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Apologie Paradossali

“V” COME VANGELO?

COSTANTE PORTATADINO - 15/01/2021

vativision(S) Sono proprio sconcertato da almeno tre notizie: il Papa su Vanity Fair, il sommesso ingresso del Vaticano nell’universo dello streaming con Vativision e il dilatarsi della vicenda “Becciu”, fino alla messa in discussione non solo delle figure di singoli porporati, ma della funzione stessa della Segreteria di Stato. Mi volete dare qualche chiarimento?

(C) Non contare su di me! Chi sono io per giudicare? Uso appositamente una frase, sicuramente paradossale, di Sua Santità, per ridimensionare tutte tre le tue domande e le relative preoccupazioni teologiche e pastorali. Potrei anche aggiungere “le donne sull’altare”, se non fosse obiettivamente una cosa di nessuna importanza. Di fronte allo sconcerto che continuano a produrre Trump, Covid e Governo italiano, le tue domande potrebbero sembrare piccine, quasi ridicole.

(O) Non sono d’accordo; anzi proprio perché vale il “chi siamo noi per giudicare?”, per giudicare, dico, le questioni universali che hai citato, che invece tracimano dai paginoni dei giornali, dai TG, dai dossier degli intellettuali e si presentano più come giudizi che non come notizie, noi, che non abbiamo titolo per giudicare altro che le nostre coscienze personali, sappiamo che dobbiamo avere prudenza per giudicare le vicende complicate quali quelle di portata mondiale, ma non possiamo sottovalutare qualche cosina che però tocca la nostra visione del mondo, in altre parole qualche pur piccolo ‘contenuto’ della nostra fede. Chiedo perciò a Sebastiano di esplicitare per primo le ragione del suo sconcerto.

(S) Comincio dalla più importante: non tutti i fedeli si sono resi conti del sostanziale cambiamento di funzione della Segreteria di Stato: da principale organo esecutivo del Papa (tanto che un tempo si celiava: “il Papa regna, il Segretario di Stato governa) a debole Ministero degli affari esteri del Vaticano, non certo della Chiesa come tale. Infatti se il non più cardinale Becciu è diventato l’apparente ‘capro espiatorio’ (che nell’Antico Testamento era figura del necessario sacrificio per i peccati del Sommo Sacerdote, prima che questi potesse officiare il culto nel Tempio), quello che in qualche fase della vicenda appariva il suo contendente e vincitore, il cardinale Parolin, oggi trova il suo ufficio e la sua autorità personale molto ridimensionate dall’esclusione da importanti commissioni operative, come quella per le materie riservate in campo finanziario e per lo IOR.

(O) Personalmente ti rispondo che a me sta bene così. Capisco lo sconcerto di chi vede un’analogia troppo stretta nel ‘far pulizia’ tra gli operatori della finanza vaticana e le brusche rimozioni tipiche di regimi politici poco democratici, ma credo che sempre più i papi di questo secolo debbano sentirsi sicuri che anche i collaboratori nelle cose più materiali si impegnino con competenza, ma soprattutto in assoluta buona fede. Nel mondo c’è il motto: “la moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto”, a maggior ragione deve valere per il collaboratori del Papa.

(S) Quindi se qualcosa va storto, anche in Vaticano si trova il capro espiatorio, magari più d’uno.

(C) Su questo tema farei un’osservazione diversa. Ormai è da decenni che l’intervento pontificio in affari strettamente mondani non ottiene grandi risultati ed è la ragione per cui alla Segreteria di Stato resta un compito principalmente diplomatico, che come dice il senso comune della parola stessa è quello di tenere buoni rapporti con ogni genere di potere mondano, a partire dagli Stati, ma senza più rischiare mosse azzardate, come condanne di regimi, interventi su questioni politiche e cose del genere. Per auspicare la fine di un conflitto o un condannare un attentato o chiedere un intervento per una popolazione in povertà, basta una citazione all’Angelus della domenica.

Al contrario giocano in maniera sempre più negativa i comportamenti di personalità ecclesiali che appaiano difformi da una spiritualità e da una moralità irreprensibili, anche secondo i criteri del mondo. Francesco prova grande fastidio per qualunque comportamento possa gettare ombra, pubblicamente, sul suo messaggio spirituale. La sua pastorale è molto attenta alle comunicazioni di massa, come già quella di s. Giovanni Paolo II, che però poteva ancora parlare direttamente alle ‘masse cattoliche’, (forse già una mezza illusione), mentre oggi il Papa sa di dover parlare attraverso il filtro di una cultura dominante che influenza gli stessi cattolici, soprattutto gli intellettuali.

