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Pensare il Futuro

LO SCAMBIO

MARIO AGOSTINELLI - 18/09/2020

climaLe soluzioni per il clima proposte dall’Onu in questi anni si limitano a mettere un prezzo alle emissioni, aumentando i costi per chi inquina senza cambiare il modello produttivo. Il risultato è stato mercificare gli elementi alla base della vita

Mentre faticosamente la battaglia ecologista tenta di riprendere quota dopo il lockdown, i leader globali guadagnano tempo, rinviando misure urgenti per la transizione

La prossima Cop, la numero 26, si terrà nel novembre 2021 e rappresenta un passaggio cruciale per il futuro globale delle politiche per il clima.

A parte gli impegni non vincolanti, i sussidi per passare da un combustibile fossile all’altro, oggi gli unici meccanismi di gestione delle esternalità negative create dal sistema economico sono i mercati delle emissioni di CO2. Si tratta di spazi virtuali che consentono con diversi strumenti lo scambio di emissioni fra industrie o governi. Un gioco che – quando va bene – è a somma zero, ma nella gran parte dei casi si è rivelato dannoso per il clima, gli ecosistemi e le comunità.

Ci si limita continuamente a finanziare i cicli ecologici, della privatizzazione, mercificazione e scambio degli elementi alla base della vita planetaria come l’aria, l’acqua e le loro componenti chimiche. La proposta sul tavolo è sempre la stessa, condensata nell’articolo 6 del protocollo di Kyoto: lasciare che siano la ragione economica e il mercato a farsi interpreti della crisi e protagonisti della sua soluzione.

Al contrario della Carbon tax, che avrebbe colpito gli inquinatori, lo scambio di emissioni veniva affidato al mercato.

 Una soluzione perversa che ha portato a non attenuare la minaccia climatica e che ha avuto un corollario indecente perfino in risposta anche alla attuale pandemia, quando alcuni economisti anglosassoni (v. https://jacobinitalia.it/linquinamento-non-ha-prezzo/ ) hanno proposto la possibilità per le imprese di ottenere «diritti di infezione» da scambiare poi sul mercato. L’idea è quella di acquistare il diritto di mettere in conto che si ammali un certo numero di dipendenti, pagando in anticipo le eventuali conseguenze in termini di costi sociali. Le quote di infezione, distribuite da un’authority pubblica, possono poi essere oggetto di compravendita fra le aziende, che si accordano di volta in volta sul prezzo a seconda, per esempio, dell’andamento dei contagi e dei decessi. In questo progetto terrificante, eppure avanzato come praticabile, il diritto umano alla salute e a un ambiente salubre, così come i diritti del lavoro, diventano variabili dipendenti di un mercato finanziario innalzato a unico regolatore dei rapporti sociali.

Anche in questo caso orrendo è il mercato ad essersi impadronito delle prerogative umane spingendo lo sfruttamento ben oltre i limiti del tempo di lavoro. Il minor costo possibile o, per dirla con Francesco, la massimizzazione del profitto, portano ad aberranti conclusioni, allorquando il mercato e l’impresa battono un terreno incontrastato.

Ma così come il mercato della CO2 è divenuto un fallimento totale, dando avvio a un’industria sempre più sofisticata fatta di società di brokeraggio, esperti di certificazione dei progetti, registri di contabilità dei crediti, banche della biodiversità, istituti di analisi, attività di landgrabbing, abusi, violenze e minacce, qualsiasi meccanismo affidato alla convenienza finanziaria in un rapporto asimmetrico che riguarda una prestazione di lavoro, porta discapito alla vita, ai diritti sociali, al raggiungimento di un benessere che riguardi l’intero vivente, massimamente quando in gioco c’è la salute.

Nonostante un movimento globale di organizzazioni, collettivi e comunità abbia fatto emergere negli anni scorsi il pericolo della finanziarizzazione del clima e delle condizioni di salute e di vita, nonostante la pandemia oggi l’attenzione della società civile è calata. La battaglia per il rifiuto categorico di mercificare gli elementi fondativi della vita planetaria è dunque, ancora una volta, in mano ai movimenti per la giustizia climatica e sociale, unico ambito in cui oggi può germogliare il pensiero più trasformativo. Se questa saldatura si concretizzerà nelle mobilitazioni, il tentativo estremo di sovrapporre il mercato alla biosfera potrebbe essere fermato.

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