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Editoriale

GUERRA

MASSIMO LODI - 30/10/2020

conteEd eccoci alla mutazione di Conte, da inflessibile rigorista a flessibile uomo del Var. Vuole rivedere una, due, tre volte ogni decisione di stretta sul Paese, prima di prenderla. Come mai? È cambiata la situazione, ok. Ma è cambiato pure lui. Certo, la paura del default economico non può essere estranea alle determinazioni sanitarie. Però è rafforzata, oltre che dalla contingenza, dalla proiezione. Contingenza, ovvero il momento drammatico. Proiezione, cioè il futuro prossimo della politica. Nel quale il premier continuerà a svolgere un ruolo cruciale.

L’umore collettivo si va mostrando sempre più avverso agli uomini di partito e agli uomini di scienza. Gli uni perché non del tutto affidabili (il governo) nella gestione dell’emergenza 2.0 e del tutto inaffidabili (l’opposizione) in un contestare privo di proposte. I secondi perché di opinioni spesso radicalmente confliggenti: Tizio dice una cosa, Caio un’altra. Ancor peggio: Tizio cambia parere da una circostanza alla successiva, Caio fa lo stesso.

Di fronte a un tale scenario, Conte prende felpate distanze sia dai partiti sia dagli scienziati. Ha resistito alle insistenze di Pd e Leu (Zingaretti, Franceschini, Speranza), inclini a misure aggressive contro la seconda ondata del virus. E s’è uniformato solo in parte alle indicazioni del Comitato tecnico-scientifico, che voleva già da tempo un lockdown uguale al marzo scorso. Perché ha deciso così? Un po’ per timorato scetticismo, un po’ per visione strategica. Il presidente del Consiglio séguita a negare l’ipotesi d’un suo partito, e tuttavia le mosse in atto la consolidano. Quale partito? Quello che manca: un partito di mezzo. Secondo il recente sondaggio di Agi You trend, raccoglierebbe l’11,5 per cento, abbassando la quota del Pd al 15,5 e dell’M5S al 12,3. La rilevazione è antecedente all’ultimo Dpcm che ha creato molto scontento, ma gli aggiustamenti in corso d’opera ne potrebbero confermare l’attendibilità.

Pur in calo d’apprezzamento presso gl’italiani, Conte conserva il doppio, il triplo, del favore popolare rispetto alla corte di leader (?) che lo circonda, a sinistra e a destra. Siccome il taglio dei parlamentari originerà una legge elettorale proporzionale, che privilegia il centralismo (se non il centrismo), è immaginabile l’importanza d’un partito extradestra ed extrasinistra nel prossimo appuntamento con le urne. Sarà l’ago della bilancia per futuri governi, il punto d’equilibrio indispensabile d’un patto di legislatura. Forse Conte non ambisce a esserne il leader, ma potrebbero convincerlo ad ambirvi mondi socioeconomici delusi da quanti, tra il 2018 e oggi, si sono alternati nel formare maggioranze parlamentari. Obiezione: ma il capo era lui. Replica: meno male, perché ha limitato i danni. Aspetto finale e non secondario: l’Avvocato del popolo italiano gode di stima, e perfino di fiducia, sul versante progressista del cattolicesimo. Se gli riuscirà di convincere anche quello conservatore, si troverà tra le mani -quasi a sua insaputa e in assenza d’alternative- le redini d’un nuovo partito d’ispirazione cristiana.

Ps

Nell’attesa del futuro e circa il presente. Il governo ha ritardato nell’attrezzare l’Italia per la seconda ondata del Covid. Le misure di prevenzione, fattesi urgenti, andavano pianificate nei mesi scorsi. Idem a proposito d’un rafforzamento dell’esecutivo, tramite l’ampliarsi della maggioranza parlamentare. L’opzione, finora scartata, diventerà la scelta imposta dall’acuirsi dell’emergenza? Speriamo che sì. Una guerra socio-sanitaria va affrontata come una guerra tradizionale. Nulla, ma proprio nulla, osta all’unità del Paese nell’ora più tragica dal secondo conflitto mondiale. Si chiama buonsenso nazionale, se non vogliamo scomodare, per timore di retorica, lo spirito patriottico.

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