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Zic & Zac

LAGO RESPIRO

MARCO ZACCHERA - 30/10/2020

lagoÈ uscito per la collana “Gente e Anime di Lago”, edita dal Magazzino Storico Verbanese di Germignaga, il nuovo volume “Gente di lago 2, nuove storie e nuovi racconti per il lago maggiore” che riprende ed amplia il volume dell’anno scorso, andato esaurito.

Il libro – il 17° della collana – ospita nuovi pezzi di Marco Zacchera, Ivan Spadoni, Carlo Alessandro Pisoni, Gianni Ottolini, Enrico de Agostini e Michele Guglielmetti in una antologia di storie e racconti legati al lago e alle sue valli sia della sponda lombarda che piemontese.

172 pagine a colori arricchite da molte foto d’epoca a sottolineare una continuità tra le generazioni che si sono succedute sul Verbano di cui si rischia di perdere le tracce nella frenetica globalizzazione di questi anni.

Il volume (20 euro) è richiedibile agli autori (marco.zacchera@libero.it) e ne riportiamo uno stralcio dal testo d’apertura, “Aria di lago”.

”Si fa presto a dire “lago”, ma c’è un momento particolare in cui capisci quanto puoi amarlo e per me arriva verso l’alba quando – sistemate le reti, pulita la barca e circondato da un nugolo di gabbiani – riattacco il motore e finalmente me ne torno verso casa. Mi sento addosso stanchezza e freddo nelle ossa, con i piedi gelati nonostante stivali e calzettoni, ma mentre mi stringo nel giaccone – sul lago la mattina presto fa sempre freddo, anche in piena estate – e mi coccolo con il caldo del motore mi guardo intorno e capisco come lo spettacolo sia davvero unico, sempre diverso, davvero un dono per pochi, il “mio” lago. Di solito la pesca finisce quando albeggia e se il cielo è limpido le montagne di Laveno si stagliano buie e nette contro il cielo che si illumina svelto per l’aurora.

Con quel loro contorno aguzzo sembrano indici di borsa e sfumano nella caligine solo verso Malpensa. Di fronte, il Mottarone è invece già chiaro mentre là in fondo le Alpi, quasi sempre bianche di neve, tingono ormai verso il rosa. Qualche volta l’ultimo quarto di luna si staglia bianco nell’azzurro mentre la scia bianca di qualche aereo ci ricorda che non siamo più ai tempi di quando la pesca era una cosa seria, certamente più faticosa e difficile di adesso.

Mentre rientro e tengo il motore quasi al minimo per godermi lo spettacolo e risparmiare benzina, il pensiero corre alla notte appena trascorsa e agli stessi gesti che prima di me hanno ripetuto – uguali ma diversi – tante generazioni di pescatori che mi hanno preceduto e li sento vicini, intimi, immaginandoli a guardare le stesse montagne anche se forse allora erano più solitarie e senza le troppe luci gialle dei lungolago che con il giorno che cresce si spengono una ad una. Certo intorno è cambiato quasi tutto, per esempio di notte sono pochi i tratti di costa liberi dall’ eccessivo inquinamento luminoso che è ormai ovunque e così sono diventate rare e quasi invisibili perfino le stelle cadenti, che non lasciano la loro scia solo d’agosto ma in tutte le stagioni, anche se non hanno più uno sfondo scuro per potersi stagliare nel cielo.

Non si sentono più nemmeno i campanili a battere le ore perché durante la notte li hanno resi silenziosi: forse disturbavano il sonno, ma pescando facevano compagnia e soprattutto ricordavano agli uomini che il tempo comunque corre e va e – per ogni giorno che comincia – presto tornerà un nuovo tramonto. Intanto il traghetto da Intra a Laveno o il primo battello verso Stresa tagliano l’acqua e le loro onde cambiano veloci i riflessi che come il cielo, momento dopo momento, hanno sfumature diverse.

A seconda delle stagioni e della posizione della barca il sole aspetta a mostrarsi ma si preannuncia con colori e luci che si spostano dietro le montagne mentre il rumore del motore si perde lontano come quello del treno di Luino, che – se l’aria è quella gusta – va e viene con un rombo che si spegne per ogni galleria. Altre volte invece il lago al mattino è gonfio di vento e allora urla, schiaffeggia con le onde che si sfilacciano tra i cavalloni bianchi di spuma tanto che diventa difficile attraversarlo con il “Maggiore” o la tramontana che rotola giù dalla Svizzera e ti tocca infilarti veloce in qualche porto o in una darsena in attesa che cali la buriana. Come i giorni della vita sempre diversi tra loro quelle albe piene di vento sono così diverse da quelle nebbiose, ferme o grigie di foschia che preannuncia la pioggia e tutto sembra trasformarsi fuori dal tempo come sospeso, leggero, impalpabile e nascosto.

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