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Cultura

DAS ORGELBŰCHLEIN

LIVIO GHIRINGHELLI - 12/03/2021

bach“Dove si offre a un organista principiante il metodo per sviluppare in tutte le maniere un corale, in cui anche possa perfezionarsi nello studio del pedale, perché nei corali che qui si trovano il pedale è trattato in modo strettamente obbligato”: è il titolo-invito elaborato posto innanzi a una raccolta rimasta incompleta rispetto al progetto originario databile all’agosto-settembre del 1717. Già nominato a Cohen, Bach non aveva ancora ricevuto la Dimissione dal Duca di Weimar. Si noti l’insolente ironia a istruirsi del manoscritto. La pubblica destinazione della dedica è rimasta nel cassetto inefficace fino al 1846. L’autografo giace nella Deutsche Staatsbibliotek di Berlino al n. P283 e si compone per la gran parte di composizioni attribuibili agli anni 1713-1714. Il quaderno in pelle che le raccoglie consta di 92 fogli con 182 facciate; di contro ai 46 corali composti BWV 599-644 (Liebster Jesu, wir sind hier fa registrare una doppia elaborazione) figurano in bianco 139 pagine. Quanto all’incompiutezza del piano e alla caduta di interesse Bach, gran cartolaio e grafico raffinato, sistematico nel concepire un suo progetto organico nel mondo dei corali, fa registrare in modo altrettanto tipico una natura emotiva e instabile. Al progetto smisurato non corrisponde la natura ardente, ma affaticata. Alla prima parte, ben legata alle date del calendario liturgico, sì da coprire l’intera serie delle feste dell’anno, fa seguito la seconda coi Corali della fede. Si sarebbe sentito impaniato nella monotonia e nella ripetizione? oppure il distacco dalla pratica liturgica avvenuto a Cohen col tuffo febbrile nella musica strumentale varrebbe a giustificazione?

Nella desolazione della guerra le comunità, specialmente le più piccole, non potendosi permettere il lusso di un coro istruito ripiegavano sull’espediente di un solo esecutore, che riassumesse le diverse voci e pilotasse l’assemblea domenicale. Poteva tornare comodo a Bach il fatto che nella chiesa non stazionasse la folla dei fedeli assetati degli usuali canti, bensì un piccolo stuolo di cortigiani plasmati dalle preferenze del loro signore.

Il contrappunto cantabile presenta una tendenza costante a spingere il cantus firmus verso le zone acute atteggiandosi a una melodia strumentale, che sembra alludere a un nuovo tipo di vocalità. Le voci intermedie elaborano un discorso contrappuntistico serrato e sofisticato, mentre il bassus, generalmente affidato al pedale, interloquisce con un agile sostegno ritmico, a volte ostinato, a volte concertante. Questa serie di modelli per l’organista principiante si trasforma nel modulo di una nuova musica. La melodia del corale ci appare quasi sempre un vero e proprio Lied affidato alla voce del soprano. Le parti interne e il pedale obbligato forniscono un accompagnamento che esprime il sentimento fondamentale.

Lo svolgimento unitario di questo accompagnamento caratteristico ci dà la misura dello stile maturo di Bach. Il preludio corale di Bach è il vero prototipo del Lied romantico. Siamo ben lontani dalla figura di Bach delineata dallo Schweitzer in poi di un autore “punto di arrivo”, a cui tutto conduce, ma da cui nulla si origina. Ognuno di questi pezzi contiene un motivo caratteristico tendente al simbolo, simbolo peraltro individuale e personale. La forma più umile, nata per l’edificazione patetica di plebi percosse dalle pestilenze e dalle guerre, diventa la più ricca di contenuto poetico nuovo. Il cromatismo che letteralmente dilania l’armonia in melismi sbalorditivi non nasce dal volontarismo effettistico: è la lingua poetica dell’anima. L’adagio è contemplazione e introspezione, esplorazione dell’ombra e del silenzio. Un filo educativo corre per tutta l’opera strumentale di Bach, a partire dall’Orgelbüchlein. Per Bach, come per ogni maestro di allora, insegnare a suonare era lo stesso che insegnare a comporre.

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