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L'antennato

RECLAMIFICIO

STER - 04/12/2020

vespaNell’ossessiva corsa al ribasso dei costi di produzione televisiva, tanti programmi hanno felicemente intersecato la loro parabola con quella degli ospiti che si concedono solo e unicamente poiché in promozione. E quasi sempre, gratuitamente.

La promozione può essere di un libro, di un disco, di un film, una fiction e chi più ne ha più ne metta, vale tutto nel grande “reclamificio” a reti unificate: Chiambretti, col suo “Markette – Tutto fa brodo in TV” (2004), come al solito ci aveva visto lungo nell’ironizzare sulla tendenza.

Un programma come “Che tempo che fa” (Raitre, domenica sera) nasce proprio con la logica del salotto che riesce a intercettare personaggi di alto profilo (più o meno) che intervengono in TV solo quando hanno un tornaconto promozionale, ma lo vogliono incassare in modo elegante. E Fazio sa come offrirglielo senza parere. Parliamo in questo caso del politico di alto rango, della personalità scientifica o dell’attualità più calda, magari della star hollywoodiana che compare poco e seleziona tanto, o del divo musicale inglese che fa poche date, ma ‘sceltissime’ come la carne trita… cose così. La bravura del conduttore sta nel condire il tutto come fosse un ospite qualsiasi e invece è solo un’auto-promozione.

I programmi di profilo più basso invece capitalizzano l’ospite che interviene gratuitamente e in cambio di un paio di domande sulla sua ultima fatica – di qualunque genere essa sia, e ammesso e non concesso che sia definibile tale – aggiunge il faccione al parterre di una trasmissione che magari parla di tutt’altro.

I professionisti dell’ospitata promozionale sono di diverso rango, come i vassalli, i valvassori e i valvassini che si studiavano alle medie a proposito di Medioevo, un’epoca che assomiglia tremendamente a questo scorcio di ventunesimo secolo mediatico… vediamone alcuni.

Intanto c’è “l’uomo buono per tutte le stagioni”, che nel nostro caso sono sia le stagioni politiche che di scuderia: uno dei campioni di categoria è Bruno Vespa.

Il suo è un caso di scuola: in queste settimane è in promozione col suo ultimo libro sulle cose buone fatte dal fascismo (sembra incredibile, ma l’ha scritto davvero!) e lo si può vedere, avendo tempo e pazienza, scandire il tempo dell’intera giornata televisiva con la stessa ineluttabile costanza con cui lo scheletrino esce dall’orologio astronomico di Praga; pur essendo un volto di punta della tv di stato, l’eterno Bruno promuove i suoi tomi a reti unificate, ammiccando sornione come un Mattarella qualsiasi la sera di Capodanno: al mattino su Raitre, all’ora di pranzo sul Cinque, al pomeriggio una capata su La7, verso sera eccolo a Rete4 per finire alla sera sull’ammiraglia Rai. Potenza degli accordi editoriali e di un contratto di esclusiva che lo lega alla Rai in modo tale che a viale Mazzini questa ‘esclusiva’ costa il prezzo pieno ma vale – evidentemente – a giorni alterni.

C’è poi la cosiddetta “ospitata multisala”: tipicamente il comico (per tutti: Verdone o De Sica) che gira tutte le piazze – catodiche – per spingere il suo ultimo film, specie sotto Natale (di quelli vecchio stile, senza zone arancioni né autocertificazioni). Penoso il rosario di fantasiose locuzioni usate per presentare sempre la stessa “clip” in venti diverse comparsate, spezzone che nel migliore dei casi è un ‘cut’ di una scena senza senso, e nel peggiore (che è anche il più frequente) la gag comica c’è tutta, e non fa ridere. Il rientro in studio di prammatica è sul primissimo piano dell’ospite, che ride e insieme finge sorpresa, come colto in pausa caffè dal capufficio, e commenta con falsa modestia “siete stati bravi a proporre proprio questa!”… quasi non sapesse che quella sequenza è l’unica messa a disposizione dall’ufficio stampa.

Un filo più ricattatoria è la promozione aziendale, quella che una star deve fare per spingere un prodotto, ma con una precisa delimitazione territoriale, cioè la rete di appartenenza. È tipico l’esempio delle fiction e in questo caso, si assiste impotenti alla transumanza del testimonial nelle trasmissioni più diverse, in ognuna delle quali deve mettersi in gioco per far passare la promozione come un “beau geste” animato da spirito di squadra, peraltro inesistente.

Quindi ecco l’attrice con delle pretese o il bel tenebroso “che non deve chiedere mai” traghettarsi da una trasmissione di cucina, in cui ci si deve improvvisare cuochi stellati, a talk-show per casalinghe, dove en-passant devi raccontare dei tuoi traumi infantili e dei tradimenti di coppia, passando poi ai contenitori del pomeriggio in cui tocca commentare la cronaca nera con faccina triste, fino ad arrivare alla sera, quando magari devi fare la guest-star in un gioco a premi con punizioni corporali per chi sbaglia risposta.

Un ulteriore categoria – che definiremo “protetta” – è poi quella di chi deve comparire in quanto esso stesso il prodotto da promuovere. Chiamiamola “voglia di esserci” perché “raccomandazione” fa tanto anni ’80, come le pennette alla vodka; in questo caso, sta all’autore della trasmissione inventarsi una cornice più o meno credibile attraverso cui veicolare il “prodotto”: in questo caso, tutorial e poltrone da opinionista mattina-pomeriggio-e-sera sono gli ambiti d’elezione, con tutti i possibili – e rumorosi – contrattempi del caso.

Comunque, nessuna sorpresa sotto questo cielo: la pubblicità più o meno occulta è un genere congenito della tv nostrana: basti pensare ai tempi eroici del “Carosello” in cui il messaggio pubblicitario (in gergo tecnico “codino”) era appunto posto in chiusa di uno sketch neutro: a distanza di anni lo ricordiamo come una palestra di creatività, ma era in definitiva una carrellata di suggerimenti commerciali

Oggi nei programmi spesso vediamo i protagonisti inquadrati tra bottiglie d’acqua e tazzine di caffè con le marche bene in vista, corredati dalla puntuale scritta “in questo programma sono inseriti suggerimenti commerciali”. Non lo stesso si fa – in forza di legge – quando ti capita tra capo e collo l’attore o il romanziere che ti parlano delle loro cose. Ma il pubblico è soprattutto clientela: meglio ricordarselo sempre, quando si schiaccia il tasto ‘on’ del telecomando.

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