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Urbi et Orbi

INCREDIBILMENTE VICINO

PAOLO CREMONESI - 11/09/2020

Bernhard Scholz, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli

Bernhard Scholz, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli

Chiusi i grandi saloni della Fiera, dimenticate le ‘vasche’ da una parte all’altra degli stand, scordate le file chilometriche ai ristoranti regionali o agli stand libri, abbandonato l’odore di pesce, il sudore, i saloni stracolmi, le decine di baci e abbracci che caratterizzavano l’appuntamento agostano, il Meeting di Rimini quest’anno ha affrontato la sfida Covid-19 con una edizione per un terzo ‘live’ e due terzi online, traslocando al Palacongressi della città.

Niente ‘jingle’ in sottofondo; rigorosi controlli all’ingresso; due sole le mostre allestite all’interno, nessun servizio di ristorazione; la possibilità per i visitatori di assistere ad un solo evento durante la settimana, prenotandosi per altro online con largo anticipo vista la ridotta disponibilità di posti.

Un Meeting ridimensionato ed in difesa?

Chi scrive ha avuto la possibilità di partecipare, invitato, a tutta la settimana della kermesse con il compito di coadiuvare una web radio (Meeting Plus radio) nata dall’iniziativa di alcuni studenti universitari. Ho avuto perciò una visuale privilegiata per poter giudicare un evento che per tanti anni avevo seguito nella sua forma tradizionale prima per la carta stampata e poi per RadioRai.

Il dato che balza all’occhio è che il Meeting di Rimini si è fatto.

In una estate italiana desolante per assenza di proposte e paura di realizzare eventi pubblici, gli organizzatori hanno dimostrato che, con le dovute cautele e una organizzazione professionale anche se su base volontaria, è possibile realizzare incontri pubblici dal vivo che garantiscono la necessaria sicurezza ma nello stesso tempo un’alta offerta politica e culturale. Non a caso nei sei giorni sono passati in carne ed ossa Mario Draghi, il rabbino Joseph Weiler, Maria Elena Boschi, Graziano Del Rio, Matteo Salvini, Antonio Tajani, il cardinal Gualtiero Bassetti, Julian Carron, lo psicologo Umberto Galimberti, il professor Antonio Pesenti, solo per citare alcuni.

La seconda osservazione che mi porto a casa è la peculiarità di un Meeting realizzato a Rimini ma diffuso sul territorio.

Oltre cento città infatti (Varese compresa) e dieci paesi esteri hanno organizzato minieventi, nel rispetto delle norme sanitarie, per condividere gli incontri reperiti sulla piattaforma web. Ne è scaturita una creatività commovente: dalle piazze di capoluoghi, all’affitto di palazzi storici, dai banchetti sul lungomare a proiezioni all’autodromo, dalle cene di condominio al termine delle quali si guarda un incontro su un computer, ai tradizionali incontri in parrocchia, dai banchetti sul lungolago a proiezioni in antichi chiostri. Spesso le amministrazioni comunali del luogo sono state coinvolte. Così tante persone che non sarebbero mai venute a Rimini hanno potuto partecipare dell’evento: un perfetto esempio di ‘glocal’.

Ci vorranno settimane per capire la portata di questo Meeting. Scordato il test dell’applausometro in sala, i contenuti hanno viaggiato sottotraccia raggiungendo sperdute località. Alcuni incontri (come quello bellissimo con l’antropologo Mikel Azurmendi o con lo psichiatra Eugenio Borgna) sono ancora disponibili sui canali di Youtube.

Bilancio dunque positivo. Sfida vinta. Il tema del prossimo Meeting sarà; “Il coraggio di dire io”. Un coraggio che abbiamo già visto all’opera in questa strana estate italiana.

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