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L'antennato

DARE I NUMERI

STER - 08/10/2020

duelloArchimede avrebbe detto “Datemi una leva e solleverò il mondo”, ma anche con gli ascolti televisivi si può fare quel che si vuole e – di conseguenza – spingere o stoppare programmi e carriere dipingendoli come trionfi o mezzi flop.

Una delle disfide più cruente di queste settimane va in onda il venerdì sera e vede contrapposti Carlo Conti, alla guida del suo rodato “Tale&Quale show”, giunto alla decima edizione, e il Grande Fratello Vip, giunto alla sua quinta. Se fossimo all’Ippodromo delle Bettole, si direbbe che il cavallo contiano galoppa senza handicap, affrancato per volontà del suo stesso fantino dalla durata ‘monstre’ che invece apparentemente appesantisce il purosangue berlusconiano; Conti parte intorno alle 21.25 e finisce a mezzanotte, GFVIP inizia più tardi (Striscia la Notizia è praticamente la prima serata di Canale 5, e passa la linea alla rete intorno alle 21.45!) per andare a concludersi non prima dell’1.20 della notte. Il risultato è che gli ascolti – prendiamo ad esempio quelli di venerdì 2 ottobre – parlano di un sostanziale pareggio: T&Q 3.782.000 spettatori e GFVIP 3.037.000 spettatori, per una share rispettivamente del 18.42% e del 18.17%.

Squillano dunque le trombe degli uffici stampa di Cologno, impegnate nel tirare la volata a un programma che viene proposto due volte alla settimana e che nella sua collocazione del venerdì soffre molto la concorrenza, anche se non viene detto. Il pareggio nelle cifre si basa sul fatto che il dato GF è ‘drogato’ dalla durata superiore di ben un’ora e mezza rispetto al suo competitore Rai. Al di là di quella che parrebbe una mancanza di rispetto nei confronti del telespettatore (che mediamente non può certo permettersi di rimanere alzato fino a notte fonda per vedere “come va a finire” il suo programma preferito) tale escamotage – a cui peraltro fa ricorso anche la D’Urso la domenica sera – va a incidere pesantemente sullo share complessivo (lo share è il rapporto percentuale tra il numero di spettatori medio registrato da un programma in una fascia oraria e il totale degli spettatori che contemporaneamente stavano usufruendo di altri canali mediante lo stesso medium).

Se il venerdì Conti durasse di più – o il GFVIP di meno – la forbice si allargherebbe senza pietà anche nei numeri, dando un’immagine più oggettiva del reale riscontro dei programmi sul pubblico. Sulla Rai l’intrattenimento proposto (sia pure rodato ormai fino al limite dell’usura) è basato su pura evasione canterina, senza tensioni, senza coinvolgimenti emotivi logoranti, senza necessità di conoscere labirintici antefatti, cioè senza quell’‘effetto trascinamento’ sull’intero palinsesto della Rete tra una puntata e l’altra che si rende necessario conoscere per poter seguire le vicende. Un appuntamento vecchio stile, insomma, quello Rai, canonico come l’invito a cena della domenica con gli zii che abitano in un’altra città, mentre su Canale5 il menù scodellato da Signorini – modellato sulla necessità di dare carburante a una miriade di programmi satellite che scavano del “retrobottega” dei personaggi tra una puntata e l’altra – si sta fossilizzando su espulsioni prevedibili e scadenzate dei concorrenti per atteggiamenti politicamente scorretti (in ogni edizione è praticamente inevitabile la trafila: squalificato per bestemmia, per razzismo e per omofobia) e successivi fervorini da studio sull’importanza dell’esempio. Peccato che… appena inizia il TG (o analoghi programmi di informazione), per le stesse ragioni dei concorrenti GF sarebbero da “squalificare dal parlamento” molti politici, invece osannati dalle folle e molto (tele)votati nelle urne.

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