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Zic & Zac

VERA GLORIA?

MARCO ZACCHERA - 22/01/2021

autoIn campo ambientale si danno per scontate delle certezze che forse così scontate non sono. Fermo il desiderio di tutti di salvaguardare l’ambiente e che siano effettivamente le emissioni di CO2 a moltiplicare l’effetto serra (e quindi il riscaldamento del pianeta) occorre capire se gli interventi umani per ridurle si concretizzino in atteggiamenti veramente “virtuosi”.

È il caso – per esempio – delle auto elettriche che a prima vista sembrano la soluzione ideale: non inquinano, non sono rumorose, permettono di non consumare combustibili fossili e quindi appaiono più “ecologiche” rispetto a diesel e benzina.

Eppure l’elettrico non decolla, anche per costo esorbitante dei modelli, ma soprattutto perché fino ad oggi la ricarica e l’autonomia non sono ottimali.

È ora però di cominciare a chiedersi se davvero la scelta sia la più sensata, perché un conto è l’ibrido – ovvero un motore a combustibile che sfrutti l’energia cinetica autoprodotta soprattutto quando è il momento di basse prestazioni – un altro è costruire milioni di veicoli elettici per uso generalista.

Forse un domani sarà diverso, ma oggi bisogna considerare che qualcuno deve comunque produrre questa energia e va tenuto conto che la gran parte dell’energia elettrica nel mondo è tuttora prodotta da centrali termiche, ovvero bruciando carbone, gas e gasolio.

Certo, se si utilizzasse maggiormente l’energia nucleare l’elettricità sarebbe più competitiva ed economica, ma il dibattito nucleare ha detto “stop” alle centrali e questo è un dato di fatto.

Non solo: le auto elettriche necessitano di batterie ma produrre costa e inquina, smaltirle e distruggerle è anche peggio e pure questo è (e sempre di più lo sarà) un costo ambientale spaventoso.

C’è poi un ulteriore problema, di cui non si parla: le materie prime per costruire le batterie (cobalto, nichel, litio) sono quasi tutte in mano alla Cina che ha in concessione quasi il 90% dei giacimenti mondiali e controlla anche il know-how del processo industriale.

Pechino ha silenziosamente colonizzato anche il Congo (Zaire), che è il più grande produttore di cobalto al mondo, ed ha strappato contratti decennali di sfruttamento anche in Sud America.

Si è portata avanti con l’elettrico perché – non avendo grandi produttori di automobili e dovendo ridurre l’inquinamento nelle grandi megalopoli cresciute a dismisura per effetto delle transizioni demografiche dalle campagne – ha puntato da subito sullo sviluppo dell’elettrico.

Da anni i cinesi investono d’altronde anche sulle batterie per la domanda di prodotti di elettronica di largo consumo – smartphone, tablet, pc – di cui è diventata la fabbrica del mondo. La Foxconn, con sede a Shenzhen è lo storico fornitore di Apple, Amazon, Hp, Microsoft, Sony, BlackBerry.

Peccato che nessuno approfondisca con maggiore attenzione scientifica queste tematiche e ci spieghi un po’ meglio il guaio in cui – sulle onde dell’entusiasmo “verde” – stiamo andando a cacciarci.

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