(S) E si adegua. Mi correggo, ne tiene conto; non voglio nemmeno io negare l’importanza del “chi sono io per giudicare”. Sarà lo stesso motivo che lo spinge a concedere due ordini minori, praticamente disusati alle donne, cosa che come dite voi non cambia nulla, anche se qualche teologo è di parere diverso. Vativision, la Netflix vaticana, mi sembra invece la classica bolla di sapone. Non assomiglia nemmeno lontanamente a Netflix, né per dimensioni, né per ambizione. Non è nient’altro che un nuovo servizio di video streaming on demand dedicato a contenuti ispirati al messaggio cristiano. Film, serie tv e documentari, che saranno distribuiti a livello mondiale. Vetrya, una società privata, che si occupa di progetti di digitalizzazione di imprese, garantisce la piattaforma per la trasmissione dei video on demand. «L’obiettivo è servire un miliardo e 300 mila fedeli in tutto il mondo. Siamo partiti dall’Italia e nei prossimi mesi allargheremo il servizio a Usa, Canada, Sud America e Filippine».

 L’obiettivo è apparentemente ambizioso, dovrebbe essere sostenuto da una capacità di produzione e di distribuzione di alto profilo, ma i contenuti finora sono prodotti dalla modesta ‘Officina della Comunicazione’, e modesti appaiono quelli attualmente distribuiti, di livello decisamente inferiore a quelli stessi offerti da TV2000 la tv dei vescovi italiani.

(C) Fino a pochi giorni fa non ne sapevo nulla, che posso dirti? È una iniziativa che parte in un vuoto immenso, quindi nemmeno una goccia andrebbe sprecata. Certo non si dovrebbe pensare solo ad offrire un servizio gradito ai soli fedeli e forse nemmeno alla parte maggiore di essi, che già guardano solamente i canali principali. Se poi pensiamo che il picco degli ascolti di TV2000 lo raggiunge il S. Rosario da Lourdes, ci rendiamo ben conti che nemmeno si inizia a combattere la battaglia culturale che già è in corso nel mondo.

Se mi consentito storpiare una parabola evangelica, è come rinchiudere nell’ovile le poche pecorelle rimaste, difenderle con una rete malferma e bucata e dare loro in pasto un cibo di cattiva qualità. Fa meglio la LUX VIDE a lavorare per la RAI, pur dovendo adattare i propri prodotti ad un gusto generico gradito al pubblico.

(S) Infine il Papa su Vanity Fair; ma ti pare sia un mezzo consono all’annuncio del Vangelo? Ci guadagna solo la rivista, che si autodichiara “la fiera della vanità”, quel sentimento del nulla che la Bibbia individua sin dal libro di Qoelet come il destino dell’uomo senza Dio. Perdonatemi la forzatura, sarebbe come se Giovanni Battista fosse stato invitato al banchetto di Erode Antipa, di Erodiade e Salomè, invece di fare la fine che ha fatto.

(O) Invece io credo che anche questo canale di comunicazione sia percorribile, almeno nello stile di Francesco, che certo non si conforma a quello della rivista. Molti si lamentano che si interessa solo di poveri e di migranti; questo invece è un gesto che raggiunge persone di un altro ceto, sicuramente non ordinariamente attente alla parola del Vangelo. Come San Paolo all’Areopago non è detto che raggiunga immediatamente il suo scopo.

(C) Se ci fermassimo a questo punto, temo che trasmetteremmo ai nostri (già pochi) lettori un messaggio di rassegnazione. Ma perché diventi un messaggio di speranza, occorre passare attraverso il fattore tempo, quindi rinvigorire la virtù della pazienza. Potremmo citare l’ormai famoso metodo di Francesco. “non occupare spazi, ma dare vita a processi”. In questo senso la pazienza è la speranza originaria che si distende nel tempo, ma affinché non decada in rassegnazione è necessario (cito un amico prete) che sia animata da curiosità e desiderio. Non è quindi lo scandalizzarsi l’atteggiamento giusto con cui seguire le vicende vaticane, il tentativo di Vativision o il Papa su Vanity Fair; curiosità e desiderio, quindi una pazienza aperta e operosa ci porteranno a trovare occasioni di Vangelo anche nei luoghi e nei momenti più impensati.

(S) Sebastiano Conformi (C) Costante (O) Onirio Desti

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