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Fisica/Mente

GRASSO CHE COVA

MARIO CARLETTI - 02/10/2020

boteroA dire la verità non ne parlano male proprio tutti. Qualche eccezione, che peraltro conferma la regola, c’è. Chi ama ad esempio Botero l’artista colombiano che lo distribuisce sulle sue figure in modo unico, lo gusta nei tratti.

 Altri che adorano i piaceri della tavola lo apprezzano nel fois gras della cucina francese o come complemento dei nostri favolosi prosciutti, siano essi di Parma o del Friuli.

Anche nello sport in molti lo hanno usato spalmandolo sulla pelle per creare una pellicola termica protettiva ideale per affrontare lunghe permanenze in acque fredde.

La maggior parte però lo considera poco o meglio male, ritenendolo sempre e solo un fastidioso problema da risolvere e per combatterlo, è disposta ad usare ogni arma possibile.

In realtà il grasso, o per usare un termine un po’ più scientifico, il tessuto adiposo merita, per le sue funzioni, grande rispetto.

Pur non avendo riconosciuta la dignità di un tessuto muscolare o cardiaco od il fascino del tessuto nervoso, il tessuto adiposo ha nonostante ciò grande importanza nel nostro metabolismo, una qualità che molto spesso non gli è riconosciuta, perché non è conosciuta.

Esso rappresenta nel nostro organismo il principale luogo di deposito dei trigliceridi. È formato da cellule che si chiamano adipociti e che sono deputate sia alla sintesi dei trigliceridi che al loro rilascio in circolo.

Un trigliceride è formato da una molecola di glicerolo legata a tre (tri) acidi grassi. A loro volta gli acidi grassi si distinguono in base alla loro lunghezza in, a catena lunga, media e corta ed in base alla presenza o meno di doppi legami in saturi, monoinsaturi e polinsaturi. Un trigliceride semplice ha i tre trigliceridi uguali.

I trigliceridi costituiscono circa il 95% dei grassi contenuti negli alimenti e nel nostro organismo.

I lipidi immagazzinati nei nostri adipociti quindi possono essere sia di origine alimentare (esogena) che prodotti dal nostro stesso organismo a partire ad esempio dal glucosio (endogena).

Nel tessuto adiposo è presente anche acqua per circa il 10% ed altre sostanze di minor importanza.

In un uomo di circa 70 kg la quantità di grasso varia tra 11/15 kg e rappresenta una riserva energetica per circa 60 giorni.

Il metabolismo dell’adipocita viene spinto verso la sintesi od il rilascio dei trigliceridi in base allo stato di nutrizione del soggetto.

La distribuzione del grasso tiene conto anche della funzionalità della regione anatomica per cui ad esempio sul palmo delle mani e nella pianta dei piedi è poco rappresentato.

Anche la differenza tra i sessi è evidente nelle donne lo si trova più comunemente su anche, glutei, cosce ed addome sotto l’ombelico (obesità ginoide) mentre negli uomini (androide) in viso, collo, spalle e sopra l’ombelico.

Nella nostra società, con il benessere, è più rappresentato negli anziani che non nei giovani adulti.

Il tessuto adiposo è molto attivo, i trigliceridi non sono stazionari ed in un paio di settimane possono essere completamente smobilizzati e depositati di nuovo.

Quali sono quindi le funzioni che riveste il tessuto adiposo?

Come detto è il serbatoio di benzina del nostro organismo quindi ha una funzione di riserva energetica.

È un ottimo ammortizzatore ed, in alcuni casi, anche un sostegno per organi, oltre che protettore dai traumi.

Pensando a Botero è uno dei responsabili della morfologia (forma) del nostro corpo.

E ’un eccellente isolante termico (grasso animale come detto può essere spalmato sulla pelle anche per la sua funzione idrofoba).

Probabilmente però la sua funzione più importante è quella endocrina cioè di regolatore di alcune attività metaboliche.

Il tessuto adiposo esercita questa funzione attraverso la produzione di diverse sostanze che vanno ad influire su diversi organi, tra queste probabilmente, la più importante è la leptina.

Essa interviene in modo determinante sul metabolismo e la sua carenza determina obesità ma non solo, regola pubertà e riproduzione, funzioni placentari e fetali, risposta immunitaria, sensibilità all’insulina (ormone che controlla gli zuccheri) muscolare ed epatica.

Il nome leptina deriva dal greco leptos che significa magro. È prodotta in parte anche da altri organi ed agisce sul sistema nervoso centrale a livello dell’ipotalamo, sopprime l’assunzione di cibo e regola pertanto il peso corporeo.

Una patologia, conosciuta nello sport, è la triade dell’atleta femminile, dove una scarsa disponibilità di energia provoca amenorrea (oligomenorrea) ed osteoporosi dovute quindi spesso ad alimentazione errata (scarsa) ed eccesso di dispendio calorico, da iperattività.

Giusto quindi avere a disposizione una buona quantità di tessuto adiposo. Non in eccesso però perché questo determinerebbe un netto aumento dei rischi cardiovascolari oltre che una aumentata predisposizione ad altre malattie metaboliche.

Per misurare la quantità di grasso corporeo esistono diversi metodi più o meno precisi e scientifici. Si va dal metro da sarto utilizzato nelle regioni citate con misurazioni successive a valutazioni bio-impedenziometriche più complesse.

I metodi più semplici sono il body mass index che è un rapporto numerico tra peso ed altezza (con formula matematica) e divide la popolazione in diverse classi, dal sottopeso all’obeso di terzo grado, o la misurazione con dei calibri (plicometri) che quantificano lo spessore adiposo in zone ben precise del corpo.

I risultati vanno poi confrontati con le tabelle di riferimento rigorosamente divise per sesso ed età, ricordando sempre che troppo grasso non è bello ma troppo poco nemmeno.

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