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MARCO ZACCHERA - 17/07/2020

Il premier olandese Rutte

Il premier olandese Rutte

Ha tenuto banco solo per poche ore la notizia che Intesa Sanpaolo ha finanziato (con lo Stato che ha coperto dell’80% del rischio) la Fiat (FCA) per 6,5 miliardi di euro (miliardi, non milioni!) applicando le normative di rilancio economiche post virus. Tutto ciò per sostenere il mercato automobilistico di cui però – si è obiettato – FCA rappresenta ormai solo una parte.

Una somma enorme (tanto per fare un paragone è pari pari al finanziamento di 260.000 aziende a 25.000 euro ciascuna) con una decisione “automatica” e che non è neppure uscita dagli ormai già dimenticati “Stati generali”. Per l’ennesima volta la Fiat riceve dallo stato italiano aiuti e garanzie imponenti eppure la stessa FCA non ha più nemmeno la sede in Italia.

Gli italiani dovrebbero capire meglio questo meccanismo che ci costa circa 6,5 miliardi di euro l’anno, altro che il MES.

In Europa ci sono infatti sei paesi (Lussemburgo, Irlanda, Olanda, Cipro, Belgio e Malta) autentici paradisi fiscali dove con poche norme giuridiche si fissano sedi di società (fittizie nel concreto, ufficiali nella forma) che così pagheranno molto meno imposte del dovuto, pur facendo buona parte delle loro vere operazioni economiche in altri paesi.

Vale per l’ex Fiat ma anche per i colossi del digitale, da Booking a Google a Uber, le cui sedi sono in Olanda e dove formalmente si fatturano anche i servizi che si vendono in Italia. In questi paesi il contribuente può concordare direttamente con lo stato il regime fiscale da applicare: una pacchia, ma ancora più impressionante è il volume degli investimenti esteri che così risultano in entrata in questi Paesi.

In Lussemburgo rappresentano il 6.000% del Pil (ovvero 60 volte quanto prodotto da tutti i lussemburghesi!) a Malta il 1.500%, a Cipro il 1.000%, in Olanda il 550% e in Irlanda il 200%.

L’Olanda è tra le più agguerrite sia sul fronte dell’elusione fiscale, come nel dire no alla solidarietà nell’emergenza Covid che pure ha colpito paesi (come l’Italia) che li fanno arricchire, altro che la “sobrietà” che ostentano verso l’Italia..

Inoltre la legge olandese permette un controllo totale di holding finanziarie sulle aziende, anche solo possedendo quote di minoranza. Ad esempio Exor, la finanziaria di casa Agnelli che è emigrata in Olanda nel 2016, possiede il 28,98% di FCA ma ha il 42,11% dei voti, così come controlla il 26,89% di Cnh (Iveco) ma ha il 41,68% dei voti e il 22,91% di Ferrari con il 32,75% dei voti.

È un modo legale per tirarsi fuori dal mercato libero che ha fatto fiorire le società più o meno di comodo: almeno 15 mila, secondo un rapporto del ministero delle Finanze al Parlamento olandese del 2018, con un flusso di denaro, a livello di fatturato, che va dai 4.500 ai 5.000 miliardi di euro ogni anno.

Tutto questo si traduce però in 6,6 miliardi di euro di tasse incassate in meno per l’Italia: quasi il 10% di quello che ci sono costati nel 2019 gli interessi sul debito pubblico.

Non c’è solo la Fiat (FCA) con sede “orange” ma anche la Ferrari, la Campari, Luxottica, Tenaris e mille altre società “italiane” che fanno lo stesso.

L’Europa è silenziosa o impotente perché, in materia fiscale, ogni Stato è sovrano. Capite però che l’UE non potrà mai funzionare in situazioni fiscali così diverse e sproporzionate? E in tutto ciò – guarda caso – l’Italia è sempre il paese messo peggio.

Tutti argomenti di cui però si parla poco o nulla, ma quanti ministri e politici italiani capiscono effettivamente queste cose e soprattutto agiscono di conseguenza?

 

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