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Libri

GIOIELLO VERDE

CESARE CHIERICATI - 05/02/2021

villaNei giorni di vigilia del Natale 1972, il 21 dicembre per l’esattezza, i varesini appresero dalle cronache locali che Villa Toeplitz era stata acquistata dal Comune. Solo i residenti di Sant’Ambrogio Olona, di Robarello, di Fogliaro, di Velate e pochi altri sapevano di quella lussuosa dimora da troppi anni addormentata in fondo a Via Giambattista Vico, dietro i nobili ferri battuti di una imponente cancellata. Quelli del centro cittadino e delle Castellanze invece ne ignoravano quasi l’esistenza. E poi via quel nome straniero un po’ intimidiva. In effetti molti si chiesero per quale ragione si dovessero spendere fondi pubblici – parecchi milioni di lire di allora – per acquistare quel mezzo castello appollaiato sotto il Sacro Monte. Fu invece un’operazione lungimirante e di ampio respiro a ventiquattro anni (1948) dall’acquisizione da parte di Palazzo Estense di Villa Mirabello le cui pendici, su via Sant’Antonio e via Coppelli, avevano pericolosamente ingolosito alcuni immobiliaristi di Milano.

La stessa cosa stava avvenendo per Villa Toeplitz e per il Parco Ponti provvidenzialmente comprato dalla Camera di Commercio, già nel 1961, scongiurando nuovi vulnus da cemento selvaggio. Acquisire pure la Toeplitz fu un colpo d’ala coraggioso in un momento molto propizio alle insensatezze edilizie e alle cosiddette valorizzazioni/speculazioni. Per la città fu un nuovo tassello costitutivo di un patrimonio di parchi pubblici che oggi ha pochi eguali in Italia. Nel 1968 si era infatti arricchito di Villa Augusta a Giubiano cui seguirono nell’81 il Parco Mantegazza a Masnago e nel 2001, sempre nel fortunato rione, Villa Baragiola e infine Villa Mylius donata nel 2007 dalla famiglia Cattaneo. Nel frattempo il FAI aveva ereditato nel 1996 la prestigiosa Villa Panza a Biumo Superiore.

Nell’insieme tutte splendide opportunità per la città, ma anche un’eredità onerosa non facile da gestire sia dal profilo conservativo sia da quello della valorizzazione funzionale e culturale di questi gioielli verdi. E proprio in questa direzione va ora il prezioso volumetto, a firma Bruno Belli, “Villa Toeplitz” di Varese: espressione d’ “ecclettismo” tra vita e arte, Associazione mazziniana di Varese editore. Disponibile da alcune settimane si rivela a chi lo accosta come una guida preziosa, accuratissima e per molti versi inedita, alla storia della dimora di Sant’Ambrogio. Sullo sfondo la Varese della villeggiatura che muove i primi passi nella seconda metà del XVII secolo e che si esaurirà dopo la fine della prima guerra mondiale. Una lunga stagione in cui il territorio, grazie anche a imprenditori lungimiranti, si attrezza con prestigiosi alberghi, ville immerse in sontuosi giardini, tramvie e funicolari, caffè e teatri. Il tutto agevolato dalle due nascenti linee ferroviarie: Milano –Gallarate –Varese (9 agosto 1865) e le Nord (1886) che avvicinarono ancora di più la capitale lombarda alle Prealpi. Un legame rafforzato nei primi anni venti del novecento dalla costruzione dell’Autostrada dei Laghi (1924), un omaggio all’emergente motorizzazione, finanziata dalla Banca Commerciale italiana della cui nascita fu protagonista proprio Jòzef Toeplitz, figlio di una ricca famiglia ebraica di Varsavia approdato in Italia nel 1891 e diventato in pochi anni un manager finanziario di primo piano. La villa la acquisì nel 1914, quando già era al vertice della Banca Commerciale italiana nata da un sodalizio di capitali tedeschi, svizzeri, francesi e italiani. Negli anni seguenti nonostante la freddezza, peraltro reciproca, con il regime fascista che puntava al controllo dei gangli vitali della finanza, rimase in veste di amministratore delegato e poi di vicepresidente della Comit fino al 1934 quando si ritirò a Sant’Ambrogio. Dal 1918 si era unito in matrimonio con Edvige Stanislawa Mrozowska, polacca di Janowice figlia di ricchi proprietari terrieri, donna di lettere, di arti, di teatro e instancabile viaggiatrice con una particolare predilezione per l’Oriente. Fu lei a dare lustro architettonico e botanico alla villa anche con il concorso del mitico giardiniere Quinto Brilli. Ceduta la proprietà alla famiglia Mocchetti di Legnano, l’ex attrice polacca si trasferì nel 1945 in una villa di Bosto dove, il 21 luglio 1966, si congedò dalla vita.

Con grande accuratezza storiografica e attenzione scrupolosa ai minimi dettagli, Bruno Belli accompagna i lettori alla scoperta dei due protagonisti di questa affascinante storia, Edvige e Jòzef, della loro Villa e del Parco tornato finalmente a buoni livelli di manutenzione grazie agli investimenti promossi negli ultimi due anni dall’Amministrazione comunale.

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