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ONORE A LUI

MARGHERITA GIROMINI - 19/02/2021

Enrico Bonfanti, a sinistra, conferisce la cittadinanza onoraria a Charles Poletti, nei giardini di Palazzo Estense, 1945 (da Wikipedia)

Enrico Bonfanti, a sinistra, conferisce la cittadinanza onoraria a Charles Poletti, nei giardini di Palazzo Estense, 1945 (da Wikipedia)

C’è un vicolo con il fondo di acciottolato, nel cuore antico di Sant’Ambrogio, il cui nome ricorda l’uomo che fu sindaco di Varese dal 1945 al 1946: Enrico Bonfanti, che avrebbe meritato una maggiore visibilità soprattutto per il ruolo affidatogli nel periodo della complessa gestione del ritorno alla democrazia dopo il ventennio fascista.

Aveva 44 anni quando fu nominato sindaco di Varese dal CLNAI (Comitato Liberazione Nazionale dell’Alta Italia), nell’intermezzo temporale che avrebbe condotto al ripristino delle libere elezioni democratiche.

Per rimediare a questa marginalità la sezione varesina dell’Istituto Calogero Marrone ha proposto al Comune che a Bonfanti venga intitolato il cortile d’onore di Palazzo Estense.

Da appassionato e sincero antifascista il primo sindaco della Varese liberata fece approvare dal Consiglio comunale la riabilitazione di Marrone, già capufficio dell’Anagrafe varesina che nel 1944, durante l’occupazione tedesca, era stato sospeso dal servizio dal Podestà Cappelletti per aver collaborato con la rete di aiuto agli ebrei in fuga verso la Svizzera. Arrestato e inviato al lager di Dachau, Marrone vi morì due mesi prima della Liberazione.

A breve l’Amministrazione comunale varesina, che ha accolto la richiesta dell’Istituto Marrone, attuerà questo riconoscimento che va ad aggiungersi a quello già esistente.

Così Bonfanti sarà ricordato nel cuore della città, nella sede del Municipio dove operò fino al marzo 1946. E i varesini potranno incontrare la vicenda umana di concittadino coraggioso a cui fu riconosciuto l’impegno di tanti anni spesi a combattere contro il fascismo.

Bonfanti era un operaio pellettiere che aveva frequentato le scuole fino alla sesta classe; di fede comunista, a causa delle sue battaglie contro il regime scontò carcere, confino ed esilio in terra straniera.

Nel 1927, in quanto capocellula del locale Partito Comunista, fu arrestato per cospirazione e attività sovversiva. Condannato a cinque anni di carcere che scontò in diverse città italiane, rifiutò la grazia che era stata richiesta dalla madre e per la quale si erano espressi favorevolmente anche la polizia e i carabinieri di Varese.

Conclusa la detenzione fu sottoposto a un ulteriore processo politico che gli costò l’invio a Ventotene.

Nel 1933, prosciolto dal confino nella ricorrenza del decennale del fascismo, riparò in Svizzera e poi in Francia dove proseguì con un’intensa attività politica che lo vide volontario nella guerra di Spagna a fianco delle Brigate Internazionali contro le truppe franchiste.

Seguirono gli anni tumultuosi della Seconda guerra mondiale durante i quali fu internato in Francia e in Belgio. Rientrato in Italia fu nuovamente arrestato e condannato al confino perché “combattente antifranchista in Spagna”.

Alla caduta del fascismo Bonfanti tornò a Varese e qui si unì ai partigiani della 121a Brigata Garibaldi Walter Marcobi, attiva nella zona.

Esistono poche immagini di questo uomo semplice e minuto, divenuto sindaco per volontà unanime degli antifascisti varesini che, pur appartenenti a diverse aree politiche, insieme avevano contribuito alla Liberazione.

Una fotografia ritrae Bonfanti il 23 luglio del 1945, giorno in cui Varese accolse il colonnello Usa Charles Poletti, italo americano di madre varesina, punta di diamante degli Alleati in Italia, a cui venne conferita la cittadinanza onoraria. Accanto al Sindaco si vedono il presidente del CLN Camillo Lucchina, il prefetto Carlo Tosi, gli assessori Alfredo Brusa Pasquè e Eugenio Maroni Biroldi.

Dopo l’esperienza amministrativa Bonfanti si ritirò dalla vita politica attiva.

Morì nel 1964 all’età di 63 anni.

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