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Ambiente

L’ALGA CHE PREOCCUPA

ARTURO BORTOLUZZI - 24/07/2020

elodeanuttalliiHa perfettamente ragione il Sindaco di Cazzago Brabbia a essere spaventato per la crescita dell’alga  Elodea Nuttallii che crea nuove isole sul lago, radicate nel fondo dello stesso. Egli ha quindi invitato i Sindaci dei Comuni rivieraschi del Lago di Varese a chiedere all’Associazione degli stessi l’assunzione di una lettera comune al Presidente della Regione Lombardia, perché possa finanziare degli interventi di manutenzione che sono indispensabili, ora e in futuro con regolarità, oltre che ad essere troppo costosi per le casse dei piccoli Comuni.

Come non mi ero reso conto della trasmissibilità del Covid-19, allo stesso modo avevo giudicato l’invasione di quest’alga nel lago. Avevo l’impressione che questa fosse un fenomeno chiaramente da contenersi, ma quasi normale per un lago inquinato.

Invece non è così. Ho letto di uno studio fatto da CIPAIS (Commissione  internazionale per la protezione delle acque Italo-Svizzere) in cui si evidenzia che, Elodea deriva dal greco e significa “palude” o più in generale “che cresce in acqua”, in riferimento all’ambiente di crescita. Il nome italiano di “peste d’acqua” è probabilmente riferito al carattere invasivo e quindi dannoso di questa pianta che impoverisce e invade il lago. La peste d’acqua di Nuttall si riproduce unicamente per via vegetativa mediante frammentazione del fusto (anche i frammenti di piante molto piccoli sono in grado di formare radici dai nodi e iniziare a crescere) o tramite gemme dette turioni o ibernacoli che si formano con l’arrivo dell’inverno e germogliano in primavera dando vita a nuove piante il che rende la sua crescita inarrestabile. L’invasività di Elodea nuttallii si deve al suo comportamento da specie “pioniera”: l’efficientissima riproduzione vegetativa e la rapida crescita, infatti, le consentono di colonizzare rapidamente gli ambienti sommersi formando estese e dense comunità monospecifiche. Quest’ultime non solo tolgono la luce ad eventuali altri competitori, ma alterano l’ambiente limitando i movimenti dell’acqua, intrappolando i sedimenti, rendendolo anossico e quindi inospitale. Inoltre, alla fine della stagione vegetativa, la decomposizione di questo denso “tappeto” dell’esotica induce un’eutrofizzazione secondaria che può portare anche all’accumulo di prodotti finali tossici per molte piante. Elodea nuttallii è considerata una pianta “migliorante l’ambiente”; ossigena e depura le acque assorbendo nutrienti e metalli pesanti. Il problema, come detto sopra, è quando la specie cresce in modo incontrollato. Tutti i nutrienti assorbiti dal sedimento durante la crescita della pianta vengono infatti rilasciati durante la decomposizione, e per quantità elevate di biomassa tale rilascio può provocare l’ipereutrofizzazione delle acque e il verificarsi di un deficit di ossigeno. Questa eutrofizzazione secondaria può essere la spiegazione per cui in acque con bassi livelli trofici (fosforo e azoto ammoniacale), come per esempio sono quelle del Lago di Varese, si possono trovare le condizioni ideali che consentono l’installazione e il proliferare di specie eutrofiche come Elodea nuttallii.

Per quanto riguarda le soluzioni non si vedono grandi possibilità, a parte il controllo meccanico delle specie esotiche acquatiche, sommerse e invasive che può avvenire attraverso: la rimozione manuale da parte di subacquei, il taglio meccanico con lame a V, l’utilizzo di geotessili sommersi per coprire l’area infestata o il dragaggio.

Le stuoie di juta, presentano innumerevoli vantaggi rispetto ai geotessili di plastica o polietilene, quali: A) trattandosi di stuoie in fibra naturale e biodegradabile non è necessario sostenere altri costi associati alla rimozione del materiale dall’acqua una volta raggiunto l’obiettivo; B) il materiale è facile da posizionare anche in condizioni di vento, perchè resistente, facile da maneggiare, e perchè tende a saturarsi rapidamente a contatto con l’acqua, affondando in pochi minuti; C) le stuoie di juta sono permeabili e permettono sia la fuoriuscita dei gas di decomposizione impedendo il formarsi di condizioni anossiche sotto la copertura, sia il libero movimento dell‘acqua e di alcune specie di macroinvertebrati; D) l’utilizzo di queste stuoie, come dimostrato da progetti pilota eseguiti sul Lough Corrib in Irlanda, forniscono ottimi risultati nel controllo delle invasive, in particolare di Lagarosiphon major, e consentono una ripresa, attraverso la trama della stuoia, delle comunità vegetali indigene.

Raccomandiamo quindi l’unità di intenti dei Sindaci dei Comuni rivieraschi per domandare al Presidente della Regione Lombardia interventi risolutivi e lo stesso lo faccio io come Presidente di Amici della terra Varese, ricordando comunque che l’intervento non deve solo essere momentaneo, ma costante nel tempo. Ringrazio la Provincia di Varese per le prime azioni svolte. Sono d’accordo che il bilancio provinciale non può supportare delle spese straordinarie di tale entità. E’ auspicabile che anche il Presidente della Provincia sostenga i comuni nell’azione di sollecitazione di interventi da parte di Regione Lombardia. Quello che auspico è che possa praticarsi un’unica richiesta condivisa da tutti.

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