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Cultura

PAROLA ETERNA DI DIO

LIVIO GHIRINGHELLI - 15/01/2021

nasrNasr Hamid Abu Zayd (1943-2010), pensatore e filosofo egiziano, avversato per apostasia e costretto all’esilio, quindi docente in Olanda presso le Università di Leida e Utrecht, offre del Corano e dell’Islamismo una lettura storicistica. Il Corano è per lui eminentemente un testo (nasr in arabo), se ci si riferisce alla composizione (textus, in latino evidenzierebbe soprattutto la struttura e la costruzione). Nella storia purtroppo il concetto di nasr è stato purtroppo fossilizzato, proibita l’interpretazione. Abu Zayd ravvisa nel Corano potenzialità di contenuti (normative, etiche, sociali, teologiche, narrative, artistiche), ma soprattutto linguisticità e storicità, espressione di una determinata cultura e realtà sociale, politica, antropologica. Zayd si pronuncia a favore della dottrina mutazilita (fiorita dal IX al X secolo), per cui la parola divina non è eterna, ma creata nel tempo. Autorizza il libero arbitrio, la legittimità del raziocinio in materia di verità di fede, nega l’esistenza di attributi eterni di Dio e dell’eternità del Corano. Va separata la religione dallo Stato. Il Corano è un accidente della manifestazione della parola di Dio; con la rivelazione è entrato nella storia, anche se non è negata l’origine divina. Per lo statuto epistemologico specifico il senso è stabile, ma come sistema di norme eterne è stato mummificato. Dio e l’uomo si sono messi invece in connessione e comunicazione diretta. Zayd sottolinea soprattutto l’aspetto simbolico o allegorico.

Più che un nasr il Corano è un discorso: struttura aperta con diverse opzioni secondo le diverse situazioni in cui è stato rivelato. Si vedano gli incitamenti alla guerra, ma anche alla pace. È essenzialmente un dialogo e dibattito con riflessioni etiche e morali, suggerimenti teologici, prescrizioni comportamentali. Nel confronto di cristiani ed ebrei si pone sul piano della necessità e della contingenza storica, aperto alla negoziazione. Non così si pronuncia per quanto riguarda pagani e politeisti. Gli ebrei, ricettori della rivelazione, eletti popolo di Dio, hanno tradito la fiducia riposta in loro, sono perciò dichiarati in molti luoghi accaniti avversari, abbandonati e destinati alla perdizione. Contro Maometto gli ebrei hanno dimostrato prima dileggio e poi tradimento. È sempre necessaria una contestualizzazione.

Abu Zayd si richiama ad Averroè, per cui si colgono tre livelli nel Corano: la forma esteriore o poetica (khatabi) per le masse; quella argomentativa (jadali) per i teologi e la forma filosofica (burhani). Abu Zayd sostiene che il Corano va liberato da ogni integralismo, dalle stratificazioni interpretative accumulatesi nei secoli, oscurando e soverchiando il significato più autentico. Deve intervenire l’impegno della coscienza individuale nella ricerca della libertà e della giustizia. Va esercitato il pensiero critico, la libera espressione del cittadino. Per quanto concerne l’eredità il Corano parla solo della moglie e non delle mogli, non solo del figlio maggiore come erede, ma di tutti i figli, figlie e moglie. Del matrimonio si sottolineano la serenità e l’amore. La donna non è mercificata come nella sharia (che si esprime secondo norme medioevali). È sancita la dignità dei diritti umani. La visione è antidogmatica e pluralista.

Di Abu Zayd si consulti Testo sacro e libertà. Per una lettura critica del Corano, Marsilio, Venezia 2012.

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