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Politica

ORIZZONTI

GIUSEPPE ADAMOLI - 25/09/2020

zingaretti-salviniI numeri delle regionali parlano da sé e sono chiari anche per l’aiuto del sistema elettorale. Fra le forze di governo, in estrema sintesi, è crollato il M5S ed è fallito il primo esame di Renzi. Buona invece la prova del Pd che era circondato da profezie di sventura.

Nell’opposizione merita attenzione la battuta d’arresto di Salvini. I giornali già parlano di tensioni con la Meloni per la leadership della destra. Tuttavia Il pericolo di Salvini è Zaia, ma non in termini personali. Si tratta di qualcosa di ben più insidioso perché profondamente politico.

La Lega di Salvini e quella di Zaia sono due Leghe diverse. La prima elettoralmente forte e con ambizioni nazionali. La seconda legata al Nord e alla terra veneta con un seguito locale fortissimo. Lo scontro mi pare inevitabile ed è già stato annunciato da Zaia nelle sue prime parole: “A noi interessa l’autonomia della Regione”. Questo sarà il suo cavallo di battaglia. Se Salvini ne prenderà in mano la bandiera perderà ancora di più al Sud dove non ha per nulla sfondato aprendo nuovi spazi alla concorrenza della Meloni.

Detto questo dell’opposizione, è chiaro che la maggioranza di governo avrà i suoi bei tormenti. Il taglio dei parlamentari ha certamente allungato, in via indiretta, la vita della legislatura ma non può sfuggire il fatto che le regionali ci consegnano la forza largamente maggioritaria nel governo e nel Parlamento dentro una crisi conclamata nel Paese. Questa discrepanza sarà la maggiore insidia per Conte e richiederà da parte sua una più forte capacità di decisione e di guida.

C’è un grosso problema in più per il presidente del Consiglio. Nel M5S e in una parte delle altre forze di maggioranza è forte la resistenza a considerare la coalizione di governo come un’alleanza politica, strategica e strutturale. Ma cosa c’è di più strategico e strutturale di un governo nazionale che vuole durare la bellezza di quattro anni? È una domanda a cui dovrebbero rispondere Renzi e una parte dello stesso Pd.

Una cosa mi sembra molto chiara. Il Paese non gradirà che il governo continui solo per tenere Salvini e Meloni all’opposizione e per eleggere il capo dello Stato fra poco meno di due anni. Fatti importanti, certo, ma da soli non bastano. L’Italia sta soffrendo e richiede opere concrete altrimenti l’appello alla visione comune resta uno slogan vuoto e irritante.

Non c’è dubbio che dopo le regionali siano aumentate le responsabilità del Pd. Tre punti mi paiono al riguardo decisivi. Il primo sono i progetti da presentare all’Europa nel pieno rispetto delle linee guida per il Recovery Fund ottenuto anche grazie all’azione di Gentiloni, Conte e Gualtieri. L’offerta di collaborazione all’opposizione deve essere vera e reale e toccherà a loro accettarla o respingerla.

Il secondo punto è la svolta definitiva rispetto al primo governo giallo-rosso per quanto riguarda la modifica dei Decreti Salvini, la correzione di “quota cento” e del reddito di cittadinanza. Parlo di correzione ma correzione sostanziale deve essere. Anche per queste questioni sarà indispensabile l’intervento di Conte come pure sul MES.

Il terzo punto riguarda qualche cambiamento nel governo che sarebbe auspicabile ma senza scadenze ultimative. Per quanto concerne Zingaretti, che alcuni retroscena vorrebbero alla vice presidenza del Consiglio, sarei molto cauto e dubbioso. Credo che debba continuare a guidare il Pd portandolo al congresso bene, senza fretta e con equilibrio, perché dovrà essere un appuntamento davvero straordinario per profondità di analisi e capacità di rinnovamento progettuale.

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