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Quella volta che

DAL TOFALE AL MARE

MAURO DELLA PORTA RAFFO E MASSIMO LODI - 24/07/2020

spiaggia-di-rimini-anni-60-Caro Mauro, quella volta che…
“Caro Massimo, quella volta che iniziai ad andare in vacanza, piccolissimo naturalmente”.
-Dove?
“Nella casa della mia nonna materna, Giorgina, a Genazzano. Nel Lazio, vicino a Palestrina”.
-Casa d’una volta…
“Grande, accogliente, confortevole, storica. Si chiamava ‘Il tofale’, essendo costruita sul tufo”.
-Storica perché?
“Narra la leggenda che i Giorgi, nobili albanesi da cui discendeva la nonna, vennero a Genazzano al seguito della Madonna nera, volata da una sponda all’altra dell’Adriatico quando al di là del mare s’insediarono i turchi. E lì, a Genazzano, si stabilirono. Parliamo del Quattrocento. E aggiungiamo che una Madonna nera, nella chiesa del paese, c’è”.
-Come trascorrevi, quelle settimane?
“Giocando coi figli del fattore, Mario e Neno. Zingarate d’ogni tipo, sapore di libertà, abbraccio alla vita. Tra inseguimenti alle vipere su assolate pietraglie o incursioni non esattamente pie nel vecchio monastero di San Filippo Neri. Spensieratezza, insomma”.
-Anche al mare?
“Anche lì. Prima fu l’epoca di Chiavari, di dove sono originari i Raffo. Per dire: c’era un Grand Hotel Raffo. E c’erano le Pompe funebri Silvio Raffo. Il nome di mio fratello. Che inorridiva quando leggeva quella dicitura sotto gli annunci affissi, come da consuetudine locale, sui muri della città”.
-Passatempo preferito?
“Il nuoto. Mia passionaccia. Tanto che fin da ragazzino lo praticai a livello agonistico. Pochi sanno che sono stato campione ligure dei cento farfalla, categoria ragazzi. Mica paglia”.
-E dopo Chiavari?
“Dopo Chiavari vennero le stagioni della Romagna. Riccione, Cattolica, Rimini. Era arrivata l’età adolescenziale e arrivò anche il primo amoruccio”.
-Lei come si chiamava?
“Maria Luisa, la storiella durò per un po’ e infine si concluse. Per il dispiacere di sua mamma, che mi rimprovera ancora oggi, a 96 anni. Ma restammo amici. Lo siamo tutt’ora. Lo sono le nostre due famiglie. Ci frequentiamo. Aggiungo che quell’amoruccio evoca in me il treno, non stupirti”.
-Invece mi stupisco…
“Il secondo o terzo anno che ci conoscevamo, aspettai l’arrivo di Maria Luisa, che abitava a Como, alla stazione di Rimini. Mentre ero in attesa, uno strillone girava sulla banchina con il fascio dei quotidiani. Il titolone di prima pagina annunciava la morte per suicidio di Hemingway avvenuta il giorno precedente: 2 luglio ’61. E poi…”
-E poi?
“E poi il treno fu il mezzo che spesso presi per andare da Varese a Como, quando l’estate era finita, a trovare Maria Luisa”.
-Finché cambiasti binario…
“Cambiammo, d’accordo entrambi. Era l’ora di scegliere altre destinazioni”.
-In Romagna che divertimenti?
“Cinema all’aperto il più curioso. Il resto è immaginabile: spiaggia, sole, bagni, canzonette. Naturalmente letture. Purtroppo non era, per me, un periodo di relax lungo come per altri”.
-Colpa di?
“Colpa degli esami di riparazione. Che ebbi sempre, tranne una volta: mi avevano bocciato a giugno. Sicché dovevo rientrare a Varese e impegnarmi nello studio. Sono sempre stato un disastro a scuola. Ma proprio un disastro. Anche sul piano disciplinare”.
-Facciamo un esempio?
“In seconda media, alla ‘Dante Alighieri’, toccai il record delle espulsioni dalla classe: centottanta. Il preside Roccato, gran brava persona, si disperava”.
-Salto nel futuro: in una diversa età, dove ti coglieva l’estate?
“Per qualche tempo alle isole Eolie. Stromboli, Panarea, Vulcano: una meraviglia. A Vulcano vidi alla tivù d’un bar la finale dei mondiali di calcio dell’82, circondato da tedeschi. Fu una goduria. Per qualche altro tempo a Terracina, in una casa di via Flacca che mio padre aveva deciso d’acquistare. Le vacanze presero un cliché da tradizione familiare tipica. Mi ero sposato, avevo due figlie. Vita di riposo, ovviamente. La stessa che io e mia moglie avremmo trascorso in anni successivi a Follonica e a Otranto, località d’incanto”.
-C’è un libro che rappresenta più d’altri l’estate, per te?
“La rappresenta perché d’estate lo lessi. E’ ‘Moby Dick’, capolavoro di Herman Melville. Ma capolavoro se letto nella traduzione di Cesare Pavese. Opera mozzafiato: scendi da una riga all’altra e salgono le onde dell’emozione. Un mare d’emozione”.
-Idem per un film…
“Rispondo citando ‘La ragazza con la valigia’ di Valerio Zurlini, protagonista Claudia Cardinale. La vicenda si svolge proprio sulla riviera romagnola. Sintetizzando direi: racconto per immagini di struggente bellezza”.
-Hai la valigia pronta per le ferie 2020?
“Prenotazione annullata all’Hotel Lido di Follonica, stanza 28. Dovevo andarci dal 5 al 25 luglio. Altolà per l’incertezza di data su un paio d’appuntamenti medici. Ormai tutti mi vogliono visitare, curare, operare. Cose piccole, impedimenti noiosi. Resisto. Ho riprenotato per il 22 agosto, solo una settimana”.
-Beh, anche a Varese non è male…
“Ma no. Specialmente per un abitudinario come me. Studio e scrivo diciotto ore al giorno. Qui e altrove”.
-E’ una fatica?
“Anche un piacere”.
-In fondo, viaggi quando, dove e come ti pare…
“E’ il privilegio della cultura, che ti mette a disposizione ogni possibile approdo”.
-Buona estate, caro Mauro…
“Buona estate, caro Massimo”.

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