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Editoriale

CANDELE

MASSIMO LODI - 04/12/2020

Sessant’anni di sacerdozio, ventidue alla parrocchia di Lissago, quasi dieci da cappellano nella storica casa di riposo in viale Borri. Prete degli ultimi, primo dei misericordiosi. La compassione (condividere il patire) assunta come faro di vita. Mai convenzionale, come vuole la rivoluzione della croce, se ben conosciuta e praticata. Cioè: meglio il fare del dire. L’esempio vale più della chiamolinacchiera.

-Don Ernesto Mandelli, come va in prima linea?
“Siamo tutti in prima linea, il Covid attacca quando e dove vuole”.
-Il Molina, una trincea avanzata: anziani maxiesposti…
“Anche maxiprotetti. Si fa di tutto per preservarli, me compreso, dal virus”.
-Zero contatti con l’esterno…
“Assolutamente. La scorsa estate visite parenti permesse con colloqui tramite plexiglas. Poi non più”.
-Nessuno vede nessuno. Nessuno parla con nessuno?
“Si vede e si parla tecnologicamente. S’è installato un sistema di videochiamate. Funziona per salvare un minimo d’umanità”.
-Basta?
“Non basta. Ma oltre non si può andare”.
-È il grande rammarico?
“Lo è. Ho colto e colgo sofferenza morale”.
-Malinconia, vuoto, rassegnazione?
“Candele che sembrano spente anche quando sono ancora accese. Le alimentiamo con la speranza”.
-Quanti ospiti ha la casa di riposo?
“Quasi cinquecento”.
-Personale?
“Idem”.
-Un paese…
“Un paese in armonia, nonostante le difficoltà. Basti pensare ai non autosufficienti, un numero importante. E doloroso”.
-A proposito di numeri: quanti positivi al virus?
“Diverse decine. Tutti isolati, secondo le dovute misure e nella trasparenza”.
-Cosa vuol dire?
“Che la Fondazione ha il merito d’aggiornare in continuo e pubblicamente lo status infettivo”.
-Da voi il morbo non ha sconfitto l’etica…
“Almeno quella, no. Ma lo vinceremo, questo morbo”.
-Col vaccino?
“Coi vaccini. Leggo che se ne sta mettendo a punto più d’uno”.
-Funzioneranno?
“Abbiamo fiducia nella scienza”.
-Obbligare a farli?
“Augurarsi il prevalere della responsabilità civile. Ci si vaccina per sé e per la comunità”.
-Cosa fa un cappellano a distanza?
“Celebra quotidianamente la messa e recita il rosario nella chiesa dell’istituto. Trasmettendo l’una e l’altro via radio ai tanti che non possono assistere di persona”.
-Una consolazione…
“La fede lo è sempre. Specie in epoche grame”
-Ci aspetta un Natale malinconico…
“Un Natale di necessità. Ne faremo virtù”.
-Ovvero?
“Sarà un ritorno allo spirito d’essenzialità evangelica”.
-Al giaciglio di Betlemme…
“A una chiesa che riscopre le sue radici autentiche”.
-Povera tra i poveri…
“La chiesa su cui Papa Giovanni insistette. Amata dal cardinale Martini. E che oggi s’incarna in Francesco: misericordia, pìetas, carità. Mi sovviene…”.
-Ti sovviene?
“Il Patto delle catacombe di Domitilla, firmato da una quarantina di vescovi e cardinali, alla fine del Concilio Vaticano II. Era la sfida a portare avanti una Chiesa serva e spoglia di tutto. Sfida sempre aperta, sfida sempre da raccogliere”.
-C’è in giro, extra Molina, forte richiesta d’aiuto?
“Sì. Ma contiamo su strutture capaci di servire i bisognosi: mense, ricoveri notturni, centri di assistenza”.
-La ricchezza del volontariato…
“Straordinaria. Invito a impreziosirla: fu la lezione di Paolo VI”.
-Stride la protesta a favore dei consumi…
“È giusto chiedere il sostegno per chi rischia il posto di lavoro. È sbagliato indignarsi per il venir meno del modello consumistico”.
-Che era la regola di questo periodo…
“Una regola in vigore sempre, a dire il vero. Con eccezioni al rialzo, tipo le feste di fine d’anno”.
-Nel nome di valori sbagliati?
“Non chiamiamoli neppure valori”.
-Che giudizio sul governo?
“Fa il possibile. Trovo sagge parecchie decisioni, in un simile disastro”.
-E sulla Chiesa?
“Qualche errore iniziale, mesi fa. Per esempio a proposito dei divieti alla messa. Poi il Papa ha detto: ubbidiamo. E si è ubbidito”.
-Si continuerà a ubbidire?
“Ci mancherebbe altro”.
-Si riscopre la preghiera domestica…
“Il Vangelo che entra nella famiglia. Dove dovrebbe sempre esservi ospitato. L’occasione, purtroppo drammatica, è preziosa nel recupero del tempo perduto”.
-Una storia esemplare, tra le tante, da citare come promemoria?
“È la storia di due marocchini, sposati, tre figli. Poi lui lascia lei. Che si rimbocca le maniche, fa il corso Asa, diventa infermeria ausiliaria. Si carica di lavoro per mantenere i bambini, però ci riesce. In molti le danno una mano”.
-Lo spirito solidale…
“Vale segnalarlo a chi contesta il Natale sobrio”.
-Dovrebbe esserlo per definizione…
“Gesù racconta una storia d’amore radicale per i più sfortunati. Vanno sempre tenuti a mente, Gesù, questa storia, i più sfortunati, l’amore radicale”.
-Specie nel giorno della sua nascita…
“E della nostra rinascita. Confidiamo”.
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