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Cultura

ARTISTA SCONFINATO

LUISA NEGRI - 23/10/2020

 

Ci sono musei d’arte che amano particolarmente riportare in luce grandi artisti che il tempo ha sfocato nel ricordo dei più.

Pare questa un’attitudine precipua del museo di Mendrisio, guidato da Simone Soldini, che mette a segno con cadenza annuale rassegne di alto livello dedicate a importanti figure, spesso protagonisti e maestri nella loro epoca, passati nel dimenticatoio di una colpevole disattenzione. O non abbastanza conosciuti in rapporto ai loro meriti. Ricordiamo la mostra di Max Beckmann (2018-19), quella di Cuno Amiet (2017-2018), quella di Per Kirkeby (2016/17), artista noto a livello internazionale, poco visto in territorio italofono. E ancora prima una splendida mostra dedicata ai Paesaggi del nostro, questa volta non dimenticato, Carlo Carrà (2013-2014).

Un museo insomma, quello di Mendrisio, che guarda anche a noi e al quale vale la pena di guardare. Il territorio ticinese è peraltro ricco di musei. Ricordiamo qui, tra i più vicini e facilmente raggiungibili, anche il museo Vela di Ligornetto e la Pinacoteca Zust di Rancate, a loro volta tesi all’approfondimento di una realtà locale culturale che offre sempre nuove sorprese, con numerose rassegne di elevato e godibile livello espositivo.

Questa volta l’artista scelto da Mendrisio è André Derain (1880-1954), nome notissimo di uno dei maestri del Novecento, amico di Braque, Picasso, Giacometti. Ma che, pur avendo vissuto un’esistenza interamente dedicata all’arte -in una poliedricità espressiva e creativa che non ha eguali- appariva già lontano, ancora in vita, nell’interesse degli stessi suoi colleghi che a lui avevano inizialmente guardato e attinto. La colpa ufficiale stava prima di tutto nell’equivoco di chi aveva creduto di vedere in lui, dopo l’occupazione della sua casa parigina, un collaborazionista del nazismo.

Derain si recò in Germania in realtà con l’intento di riavere la casa, ma soprattutto di far liberare alcuni amici deportati. Questa era la sua colpa.

Solo più tardi potrà dimostrare ogni estraneità alla responsabilità addebitatagli. Ma a isolarlo nel tempo, soprattutto tra i galleristi e i colleghi artisti che a lui avevano fortemente guardato, sarà soprattutto l’assoluta libertà di visione della sua arte. Un’arte che non amava confini, correnti, chiusure visionarie o gabbie intellettualistiche. In tempi di avanguardia, l’amico di Matisse e dei Fauves, l’André attratto dal Cubismo, che aveva pur lavorato gomito a gomito con Pablo e Georges, guardava al classicismo e al realismo.

In Italia era stato osservato con curiosità, tra gli altri, dai nostri de Chirico, Carrà -che ne scrisse in “Valori plastici” nel 1921- De Pisis. Meglio di tutti lo conobbero però- e compresero- l’artista svizzero Alberto Giacometti e Marcel Duchamp.

Derain- scrisse l’amico Marcel- è allergico alle teorie (…) E ancora oggi appartiene a quel piccolo gruppo di artisti che ‘vivono’ la loro arte”. E Giacometti così lo celebrava dopo la tragica morte che aveva posto fine alla sua intensa esistenza: “È il pittore che mi appassiona di più, colui che più mi ha dato e insegnato dopo Cézanne, per me è il più coraggioso”.

A Mendrisio -grazie alle ricerche di Soldini, Barbara Paltenghi Malacrida e Frncesco Poli- si può dunque attraversare un alto percorso di arte e di vita avvicinandosi alla sconfinata ricchezza espressiva di Derain, che fu pittore ma anche ottimo scultore. Un’intera sala è dedicata alle sue opere ceramiche e scultoree.

Queste ultime provvide a far realizzare in bronzo, dopo la morte dell’amico, lo stesso Giacometti. Rimandano con evidente intensità alle esperienze cubiste e all’arte africana cara a Picasso, rivelandoci come l’autore di Guernica fu a questa avvicinato proprio dal nostro. Nella grande varietà delle 70 pitture -paesaggi, ritratti, nature morte- spiccano i capolavori: come il ritratto della nipote ‘Geneviéve à la pomme’, opera gioiosa del ‘37, scelta come immagine della mostra, che contrasta con altri lavori di Derain, soprattutto l’enigmatico ‘Autoportrait à la pipe’, eseguito a poco tempo dalla sua morte. Altri capolavori in mostra sono l’Estaque’ del 1906, e il noto ‘Déjeuner sur l’herbe’, una reinterpretazione sul tema, tutta sua, del 1938, l’Age d’or (1940), opera di maggior dimensione in mostra, e carta preparatoria per un arazzo. O ancora la Maison au bord de la route, chiara ispirazione a Cézanne, è, tra i paesaggi raccontati, di felice leggerezza narrativa.

La rassegna si pone nell’insieme come importante tappa, dopo la retrospettiva parigina del ‘54/’55 al Musée d’art Moderne de la Ville de Paris, nella narrazione dei diversi interessi del colto personaggio: l’amore per la fotografia e l’illustrazione (si veda anche il sontuoso Pantagruel per Skira), il teatro, la musica, perfino il balletto- nel quale si impegnò a livello di scenografo, autore, regista per grandi lavori e protagonisti. Nelle sale di Mendrisio c’è insomma tutta la passione di una vita e di una mente presente in ogni situazione creativa.

André Derain Sperimentatore controcorrente
A cura di Simone Soldini
Mendrisio Museo d’Arte- Canton Ticino, Piazzetta dei Serviti, 1
Fino al 31 gennaio 2021- martedì -venerdi 10.00-12.00 14.00-17.00
sabato domenica e festivi 10.00-18.00
museo@mendrisio.ch
 
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