sono aggiunti successivamente altri due stati. (La troika era intervenuta nella crisi greca – un cinismo tutto europeo! – tre anni prima e le sanzioni prese contro quel Paese nulla hanno a che fare con il MES! È tutt’altra vicenda!)

Il MES è un garante che riceve un capitale raccolto tra gli stati membri e garantisce fondi sulla base delle garanzie che a sua volta ha ricevuto dai Paesi firmatari. Esemplifichiamo: Antonio ha bisogno di uno prestito, ma nessuno glielo concede perché è al verde, tuttavia Antonio è tranquillo perché Giuseppe, al quale lui tempo prima aveva prestato soldi che ancora non ha ricevuto indietro, glieli può non solo restituire ma assicurarne la solubilità.

Il MES ha la possibilità di impegnare 500 miliardi, ma il contributo versato al fondo comune è di molto inferiore (i Paesi hanno versato 80 miliardi, l’Italia precisamente 14,33 miliardi, cioè il 17,91% del totale, la Germania il 27,1464%, la Francia il 20,3859%, la Spagna l’11,9037% e così via gli altri Paesi). Poiché solo Germania, Francia e Italia hanno contribuito con più del 15% solo questi tre paesi acquisiscono un potere di veto effettivo nel caso che Commissione Europea e BCE decidessero di prendere decisioni urgenti in caso di minaccia per la stabilità finanziaria ed economica della zona euro. E questo nessuno lo dice!

Concludiamo questa prima parte: il MES è una specie di assicurazione a vantaggio dei paesi a maggior rischio a causa del loro alto debito pubblico. È nato per rassicurare gli investitori in questi paesi, non quelli tedeschi che hanno un rapporto tra debito pubblico e PIL che è la metà di quello italiano.

Altra osservazione. La somma che l’Italia ha versato non l’ha attinta dalle casse del Tesoro, ma dal mercato finanziario. Infatti, il pagamento, in cinque rate annuali di 2,866 miliardi, è stato coperto con emissioni di titoli di Stato a medio – lungo termine, il cui ricavo netto ha finanziato in tutto o in parte la contribuzione italiana al MES.

Ed ora rispondiamo alle tre osservazioni posteci dai lettori.

  1. “Non c’ è bisogno che l’Italia ricorra al MES. Abbiamo un forte risparmio privato che gli italiani possono usare per comperare titoli di stato”. È vero: l’Italia ha circa 4200 miliardi di euro di risparmio privato, quasi il doppio del PIL nazionale, che sommato alla ricchezza immobiliare e finanziaria raggiunge la ragguardevole somma di 9500 miliardi. Lo sanno bene anche gli altri paesi che si chiedono come è possibile che l’Italia sia in possesso di un tesoro così ingente, pur avendo un debito pubblico che supera i 2000 miliardi: “o gli italiani non pagano le giuste tasse, o le evadono o c’è un regime fiscale iniquo” – dicono i nostri partners. Se investitori nazionali e internazionali volessero acquistare titoli del debito pubblico italiano, il Tesoro dovrebbe sborsare gli interessi stabiliti dal mercato. Al contrario se si ricorresse al MES è stato calcolato una minore spesa per gli interessi di 400 milioni.
  2. “Ma ci sono da rispettare delle “condizionalità”, una paroletta ripetuta e ricordata fino allo spasimo e che è una brutta traduzione dall’inglese e che in italiano è bene chiamare “condizioni”. Ditemi voi qual è quel garante di prestiti che non pone condizioni sul loro uso. Anche il piano Marshall, che concedeva nel periodo post-bellico merci e non soldi, verificava l’uso e le finalità delle materie prime, dei macchinari, dei viveri concessi per scopi ben determinati. Così è pure per il MES che, essendo un meccanismo inter-governativo, è sottoposto al controllo degli Stati, ma non della Commissione, la quale ha solo il compito di verificare l’uso specifico dei fondi destinati per l’emergenza sanitaria.
  3. “Non vogliamo il MES per non gravare sui nostri figli e nipoti il carico del debito pubblico, cioè per gli italiani”. È vero il contrario perché il nostro Paese, per collocare i suoi titoli, deve offrire rendimenti più alti dei titoli degli altri Paesi; i rendimenti sovrani s’impennano e, con essi, sale lo spread. “Solo Cipro ha chiesto di aderire al MES”. È in parte solo vero perché negli ultimi tempi sembra che Portogallo e Spagna ci stiano ripensando. Gli altri Paesi (mi riferisco soprattutto a Francia e Germania) possono rifiutare l’aiuto del MES perché hanno sì un debito pubblico di poco superiore al nostro, ma il rapporto con il PIL è quasi la metà del nostro e, pertanto, si possono permettere di acquistare sul mercato prestiti a tasso inferiore dell’Italia. Tutto chiaro? No, perché ignoranza e un bolso ideologismo offuscano l’intelligenza di molti.

Vero è che chi si oppone al MES – i sovranisti – lo fanno per minare l’euro e il processo di completamento dell’Unione monetaria. Vogliono uscire dall’Europa come ha fatto il Regno Unito recentemente? Lo facciano. Ma sappiano che uscire dall’Europa significa abbandonare l’euro, che l’Italia sarà obbligata a stampare la vecchia lira che servirà per acquistare i titoli del debito pubblico rimasti invenduti, che il debito verrà ridenominato in lire, che bancomat e carte di credito smetteranno di funzionare e i conti correnti saranno bloccati per impedire fughe di capitali all’estero, che la lira subirà una drastica svalutazione che farà aumentare i prezzi di tutti i beni importati, che i tassi d’interesse aumenteranno di pari passo, che si imporranno dazi sui nostri prodotti per neutralizzare l’effetto della svalutazione della lira…

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