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Quella volta che

GRANDIGIE OLIMPICHE

MAURO DELLA PORTA RAFFO E MASSIMO LODI - 23/10/2020

Il varesino Ito Giani

Il varesino Ito Giani

-Caro Mauro, quella volta che…

“Caro Massimo, quella volta che scoprii le Olimpiadi. Nel senso: già le conoscevo, ma non al punto d’appassionarmene”.

-Anno?

“1956, sfide a Melbourne. Australia: il fascino dell’altro mondo. Ecco, forse fu questo ad attirarmi, Poi venne il resto. Reso più intrigante dal racconto che delle competizioni faceva la radio”.

-Così bene da poter dire che le si vedeva ascoltando…

“La radio trasmette immagini, mica solo parole. Se è buona radio. Allora lo era”.

-Poi venne il mitico ’60…

“Eh sì, Olimpiadi a Roma. Italia da leggenda, medaglie a pioggia, imprese straordinarie. Quella epica la compì Berruti, trionfatore nei 200. Ma chi può dimenticare l’oro di Benvenuti? Per non dire dell’eccetera tricolore: staremmo qui a stilare un maxi-elenco”.

-E per non dire, che so, di Wilma Rudolph o di Abebe Bikila…

“Entrarono negli affetti del mondo. Non avevano una maglia, un Paese d’appartenenza, una singolarità. Erano plurali. Cioè di tutti. Insegnarono l’amore per lo sport”.

-Ricevendo una sorta d’applauso purista…

“L’omaggio disinteressato alla bravura”.

-Roma ’60 ti traslocò dalla radio alla tivù…

“Scoprii, scoprimmo, la formidabile suggestione dello schermo grigio-azzurrino. T’entrava in casa la realtà. Ma non rinunciai all’ascolto radiofonico. Peraltro rimanendone deluso, una volta”.

-Quale?

“La radiocronaca d’uno dei tanti eventi accompagnò la mia dichiarazione d’amore a una ragazza”.

-Risposta?

“Si alzò da dov’eravamo seduti, a casa mia, andandosene”.

-Si chiamava?

“Che curioso. Te lo rivelo: Manuela. Avevamo sedici anni”.

-Prendesti il rovescio con olimpico aplomb…

“Of course”.

-Quindi la decisione: meglio godersi lo spettacolo che darlo…

“E fu uno spettacolo cui non avrei più mancato. Olimpiadi estive, Olimpiadi invernali. Un tempo, poi, le Olimpiadi detenevano un valore aggiunto rispetto ad oggi: non c’erano i campionati mondiali di varie discipline, venuti dopo, e quell’appuntamento diventava unico, imperdibile”.

-Una memoria varesina, oltre al default nel rimorchiare?

“La delusione per il mancato successo di Ito Giani a Messico ‘68”.

-Mancato? Giani non gareggiò…

“Appunto. Se lo avesse potuto fare, probabilmente avrebbe vinto. Di sicuro era da podio”.

-Riavvolgiamo il nastro della vicenda?

“Riavvolgiamolo. Ito filava come un siluro nei cento e duecento piani. In una gara preolimpica aveva battuto tutti. L’australiano Peter Norman, poi medaglia d’argento, gli pronosticò: ci rivedremo in finale. Macché. Il nostro patì un infortunio allenandosi: Berruti arrivò tardi su un cambio, Giani per recuperare si strappò. Addio sogni di gloria. M’è capitato qualche tempo fa d’incontrare Berruti a una rimpatriata di sportivi promossa a Varese da Alfredo Ambrosetti: gli ho rimproverato, e non si trattava della prima volta, l’errore costato così caro a Ito”.

-Lo conoscevi bene…

“Fin dagli anni del liceo scientifico. Lui, Cavallazzi, Raile e Vimercati formavano un’eccezionale staffetta. Vincevano sempre e ovunque, erano il nostro orgoglio”.

-Varese ha dato molto alle Olimpiadi…

“A cominciare dai canottieri nel ’48, acque di Londra. Fioretti e gli altri parevano i favoritissimi, s’impiantarono in semifinale. Si favoleggiò molto su quella débacle. In effetti: sconfitta inspiegabile, data la forza di un armo super”.

-Mai sognato d’essere anche tu una grandigia olimpica?

“Non sono stato accettabile praticante di attività sportive. Lo sciatore Andrea Fraschini, ex azzurro di qualità durante l’egemonia dei vari Thoeni, Gros, Stricker, Radici eccetera, mi disse durante uno dei periodici convivi al Panathlon Club: sono stato due volte campione del mondo dei medici. Tu non dei laureati in giurisprudenza? Rimasi spiazzato”.

-Potevi rispondere: nessuno m’insidia l’alloro nelle Olimpiadi della pignoleria…

“È una cima di podio che mi riconoscono gli altri”.

-Anche se a malincuore. I tuoi sconfitti sono le tue vittime…

“Possono consolarsi: han perduto contro un campione. Ma questo scrivilo tu”.

-Obligé. Tuttavia l’importante è partecipare, disse Pierre de Coubertin inventore delle Olimpiadi moderne…

“L’importante è far meglio di tutti”.

-Se no?

“Se no diventi il numero dimenticato d’una sconosciuta classifica”.

-Pur se a cinque cerchi…

“Conta chiudere un solo cerchio magico: o vinci o ciao”.

-Non solo nello sport…

“Naturalmente. Ma è una verità sottaciuta che ci si rifiuta d’ammettere”.

-La verità che non sempre viene a galla…

“Perché pochi sono nuotatori da OIimpiadi. Come invece, in tale sport delle relazioni umane, dovrebbero essere tutti”.

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