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Società

TUTTO SI TIENE

LIVIO GHIRINGHELLI - 18/12/2020

fratelliLa terza Enciclica di Papa Francesco (Fratelli tutti) ripropone nel Santo d’Assisi, uomo vissuto nella temperie delle Crociate, l’esempio della cura per tutto ciò che nel mondo è debole e di una ecologia integrale, un mistico e un pellegrino che viveva in semplicità e in comunione con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso. Fratelli tutti parte dalla consapevolezza che tutto è connesso, rendendo fratelli e sorelle tutti gli esseri umani. Così si mette in luce la consapevolezza reciproca, dal livello personale a quello strutturale e istituzionale, che ci riguarda nell’affrontare crisi vaste e complesse come quella attuale, in un percorso fatto di concretezza, oltre ogni universalismo astratto. Da una parte siamo vittime di una iperconnessione globalizzante, in cui di tutto si fa mercimonio, dall’altra il processo di frammentazione individualistica ci fa ripiegare su chiusure di tipo nazionalistico e populistico.

Solo che la luce della coscienza, di fronte al baratro, ci impone di andare oltre un mondo di semplici soci (c.3), ripiegati su noi stessi, solo associati per determinati interessi, ma non certo fratelli (n.102). Una mentalità, che elimini dall’orizzonte la prossimità e la fraternità, finisce per coinvolgere negativamente e svuotare i principi stessi di libertà ed uguaglianza proclamati dalla Grande Rivoluzione. La ricchezza della libertà si orienta all’amore e al momento l’uguaglianza vale solo a comparare nella massa individui slegati gli uni dagli altri. La persona umana si contrae in una monade a rivendicare solo diritti in termini individualistici di solitudine. Il cap.5, dedicato alla centralità della politica, ci induce a superare i limiti del mercato e della tecnica, resistendo alle sirene del progetto neoliberale, come a quei populismi nazionalistici, che tradiscono una categoria autentica di popolo, di cui ci dobbiamo riappropriare. Altrimenti si favorirebbero soltanto progetti personali di permanenza al potere (n.159).

L’andare oltre ogni frontiera ci sfida ad affrontare con coraggio e determinazione i problemi della migrazione e della tensione fra locale e universale. Bisogna sempre riconoscere all’altro il diritto di essere se stesso e di essere diverso. Qui si pone il problema dell’incontro con tutto l’opportunità di sintesi feconde tra iniziative aperte, dal potenziale di altissimo sviluppo della dignità della persona umana nel rispetto del bene comune. Ogni persona ha una dignità inalienabile per natura, trascendendo qualsiasi cambiamento culturale. Non deve essere concesso alla forte manipolazione dei potenti di imporci una presunta verità. Luce di ragione e fede si pongono oltre ogni relativismo.

Perciò nella prospettiva della pace e dell’amicizia va messa in rilievo nel dialogo la necessità di una riconciliazione, che non veda nel perdono, pur necessario, la possibilità di perpetuare l’errore e l’ingiustizia. Non c’è perdono che possa prescindere dalla memoria e dall’ammissione degli errori.

La prospettiva è quella generatrice di un impellente cambiamento secondo un sogno, che è progetto e impegno, non evasione. Solo così si può costruire “un popolo capace di raccogliere le differenze” (n.217). I termini chiave sono cambiamento, casa comune e soggetto plurale, autenticamente inclusivo in un noi che valorizza l’apporto di ogni membro della famiglia umana. Così la terza Enciclica di Papa Francesco ripropone testualmente l’appello d’apertura del Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune firmato dal Papa ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019 assieme ad Ahmad al Tayyib, grande Imamdi Al-Azhar, la Moschea del Cairo. È un riconoscimento reciproco del grande contributo che, pure all’interno di società pluraliste e secolarizzate, le religioni possono offrire a servizio della fraternità nel mondo.

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