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Noterelle

SEMBRA FACILE

EMILIO CORBETTA - 04/12/2020

Burioni a Che tempo che fa

Burioni a Che tempo che fa

Sembra facile ma non lo è. Certo che non lo è!

Nelle conversazioni tra amici, che ai nostri giorni si fanno sui “social” (attività frenetica dalle molteplici motivazioni ma esasperata nel periodo di confinamento, come lo chiamano i francesi), nelle mitiche discussioni “da bar” che ricordiamo con una certa nostalgia pur nei limiti dei loro contenuti (c’è sempre l¹amante dei paradossi che tornerà felice a blaterare), nelle scomparse cenette tra amici, satolli e con un giusto assaggio di ottime bevande, si sparano giudizi su chi sta dirigendo la barca della nostra società che deve dribblare tanti scogli. Nasce spontaneo canticchiare: “quando la barca va, lasciala …”. Ma in momenti di meditazione più moderata capita che qualcuno mormori “E se noi fossimo al loro posto che decisioni prenderemmo?” …. Eh no! Proprio non vorrei essere al loro posto! Sembra facile, ma appunto: solo “sembra”. Come fai a prender bene decisioni su problemi così complessi, influenzati da molteplici fattori collaterali spesso contrastanti?

Come fai ad essere sereno e obiettivo, cercando di non farti influenzare da continui bombardamenti di editoriali di importanti giornalisti, da esperti sociologi, da “guru” della finanza, dalle pressioni sindacali e delle varie categorie e quant’altro? E poi quelli che ti sono contro per motivi politici, in costante “opposizione a prescindere” sul tuo operato e spesso in malafede.

Cerchi conforto nei dati che ti può offrire la scienza, ma i suoi addetti, i suoi sacerdoti non sempre sono razionali; anche loro vittime di conflitti d’interessi, di emotività, possono commettere errori. Oltre tutto, se veri scienziati, sanno che più conosci più ti rendi conto di non sapere.

Ci si rende conto che anche i numeri possono non essere sinceri e talvolta sono loro stessi a dirti il loro quoziente d’errore statistico. Si, è vero, ma il loro errore può diventare tuo e tu lo paghi amaramente, come pure lo pagheranno le vittime dell¹errore stesso, ma tu hai dovuto scegliere e questo è stato il momento difficile.

I numeri restano comunque l’ancora di salvezza per capire questa umanità vittima di sé stessa.

Ci sono modelli matematici che permetteranno di prevedere sempre di più l’evoluzione di questa società, ma il cammino è ancora molto lungo e non tutti sapranno leggerli e interpretarli.

I numeri ti aiutano a “mettere ordine” dove in apparenza c¹è il disordine, la confusione. Siamo portati istintivamente a razionalizzare, ad avere una testa che pensa “quadrato”, come recita un nostro popolare detto bosino “quel lì al gá ul cô a quadratitt” ma la realtà troppo spesso è a frattali e dentro lì ci perdiamo: i numeri invece ci aiutano.

Poi c’è la difficoltà grande di adeguarci alle regole sociali, che ovviamente cambiano in funzione di eventi importanti che si abbattono su una società. Dove imperano i “signori della guerra” puoi pagare con la vita il mancato rispetto delle regole imposte. A dir la verità lo puoi pagare anche rispettandole le regole: l’autista incosciente criminale che ti arrota sulle strisce pedonali purtroppo è frequente.

In questo momento è difficile l’essere lontano dagli amici, dai parenti. La carica d’affetto che tutti abbiamo dentro ci fa esigere “coccole”, ma in questo frangente certi atti sono pericolosi come pericoloso concederci la soddisfazione piccola piccola di bere un buon caffè al bar d’angolo: “al nostro bar”. Ben due miei amici per un caffè si sono infettati e non hanno superato lo sconvolgimento respiratorio che il Covid-19 può provocare in certi fisici: sapevano d’essere fragili, ma le cose brutte capitano agli altri…. e poi quel caffè non è paragonabile col più buono possibile che si cerca di fare in casa! Ma intanto non ci sono più.

Vien un pensiero un po’intrigante: guardando un cielo notturno, se l’inquinamento luminoso lo permette, vediamo tante stelle ma di qualcuna percepiamo solo la luce, perché da secoli si è spenta. Ai nostri occhi sembra esserci perché percepiamo l’energia luminosa che per tempi infiniti ha lanciato nello spazio. Forse potremmo essere così anche noi: in tempi infinitamente ristretti, brevissimi siamo un lampetto di energia che ancora si percepisce per qualche giorno? Che vita misteriosa ci è capitata addosso: siamo simili alle stelle?

I miei amici non ci sono materialmente più. Quindici – venti giorni fa parlavo con loro, e si percepiva bene la loro energia; adesso percepiamo ancora qualcosa (quel che chiamiamo ricordo), frutto dell’energia che vivevano, che lanciavano attorno a loro, che è rimasta bene o male improntata sui nostri cervelli; poi tutto si spegnerà? Ma la luce della nostra vita è così effimera o potrà vivere molto di più anche se nessuno la percepirà?

La nostra piccola luce … Ci hanno parlato d’infinito. Oddio, che mistero immenso. Cosa fare perché fiorisca bello? C’è un lato della nostra energia che si chiama amore ma c’è anche quella che si chiama odio, violenza. Ipotizziamo di avere come due candele: quale delle due tenere accesa? Sembra facile scegliere? No! Non lo è.

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