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Pensare il Futuro

NO AL NUCLEARE

MARIO AGOSTINELLI - 29/01/2021

?????????Venerdì 22 Gennaio in giro per l’Italia sono suonate a mezzogiorno le campane a festa: non solo da molti campanili, ma anche da torri municipali che avevano colto l’invito di molte organizzazioni pacifiste. Pochi forse se ne sono accorti in Lombardia, dato che tutte le Tv e i giornali erano alle prese con le patetiche polemiche di Fontana sui numeri del Covid, che avrebbero fatto cambiare da rosso a arancione il colore della nostra regione.

Invece questo giorno di inizio 2021 passerà alla storia: finalmente entra in vigore il Trattato per la proibizione delle armi nucleari.

Dopo un decennio di impegno dell’ICAN, già Nobel per la Pace 2017, la campagna internazionale può registrare un primo decisivo successo: finalmente la maggioranza delle nazioni del mondo ha adottato il TPAN proposto in sede ONU, uno storico accordo globale per vietare le armi nucleari e che prevede l’adozione di “accordi di salvaguardia” (safeguards agreements) da definire con l’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (International Atomic Energy Agency -IAEA) di Vienna, ai fini di scoraggiare la diffusione delle armi nucleari attraverso l’individuazione tempestiva dell’abuso di impiego di materiale o tecnologia nucleare. Tra i 51 Stati che hanno ratificato il Trattato c’è un grande assente: l’Italia.

È stata inviata una lettera aperta di IALANA Italia (Associazione internazionale di avvocati contro le armi nucleari) al Presidente del Consiglio Conte che invita le autorità preposte a firmare e ratificare il Trattato adottato in sede ONU nel 2017 con 122 voti favorevoli, ottenendo nello scorso ottobre la ratifica da parte del cinquantesimo Stato, necessaria per il suo perfezionamento.

Anche se l’Italia non ha partecipato a nessuna di queste fasi, il Trattato diviene moralmente vincolante per tutti gli Stati membri dell’ONU. Questo rende ancora più grave la nostra assenza nel procedimento di formazione del Trattato stesso visto che appare perfettamente coerente con l’articolo 11 della nostra Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. È evidente l’incongruenza, “il vulnus” di mantenere sul nostro territorio 40 bombe nucleari americane dislocate tra Aviano e Ghedi: la presenza di questi ordigni vìola la nostra Costituzione e il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari sottoscritto dall’Italia nel 1975. Con la pandemia e la crisi climatica siamo ad una svolta per il consorzio umano: il disarmo nucleare universale come diritto dell’umanità intera a vivere in pace senza la paura della catastrofe nucleare nel rispetto della nostra madre terra.

Lo scoglio maggiore è l’opposizione degli Stati Uniti e della NATO, che hanno preso le distanze puntando il dito sull’assenza di un credibile meccanismo di verifica e giudicando i nuovi accordi destabilizzanti del regime di non proliferazione.

Tutti i paesi dell’Alleanza si sono infatti astenuti dal voto, unitamente alle potenze dichiaratamente nucleari. Ma si tratta di una scusa.

In realtà le misure che il TPAN prevede in tema di verifica sono più stringenti di quelle del NPT e la contrarietà dell’Alleanza nasce, piuttosto, dalle conseguenze che si avrebbero sul piano politico e militare per i paesi della NATO, in possesso di ordigni nucleari allestiti per l’attacco.

Prima dell’adozione del Trattato, le armi nucleari erano le uniche armi di distruzione di massa non soggette a un divieto totale. Il nuovo accordo colma una significativa lacuna nel diritto internazionale. Vieta alle nazioni di sviluppare, testare, produrre, possedere o minacciare di usare armi nucleari, o permettere che armi nucleari siano stazionate sul loro territorio. Vieta inoltre loro di assistere, incoraggiare o indurre chiunque a impegnarsi in una qualsiasi di queste attività. Una nazione che possiede armi nucleari può aderire al trattato, a condizione che accetti di distruggerle in conformità con un piano legalmente vincolante e limitato nel tempo. Allo stesso modo, una nazione che ospita armi nucleari di un’altra nazione sul suo territorio può aderire, a condizione che accetti di rimuoverle entro una scadenza specificata.

Un trattato di natura permanente e legalmente vincolante per le nazioni che vi aderiranno.

In una situazione drammatica come l’attuale, in cui si riflette sui guasti irreversibili dell’Antropocene, occorre che anche e soprattutto i giovani, già in allarme per la emergenza climatica, concorrano a costruire una consapevolezza della minaccia nucleare che fa parte delle terrificanti e contradditorie assurdità del tempo presente. Di nuovo Greta e Francesco insieme, per uno sguardo limpido allarmato e mite sul futuro

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