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Pensare il Futuro

CI MANDA A DIRE

MARIO AGOSTINELLI - 15/10/2020

firmaSi rincorrono in questi giorni primi commenti sull’ultima lettera enciclica di papa Francesco e lo scavo attorno alle sue parole si arricchisce anche di controverse valutazioni, specie per il richiamo al dovere e alla bellezza della politica quando ha ad obiettivo il bene comune.

Su un blog come questo vorrei solo fare alcune valutazioni “a lato”, riservandomi invece un maggior approfondimento con tutto il tempo che occorre. Quindi, solo notazioni a volte slegate, ma allusive alla figura straordinaria che ci parla, un pontefice discorsivo e confidenziale in prima persona, aperto lui stesso alla ricerca della verità, senza porre in contraddizione gerarchicamente fede, scienza e ragione. Tre livelli, ci manda a dire, che, quando trovano convergenza trovano anche l’amore, pur attraverso le diverse vie che l’umanità percorre.

Arrivo di seguito a numerare senza pretese di esaustività 10 tratti tra i più sconvolgenti – oserei dire – della lettera, senza certo coglierne tutta la complessità. Si tratta della seconda enciclica di questo Pontefice che, mi auguro, ravviverà lo spirito della precedente – la Laudato si’ – non sufficientemente “arato” a distanza di cinque anni nemmeno negli ambienti dei credenti.

  • L’amicizia viene definita “sociale”. È sicuramente il riconoscimento di una eredità oggi così maltrattata dei movimenti del Novecento, mutualisti, socialisti, comunitari, financo comunisti.
  • L’altro va amato anche quando è lontano da me. Cosa c’è di più attuale di una relazione invocata come un bene universale, dal momento che oggi le tecnologie digitali rendono quasi istantanea la conoscenza e la comunicazione anche a grandi distanze, ma che i potenti della terra usano per non farci mai contaminare con popoli o persone che non appartengono alla nostra stessa civiltà e da identificare perciò come nemici o ingombri al nostro benessere?
  • L’irruzione del Covid-19 non è un castigo, ma l’occasione per cambiare rotta strutturalmente, nella consapevolezza che se si pensa che si trattasse solo di far funzionare meglio quello che già facevamo, o che l’unico messaggio sia che dobbiamo migliorare i sistemi e le regole già esistenti, siamo alla negazione della realtà.
  • Abbiamo perso il senso della storia. Disprezzare quanto è passato e rivolgersi solo a breve al futuro equivale ad essere scartati, vuoti, diffidenti, scartati, come può accadere anche a chi è costretto a subire la riduzione di dignità al lavoro in nome del profitto e, quindi perde così il diritto ad organizzarsi per chiedere giustizia.
  • Tra il singolo e la comunità umana è in corso uno scisma. C’è soluzione solo se si riconosce di essere una comunità mondiale e quindi l’individualismo dell’ultimo secolo viene contrastato combattendo le sue versioni “politiche”: il populismo e il neoliberismo. Un colpo al cuore della contesa politica mondiale ed una netta dichiarazione sulla convergenza verso cui devono muoversi i movimenti – dal lavoro, al clima, all’accoglienza dei migranti, alla cura della Terra. Qui Bergoglio compie un passo avanti rispetto alla Laudato si’, in particolare precludendo un futuro al sistema che oggi regge e globalizza il mondo.
  • I dispositivi mobili e dei computer hanno spazio di diffusione senza eguali. Accanto ad occasioni positive, implicano un isolamento dalla realtà, la costruzione di circoli chiusi, una limitazione del pluralismo sociale e, tutto sommato, tendenze all’aggressività sociale ed una riduzione della spiritualità anche laica, che accresce conoscenze relazioni, vicinanza ai diversi, cura degli ultimi. Rischiamo di avere così un mondo sordo.
  • L’inclusione o l’esclusione di chi soffre lungo la strada definisce tutti i progetti economici, politici, sociali e religiosi. Non abbiamo scuse per superare tutti i pregiudizi, tutte le barriere storiche o culturali, tutti gli interessi meschini, come il razzismo e l’oppressione: aspetti collettivi e in quanto tali politici da isolare e combattere.
  • La fraternità è aperta a tutti. Il modello di globalizzazione che «mira consapevolmente a un’uniformità unidimensionale e cerca di eliminare tutte le differenze e le tradizioni in una superficiale ricerca di unità” è spacciato per libero, ma se la società si regge primariamente sui criteri della libertà di mercato e dell’efficienza, la fraternità sarà tutt’al più un’espressione romantica.
  • Non è né assoluto né intoccabile il diritto alla proprietà privata, dato che la sua funzione è valida quando è sociale. Il principio dell’uso comune dei beni creati per tutti è il «primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale»,[96] è un diritto naturale, originario e prioritario. Il diritto alla proprietà privata si può considerare solo come un diritto naturale secondario e derivato dal principio della destinazione universale dei beni creati, e ciò ha conseguenze molto concrete, che devono riflettersi sul funzionamento della società.
  • È possibile desiderare un pianeta che assicuri terra, casa e lavoro a tutti. Non esiste peggiore povertà di quella che priva del lavoro e della dignità del lavoro. In una società realmente progredita, il lavoro è una dimensione irrinunciabile della vita sociale. Ma il diritto che assicura ogni altro è quello della pace: la quale non richiede di omogeneizzare la società, ma di abolire la guerra e la pena di morte e di riconvertire tutti gli armamenti, cominciando dall’abolizione degli ordigni nucleari in risorse per il clima. La cura della Terra e la giustizia sociale (e qui la congiunzione con la Laudato si’ appare limpida e feconda).

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