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Società

“FAI LUOGO”

LUISA NEGRI - 11/09/2020

ciclabileTi vuoi spostare?”. L’invito, non proprio gentile e forse troppo ‘confidenziale’, poiché rivolto a una non più giovane signora, arriva da un energumeno in transito sulla pista ciclabile attorno al lago di Varese, zona Schiranna. Il poco sereno ciclista, tutto compreso nel suo ruolo di conquistador della pedalata, non fa cenno di spostarsi lui, e costringe con la prepotenza della ruota che incalza gli altri a lasciargli la strada. Del resto, di cafonate son… pieni i fossi, quelli che circondano la pista da dove a volte schizzano gamberi e ranocchi regolarmente fatti scoppiare sull’asfalto dai nostri. I visceri secchi e appiattiti sono a volte più numerosi dei fiori dei prati.

La domanda, per la persona educata e rispettosa degli altri, viene allora spontanea.

Ma come si stabilisce dove deve stare chi? Cioè il pedone, il ciclista, la mamma con la carrozzina, la carrozzella della persona altrimenti costretta all’immobilità, il proprietario di un cane con Boby appresso? E gamberi e ranocchi possono o no attraversare? La risposta più intelligente sarebbe il buon senso. Quello che si invoca tanto e sempre di questi tempi, per esempio a proposito del Covid.

Ci sentiamo costretti se ci dicono di portare la mascherine e tenere le distanze, ma poi ce ne freghiamo e facciamo di testa nostra se non ci tallonano da vicino. Non usiamo il buon senso e la buona educazione, inseparabili compagni di un buon viaggio nel milieu umano, e finiamo di nuovo per invocare le regole che poi malediciamo, guardate i negazionisti, e vorremmo rispettate solo dagli altri.

Non è però il caso di imbufalirsi come fece il povero Fra Cristoforo, quando ancora non aveva preso i voti. Li scelse poi, dopo aver ferito mortalmente un suo villano interlocutore, che lo aveva aggredito verbalmente lungo la strada, ricordate?

“…Fai luogo… vile meccanico!” Era cominciata così.

La signora da noi scherzosamente interpellata ha risposto che ha lasciato perdere di replicare al ciclista energumeno perché, data l’età, non ha intenzione di prendere a sua volta i voti- non gliene voglia il nostro editore padre Gianni – ma non converrebbe del resto neppure al Padre Eterno.

Così, gira e rigira sulla pista, alla fine la domanda ritorna: dove ci si colloca sulla ciclopedonale per non dispiacere al nostro prossimo? E se la chiamassimo invece pedociclabile, dando la precedenza ai pedoni- tra cui ci sono anche i bambini, non dimentichiamolo- e calmierando i bollenti spiriti dei velocisti della ruota che ti schizzano accanto come bombe, e se non ti muovi ti spaccano le gambe come agli anfibi?

Dice la signora che ci sono piste che corrono lungo laghi e mari dove ai pedoni è riservato uno spazio delineato da una linea bianca, ma non è detto che ovunque ci sia però lo spazio per fare altrettanto. Queste cose le sanno solo gli addetti ai lavori.

E allora non resta che rivolgersi agli amministratori e dire chiaro che, siccome alla gente non sempre piace il buonsenso, bisogna almeno richiamarli all’educazione e al rispetto degli altri: con quattro cartelli, possibilmente a lettere cubitali, dai contenuti chiari e inesorabili lungo il percorso. Penso che molti altri, compresi i ciclisti educati, ci darebbero ragione.

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