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Parole

PIÙ CORAGGIO, PIÙ CUORE

MARGHERITA GIROMINI - 26/02/2021

bianchi

Il ministro Bianchi

In questo periodo le riflessioni sull’organizzazione della scuola prescindono per forza di cose dalle tante variabili che su di essa incombono. Come l’andamento dei contagi nelle scuole o la temuta diffusione delle varianti covid a cui potrebbe seguire la possibilità di nuovi lock down regionali o nazionali.

Certo è che nel caso di un serio peggioramento del quadro pandemico, il dibattito sul tema scuola sarebbe sopraffatto dall’urgenza di garantire prioritariamente la salute a studenti e famiglie oltre che alla comunità intera.

Vorrei esprimere un parere sulla proposta di prolungamento delle lezioni avanzata dal presidente Draghi e abbracciata, ma solo in un primo tempo, dal Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.

Draghi aveva appena accennato all’ipotesi di garantire agli studenti un’ulteriore quantità di tempo scuola per rimediare alla secca perdita di ore in presenza causata dall’altalena di aperture e chiusure che dalla fine di ottobre hanno caratterizzato questo travagliato anno scolastico.

A reagire negativamente sono stati per primi i sindacati della scuola, tutti senza distinzione, che sono partiti all’immediato contrattacco.

Il neo ministro Bianchi si è affrettato a precisare che la sua adesione alla proposta di Draghi era interlocutoria, niente di prestabilito o di obbligatorio: espressioni che in politichese stanno per “il personale della scuola stia tranquillo, non se ne farà nulla”.

Le opposizioni al progetto sono state numerose; sono arrivate da più parti, più o meno con questa sequenza:

  • i sindacati e singoli insegnanti dichiarano che non ha senso per la scuola parlare di quantità, ciò che conta è la qualità. Quindici giorni in più non fanno la differenza; la didattica a distanza, la famigerata DAD, ha funzionato benissimo, tant’è che i programmi scolastici risultano regolarmente svolti e il disagio degli adolescenti è sotto controllo.
  • i ragazzi delle scuole superiori non hanno tardato a farsi sentire per precisare che hanno già lavorato a sufficienza.
  • i genitori si sono posizionati su due diversi gruppi di pensiero: la fazione più numerosa non vuole sottoporre i figli al prolungamento delle lezioni dopo mesi di fatica consumata davanti a uno schermo. Sull’altro versante stanno i pochi favorevoli che confidano nella possibilità di prolungare l’anno scolastico per ridurre sia pure di poco l’annoso problema di dove collocare i figli più piccoli.
  • gli operatori turistici in allarme hanno precisato che almeno la seconda metà del mese di giugno è il sacro periodo di vacanza al mare per le famiglie con figli. Comprensibile che, avendo alle spalle lunghi mesi di inattività, il turismo conti i giorni che ci separano dall’avvio della stagione balneare.
  • i dirigenti scolastici sono apparsi più possibilisti, ma solo per poco. Per evitare scontri e fraintendimenti con la classe docente e con i sindacati, si sono affrettati a precisare quante e quali difficoltà potrebbero rendere impraticabile la proposta, pure valida, di prolungare l’anno scolastico fino al 30 giugno. Difficile poi organizzare la scuola in concomitanza con gli esami finali delle medie e con avvio della maturità. Per non parlare delle aule troppo calde durante un mese estivo considerando che al momento mancano i condizionatori.

Una possibile risposta alla richiesta del Governo è stata individuata: a scuola fino al 30 giugno si sarebbero potuti mandare i bambini!

La scuola primaria non ha esami finali pertanto il prolungamento delle lezioni potrebbe offrire ai più piccoli un ulteriore periodo di socializzazione.

Senza sottolineare il fatto che a questa fascia d’età, e solo a questa, sono state garantite le lezioni in presenza per tutto l’anno e quasi dovunque nel paese.

Può darsi che io esageri mostrandomi scandalizzata da questa quantità di opposizioni.

Ma mi sarei aspettata una società dove tutti, ma proprio tutti, sono disposti a dare una mano al proprio paese soprattutto in circostanze di pesanti difficoltà.

Sarebbe consolante vivere in una società dove anche gli insegnanti, come il personale sanitario impegnato per lunghi mesi e per dodici ore al giorno senza riposi e senza ferie, siano disposti a impegnarsi ulteriormente per sostenere la “propria” scuola, che è sistema in difficoltà da anni e ancora più in crisi in questa pandemia; una società dove i dirigenti scolastici, anziché indebolire le ragioni della proposta governativa, provino a far fronte all’impresa “straordinaria” di offrire a una generazione sacrificata dalla pandemia un supplemento di istruzione.

Che cosa chiedo alla scuola?

Più coraggio e più cuore.

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