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Parole

SE MI DIMENTICO

GIOIA GENTILE - 11/09/2020

casaUn’altalena. Questi mesi estivi Covid-19 sono stati un’altalena continua di notizie contraddittorie. I contagi: aumentano, diminuiscono, aumentano. Le discoteche: aprono, chiudono, socchiudono, richiudono. I mezzi pubblici: riempiti al 50%, al 60, al 75, all’80. Le scuole: aprono, ma forse chiudono di nuovo. “Rime buccali”, banchi monoposto, dinamici, rotanti, statici, segati a metà. Magari entro ottobre arriveranno. Mancano le aule. In arrivo 80.000 insegnanti. Invece no: mancano pure loro. Saranno tagliate anche le classi; si alterneranno: metà in presenza, metà a distanza… E non è finita.

L’equilibrio psichico di chi voglia rimanere informato è messo ogni giorno a dura prova. Ero molto orgogliosa di me stessa per averlo conservato durante l’isolamento totale, ma adesso comincio a temere. Perciò ho deciso di concentrarmi su alcuni punti fermi, e li ho trovati nel mio privato, non certo nella politica.

Anzitutto gli amici. Quelli che frequento da anni e con cui sono rimasta in contatto tutti i giorni durante il confinamento. Sono persone con le quali posso parlare di tutto e la cui presenza mi fa capire che la vita non è completamente consegnata all’ignoto, ma offre appigli su cui si può fare affidamento in ogni momento e in qualsiasi situazione.

Poi la mia casa. Un rifugio sicuro, dove posso respirare senza mascherina, dove so che l’igiene è garantita. Ma, soprattutto, un luogo che riconosco. in cui mi riconosco e che – vorrei dire – mi riconosce. Non avevo riflettuto, fino ad ora, sul senso di accoglienza, di protezione e di solidità che la propria casa infonde e su come io sia fortunata ad averne una.

E inoltre la mia città. Il fatto di non poter viaggiare, di dover limitare, per prudenza, gli spostamenti mi fa guardare Varese e i suoi dintorni con occhi più attenti. Scopro angoli che non avevo osservato, ammiro le bellezze naturali come fossi una turista che le visita per la prima volta. I parchi, i laghi, le montagne, i colori intensi: il verde, l’azzurro, il cielo di Lombardia “che è così bello quando è bello”. Se venissi da fuori resterei incantata, invece per anni ho dato tutto per scontato – al meglio ci si abitua in un momento. E per la prima volta ho la consapevolezza che questi luoghi sono miei. Finora, nata altrove, da genitori provenienti dai capi opposti della Penisola, mi ero sempre considerata in prestito a Varese, quasi di passaggio. Adesso ho realizzato che no, qui mi sento a casa ed è una casa in cui tutti vorrebbero avere la fortuna di vivere. Certo, trovo spesso motivi per criticarla – soprattutto per criticare come viene amministrata – ma è perché la amo e la vorrei perfetta, come avrebbe il diritto di essere.

A pensarci bene, ho scoperto anche parecchie altre cose che per me sono punti fermi. Ad esempio la lettura. E poi ho ricominciato a dipingere. Sul foglio bianco, pennellata dopo pennellata, sta prendendo vita, in questi giorni, una vecchietta peruviana: abbigliata con un improbabile accostamento di colori sgargianti, il volto rugoso, la bocca socchiusa in un sorriso sdentato, gli occhi strizzati ammiccanti, sembra che sia lì per me, a volermi infondere ottimismo. Ma sì, tutto sommato credo di riuscire ancora a conservare il mio equilibrio, se mi dimentico della nostra classe politica.

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