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Artemixia

PACCO DI VITA

LUISA NEGRI - 12/03/2021

LA CAREZZA DELLA MEMORIALa letteratura del Covid annovera un nuovo libro La carezza della memoria (Bompiani, 2021). L’autore è Carlo Verdone che, frugando tra le vecchie fotografie ritrovate in uno scatolone dimenticato, ha affondato mani e cuore nei ricordi di una vita. Offrendoci, attraverso istantanee e paralleli racconti, tanti spezzoni della sua affollata biografia. Lo scritto corre dal 10 marzo al 25 dicembre 2020, un periodo di solitudine e paura per tutti. Che lui ha affrontato a colpi di ricordi.

Non è la prima volta che il regista conduce i suoi estimatori, già compagni di viaggio nell’esilarante filmografia verdoniana, sui passi perduti di un’esistenza vissuta tra ironia e melanconia. Chi ha letto “La casa sopra i portici” è già entrato nelle stanze della sua vita. Ne ha conosciuto gli ‘interpreti’, cioè gli amici, i familiari, i compagni di lavoro e di scorribande giovanili, i protagonisti del mondo del cinema raccontati con gli stessi toni ‘cromatici’ e musicali- cari al narratore. E molti di loro li ritroviamo: il fratello Luca, studente modello e giovane appassionato di musica e di teatro, e complice di Carlo, la madre, presenza dolce e protettiva della famiglia, andata via troppo presto, l’austera e più bersagliata figura paterna. Il professor Verdone, insegnante autorevole e tutto d’un pezzo -chi non ricorda la bocciatura inflitta al figlio esaminando, raccontata più volte dall’interessato nei particolari- è stato l’ispiratore di molte figure di docenti colti, francamente un po’ pedanti, presenti nella tipologia narrativa dell’artista-regista.

Lo stimato docente, illustre esperto di cinema, dovette affrontare l’esame per la patente almeno sei volte, così ci racconta l’autore. La sua prima uscita da fresco guidatore fu disastrosa e si concluse con un incidente in cui fu coinvolto Carlo, per fortuna senza conseguenze. Nonostante le paure dei famigliari per la persistente incapacità d’ordinario pilota, papà Verdone riuscirà infine a condurre la sua agognata Millecento nera tra il traffico congestionato della Capitale. A volte anche da città a città. Con determinazione eroica sua, ma soprattutto di chi lo accompagnava nei viaggi.

Per i nostalgici degli anni Sessanta, i nati nel dopoguerra, rivive un mondo che Verdone continua a restituirci con affetto. I toni sono a volte esilaranti, a volte di ironia bonaria, ma sempre venati di nostalgia per momenti e persone che non torneranno più. I tanti racconti, accompagnati ciascuno da una vecchia istantanea che dà l’input alla narrazione, ci parlano dei figli, la piccola Giulia e l’adolescente Paolo, degli amici, di case e luoghi di lavoro, di cinema e teatri, di oggetti conservati con gelosia dal protagonista. Persino di un pacco di lettere che nasconde il mistero di un grande amore mai svelato.

È il caso del racconto di Stella, amante nascosta di un notissimo personaggio. In punto di morte chiede di conoscere il regista- è stata sempre spettatrice entusiasta dei suoi film- per confidargli il segreto di una vita.

Gli farà anche dono delle ardenti lettere, ricevute per anni dal suo segreto amante, un uomo sposato, al quale mai avrebbe chiesto di sacrificare per lei la sua immagine pubblica di persona perbene.

La vicenda fa il paio con una seconda, delicata storia d’amore- mai raccontata ad altri dai due protagonisti. Ma questa volta il giovane ‘lui’ è lo stesso Carlo. Lo vediamo in una foto in bianco e nero, i capelli al vento, ritratto da Maria F. sul grande terrazzo della casa sopra i portici. Dove i due si sono amati un’ unica e ultima volta, prima della partenza di lei. Maria è una giovane ragazza di vita che vuole affrancarsi dal suo passato. Ci riuscirà proprio grazie alla ritrovata stima di se stessa, dopo l’incontro con Carlo, ragazzo innamorato e perbene. Gli farà sapere due anni appresso, neo-madre di due gemelli, del suo nuovo percorso di vita. Ma senza mai cercarlo di persona.

Affiorano ricordi e volti di alcuni colleghi attori come Massimo Troisi, Francesco Nuti e Paolo Poli, giovanissimi compagni di gavetta e di lavoro, in teatro e in televisione. Ma anche di vecchie glorie, ormai sul viale del tramonto. Un ormai sbiadito Macario lo incontra e gli augura quell’avvenire che farà caro il giovane a un rinnovato pubblico. Fu poi dagli studi torinesi della Rai, con la regia di Enzo Trapani, che il successo del ragazzo ‘acqua e sapone’, del ‘coatto di periferia’, del ‘pedante intellettuale’ imboccò la strada per il palcoscenico. E a seguire quella del cinema, grazie ai consigli di Sergio Leone che porteranno al boom di Un Sacco bello e Bianco rosso e verdone.

Fanno da sottofondo ai ricordi le musiche preferite: dal prediletto Jimmy Hendrix a Pete Townshend, la cui foto con autografo dà l’avvio a un altro dei racconti. L’amore di Verdone per la musica e per il vecchio vinile -ne è collezionista storico- affiora anche nel ricordo dei concertoni e dei festival di poesia sul litorale romano, quello tra Anzio e Sabaudia caro a Fellini, Pasolini e soprattutto Moravia, che nella sua casa affacciata sulla spiaggia trovava ispirazione per romanzi e racconti.

I mitici happenings si chiusero nello sfascio di un palco -era il giugno del 1979 a Castelporziano- sotto il peso dell’irruenza di migliaia di giovani al seguito di William Burroughs, Ferlinghetti e Allen Ginsberg. Al tramonto di una gloriosa stagione, mixata di musica e cultura, di poesia e giovanile traccheggio.

Io vivo di ricordi -scrive l’autore- Il ricordo è sempre un conforto, una certezza, l’illusione di una vita che continua. È una carezza per l’anima. La prova che ho vissuto -non sono solo esistito- nello stupore continuo”.

 

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