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Cultura

MAGIA REALE

LIVIO GHIRINGHELLI - 23/10/2020

L’Angelus di Millet rivisto da Dalì

L’Angelus di Millet rivisto da Dalì

Nel Manifesto del surrealismo (1924) André Breton chiariva quale idea centrale del movimento quella di liberare i poteri creativi dell’inconscio al fine di “risolvere le condizioni contraddittorie di sogno e realtà in una realtà assoluta, una surrealtà”. Nasceva un movimento letterario e artistico durato all’in circa dal 1919 al 1960. Si sperava di cogliere il punto sublime in cui la realtà è magia e la magia è realtà. Breton e Louis Aragon fondano al proposito nel 1919 la rivista Litérature. Breton durante il primo conflitto mondiale come studente di medicina è coinvolto nelle prime applicazioni della psicanalisi alla cura dei soldati vittime di traumi postbellici. Si rivela appassionato lettore di Arthur Rimbaud e riconosce un maestro in Paul Valéry.

Contemporanea a Parigi è la rivista del dadaismo. Dei dadaisti Breton e compagni condividono la potenza dissacratoria verso la morale borghese, non la visione nichilista. Trovano nelle teorie di Freud la via per trascendere le provocazioni dada. Breton porta all’estremo il potere analogico della metafora in Campi magnetici (1920), Chiaro di terra (1923), L’aria dell’acqua (1934): vi intende evocare un grado di realtà, in cui il meraviglioso entra improvvisamente nel quotidiano. In Nadja (1928) proietta il protagonista in un mondo immaginifico, che si rivela appieno solo ai folli. I surrealisti si affidano al procedimento della scrittura automatica in funzione della creatività. Il tipo di bellezza esemplato in Nadja si palesa convulso a scardinare le percezioni con l’esito di un amore folle.

Negli anni 1928-1929 aderisce al movimento Max Ernst, dopo una fascinazione interiore dovuta all’avanguardia dada. Ernst si affida alla poetica provocatoria dell’evento casuale (le hasard), che irrompendo nella realtà quotidiana la trasforma (v.le tecniche della coincidenza casuale del raclage, raschiatura e del frottage, strofinamento, 1925). A più riprese esplora il tema dell’erotismo.

René Magritte, surrealista belga, dopo gli studi accademici è l’esponente di spicco del movimento belga, si rivela però scettico verso gli interessi di Breton per l’irrazionale e l’altrove. La loro rivista è Correspondance in veste grafica spoglia, con vocazione parodistica, al gioco linguistico raffinato, alla dissacrazione. Magritte riflette sul rapporto tra parole, immagini e cose, esplora temi costanti come il doppio (il sosia e lo specchio), oscilla tra realtà e finzione. In lui la visione è quasi sempre frontale, inventa scenari paradossali, dipinge oggetti che alludono a significati nascosti, riassume in un simbolo la forza misteriosa della donna che conduce all’amore folle.

Sperimentatore instancabile nelle arti visive, Salvador Dalì, di origine catalana, aderisce al gruppo surrealista tra il 1929 e il 1930. Dalle teorie freudiane dell’inconscio deriva un vero e proprio repertorio iconografico. Sul primo numero della rivista Le surréalisme au service de la Révolution (luglio 1030) presenta un metodo figurativo detto della “paranoia critica”: un’immagine dipinta è suscettibile di interpretazioni diverse” a seconda delle inclinazioni del mondo interiore dello spettatore”. La serie ispirata all’Angelus di Millet ne è una summa. Il tema ora assume proporzioni abnormi e angosciose, ora si ammanta di macabro, infine si deforma in concrezioni rocciose e decrepite.

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