Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Stili di Vita

TRAMTRENO E ALTRO

VALERIO CRUGNOLA - 04/12/2020

Il “tramtreno” a Digione (Francia)

Il “tramtreno” a Digione (Francia)

Torno sul tema delle elezioni che attendono Varese sul finire della prossima primavera e proseguo sulla falsariga delle franche esortazioni all’amico sindaco.

Galimberti deve poter trovare un equilibrio tra la continuità con i progetti avviati e la discontinuità di prospettive e visioni rispetto a un passato che ancora non passa. Deve dar seguito agli impegni presi e sottoscriverne di nuovi e più ambiziosi. Ha conquistato gli elettori con la voglia di cambiamento. Ora li ritroverà con la voglia di futuro. Non basta vendere il futuro. La politica non è marketing: è un insieme di visioni ed esperienze sostenute da un buon marketing. L’idea di toccare il futuro può mutarsi in una chiara percezione mediante visite guidate, sopralluoghi, sguardi e spiegazioni nei luoghi oggetto dell’opera innovatrice della giunta.

La carne al fuoco è tanta. Sul piano istituzionale restano da costruire gli interscambi e l’integrazione con Milano, a condizione che si riconosca la perduta autosufficienza di Varese e del territorio circostante e che si investa sul turismo di prossimità. Va ripresa l’idea di un’area vasta che coordini i comuni dell’hinterland in materia di servizi, trasporti e politiche urbanistiche e ambientali. Pochissimo si è fatto per informatizzare e mettere in rete i servizi e gli apparati interni, poco snelli, poco efficienti e produttivi, molto onerosi e spesso mal diretti. Va tentato il rilancio del ruolo deliberativo del consiglio e delle commissioni, accantonando il più possibile l’infausta legge Bassanini.

Il piano delle infrastrutture va completato con grandi progetti: l’auditorium e teatro di prosa nell’area del Politeama; l’edificazione di un nuovo mercato coperto nella sua sede storica; il recupero della Banca d’Italia e la restituzione di Palazzo Estense al parco; la destinazione a finalità culturali innovative dell’ex seminario di Masnago, del Macello Civico e del Castello di Belforte. Sui primi due punti sono disponibili architetti esperti, tra i migliori in Italia, Sui tre seguenti c’è da lavorare. L’ultimo va liberato dal rionalismo che ha fatto perdere il bando europeo.

Il tema decisivo del futuro riguarda i trasporti. L’idea di un tramtreno ad altra frequenza tra Malnate e Gavirate e tra Gazzada e Arcisate merita attenzione. Con la Bellinzona-Gallarate la prosecuzione per Laveno ha un rilievo europeo. Servono risorse: i comuni interessati premano sul governo centrale e regionale e facciano appello a pubblici sottoscrittori: ciascun cittadino dia secondo le proprie possibilità. I trasporti pubblici su gomma vanno ripensati con mezzi leggeri, più linee, corse più frequenti nelle ore di punta, taxi collettivi e noleggi brevi a costi accessibili. Il piano della sosta necessita di correzioni, ma i parcheggi non sono il futuro. La pista ciclabile di viale XXV Aprile va smantellata: i varesini non la usano, i cicloamatori la temono; un bravo sindaco ammette gli errori e manifesta virtuosi orientamenti al risparmio respingendo progetti già finanziati ma inutili. Un piano di pedonalizzazione dell’area interna al ring e di restyling urbano potrebbe rendere meno esosa l’abitabilità e più attraente la vivibilità del centro. L’insicurezza sulle strade è drammatica: in assenza di videocamere, di pattuglie di controllo e di sanzioni Varese è un autodromo senza il mare, il fisco offshore e i soldi di Montecarlo.

Ai giovani vanno offerte valide alternative alla movida, alla musica punzpunz e ai riti estenuati di weekend sempre uguali. Varese non è un pub e una popcorniera all’aperto. Sull’università si è fatto molto ma ancora non c’è l’osmosi che serve, ancora non si tocca il futuro. Sulle infrastrutture sportive si è fatto molto, si può fare ancor meglio.

Si metta mano finalmente a un nuovo PGT e a un aggiornato regolamento edilizio, Si cessi il consumo di suolo e si restituiscano a verde molte aree edificate e depauperate. Nelle politiche territoriali si dia peso agli interventi sulle aree periferiche critiche, ci si adoperi concretamente per restituire braccia all’agricoltura, si faccia posto al commercio di prossimità rispetto ai grandi centri commerciali che sembrano destinati a rapida obsolescenza.

La drammatica situazione del paesaggio è la principale emergenza ambientale. Guardiamoci intorno. Già ferita a morte dalle speculazioni dell’era democristiana, in molte parti Varese è brutta, in altre ha un corpo avvizzito. La mancanza di alberi mette a nudo gli orrori. Urge ripiantare migliaia di essenze di pregio. Si smetta con gli incauti abbattimenti, mandando in pensione le seghe elettriche. Si metta mano ai danni congiunti degli sconvolgimenti climatici, del dissesto idrogeologico, del depauperamento del patrimonio boschivo e dell’impermeabilizzazione dei suoli.

Il festival di Nature Urbane deve ritrovare la sua ispirazione originaria; ma anche se avesse una regia artistica e organizzativa all’altezza non basterà a ricostruire il paesaggio, nascondere il brutto e valorizzare in questo modo il patrimonio costituito dai parchi privati, dai nuclei storici di Biumo Superiore, Velate, Fogliaro, Rasa, Cartabbia e Capolago, dal parco del Campo dei Fiori, da boschi degradati e da sentieri illeggibili.

Il sistema espositivo e museale ancora non fa rete e non è connesso alle poche altre attrattive artistiche. Abbiamo Villa Panza: facciamo del FAI un perno, un magnete per il territorio. Resta auspicabile sul piano strategico la nascita di una fondazione che indirizzi e attragga risorse. Si aprano la vita culturale e la fruizione di tempo libero ad altre eccellenze oltre la musica classica, il teatro, i corti d’autore e l’alta divulgazione archeologica.

Concludo con due emergenze vere e una falsa. Le protezioni sociali vanno ulteriormente potenziate.

L’ente locale non ha compiti sanitari, ma può contribuire a ricostruire una medicina di base e una rete di servizi sanitari pubblici, e deve ripensare con altri attori i servizi agli anziani: la fascia più debole della popolazione è la meno vistosa, perché i problemi restano nelle mura domestiche. Non esiste invece un’emergenza migratoria. L’accoglienza invece è perfettibile, e mancano politiche incisive di integrazione per gli stranieri di prima e seconda generazione. Questo è un punto debole soprattutto per le donne e per la disparità di genere.

Questi obiettivi riguardano naturalmente anche Maroni. Rischia grosso. Se negherà il lavoro fatto da Galimberti pagherà dazio alla demagogia. Se lo riconoscerà farà un assist al rivale. Non gli basterà riesumare in assenza di vento vecchie bandiere autonomiste o resuscitare Marantelli. Non si vede come possa emanciparsi, anche sul piano intellettuale e strategico, dal passato che incarna. Il monumento in vita cui aspira può divenire una tomba prematura.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login