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Attualità

SCHERZI DA PAPA

SERGIO REDAELLI - 13/11/2020

Il papa con il frate francescano Mauro Gambetti, custode del convento di Assisi

Il papa con il frate francescano Mauro Gambetti, custode del convento di Assisi

“Uno scherzo da papa”. Così il frate minore francescano Mauro Gambetti, 55 anni, custode del convento di Assisi, ha accolto direttamente dalla voce del pontefice la nomina a cardinale, dopo oltre un secolo dalla creazione delle ultime due porpore conventuali. “Mi sembra di essere nato un’altra volta – ammette con letizia francescana – nel senso che come un bambino devo prendere le misure di questo nuovo mondo, capire, orientarmi. Nella mia vita di frate minore conventuale non c’era motivo fin qui di occuparmi dei compiti e delle prerogative di un porporato”. Padre Gambetti, originario di Castel S. Pietro nel Bolognese, sarà ordinato anche vescovo, come prevede il codice di diritto canonico.

Fra le 13 nuove porpore che Francesco creerà nel concistoro del 28 novembre, c’è anche il primo cardinale afroamericano nella storia Usa. È l’arcivescovo di Washington Wilton Gregory, 72 anni, nominato il 4 aprile 2019 nella ricorrenza dell’assassinio di Martin Luther King. Cresciuto in una famiglia operaia di Chicago da genitori non cattolici, fu ordinato sacerdote a 20 anni ed è noto per la tolleranza zero verso gli abusi sessuali, per la sensibilità ambientale e l’impegno antirazzista. Un uomo senza peli sulla lingua. In giugno, a pochi giorni dalla morte di George Floyd soffocato della polizia, accusò Donald Trump di aver fatto sgomberare il sagrato di una chiesa coi lacrimogeni per posare per le tv con la Bibbia in mano.

Sei dei nuovi cardinali sono italiani. Tre parteciperanno al prossimo conclave con diritto di voto: oltre a Gambetti sono Marcello Semeraro, 72 anni, vescovo di Albano, appena nominato prefetto della Congregazione delle cause dei santi al posto di Angelo Becciu, costretto a dimettersi dopo lo scandalo degli investimenti londinesi della Segreteria di Stato; e Paolo Lojudice, 56 anni, arcivescovo di Siena, in passato parroco di periferia a Tor Bella Monaca. I tre italiani non votanti (per ragioni di età) sono l’arcivescovo di Asolo Silvano Tomasi, 80 anni, delegato per il Sovrano Ordine di Malta, il frate cappuccino Raniero Cantalamessa, 86 anni, predicatore della casa pontificia e l’ex direttore della Caritas romana Enrico Feroci, 80 anni.

“Non mi aspettavo la nomina – confessa Feroci, attualmente parroco del santuario del Divino Amore – ho accolto la notizia con stupore e l’ho interpretata come un gesto del papa verso tutti i preti di Roma. Anche da cardinale sarò la voce dei poveri, continuerò a fare quello che ho sempre fatto, aiutare chi ha bisogno”. Gli altri nuovi cardinali sono il vescovo maltese Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi; il rwandese Antoine Kambanda; l’arcivescovo filippino José Advincula; il cileno Celestino Aos Braco; il vicario apostolico Cornelius Sim del Brunei (il sultanato non ha rapporti diplomatici con la Santa Sede e applica la sharia) e il vescovo di San Cristobal in Messico Felipe Arizmendi Esquivel (80 anni, senza diritto di voto in conclave).

Francesco sembra scegliere porpore “di popolo” che abbiano la sua stessa sensibilità per i poveri e le periferie, a prescindere dalla nazionalità e per ragioni pastorali. Restano senza la berretta rossa i vescovi di Torino, Genova, Palermo e, all’estero, Parigi e Los Angeles. Ma a destare sorpresa sono soprattutto Milano, la diocesi più grande del mondo con 6 milioni di fedeli che non ha rappresentanti nel collegio cardinalizio e Venezia ancora priva del suo patriarca, come è tradizione da secoli. Per quanto riguarda Milano, forse si tratta di un riguardo del pontefice nei confronti di Angelo Scola, arcivescovo emerito che rinunciò al mandato nel 2017 per raggiunti limiti di età e che tra poco compirà 80 anni.

Stesso discorso per il cardinale Angelo Bagnasco, 77 anni, che ha lasciato la guida dell’arcidiocesi di Genova per raggiunti limiti di età nel maggio scorso. Tutti gli ultimi papi italiani tranne il romano Eugenio Pacelli, che fece carriera nella Germania nazista prima di diventare segretario di Stato con Pio XI, sono passati da Milano o da Venezia, Angelo Roncalli, Giovanni Battista Montini, Albino Luciani, Achille Ratti, Giuseppe Sarto (papa Pio X), nonché l’arcivescovo Carlo Maria Martini che tanti avrebbero visto volentieri sul trono di Pietro. È uno sgarbo alla Chiesa italiana come sostengono i nemici di Bergoglio? O piuttosto la volontà di Francesco di premiare i singoli vescovi e anche i semplici frati per la loro opera in zone particolarmente disagiate?

Con 128 elettori validi per il conclave (su 232 attuali porporati), il concistoro del 28 novembre – il settimo di Francesco – supererà la soglia di 120 fissata da Paolo VI, ma presto rientrerà nella norma perché numerosi cardinali sono vicini a 80 anni. Per età sarebbero 129 ma Becciu (che Bergoglio aveva fatto cardinale nel 2018) ha perso il diritto di voto, 73 sono stati creati da Francesco, 39 da Benedetto XVI e 16 da Giovanni Paolo II. Gli europei sono 53 di cui 22 italiani, che restano i più numerosi a dispetto delle critiche di terzomondismo mosse al papa, 24 latinoamericani, 18 africani, 16 asiatici, 13 nordamericani e 4 dell’Oceania.

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