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Cultura

LE DONNE DI MARZO

RENATA BALLERIO - 12/03/2021

serao

Matilde Serao

L’inizio del terzo mese dell’anno, quello che ci ricorda la forza battagliera di Marte, invita a fare simbolicamente gli auguri a tantissime figure fondamentali della cultura. Alcuni esempi: Alessandro Manzoni, nato il 7 marzo del 1785, Michelangelo Buonarroti e Francesco Guicciardini, entrambi del 6 marzo, a pochi anni di distanza. E per rimanere in ambito italiano, perché non ricordare Pier Paolo Pasolini? Nato il 5 marzo del 1922, lo scrittore proprio da Guicciardini prese l’espressione che abbiamo fatto nostra, cioè il Palazzo, come simbolo del potere corrotto. L’elenco sarebbe molto più ricco. Per non essere fastidiosamente compilatori, vale, comunque, la pena ricordare una donna nata il 7 marzo 1856. Parliamo di Matilde Serao, nota ma non sempre sufficientemente apprezzata. Come si sa, nei secoli e negli anni, l’oblio è stato più crudele nei confronti delle donne e la Giornata Internazionale della donna ci fa fare, puntualmente, i conti anche con questo. Giornata e non festa come impropriamente viene definita.

Se donne valide stanno ricoprendo ruoli inimmaginabili fino a qualche decennio fa anche in campo economico, come la nigeriana Okonjo-Iweala alla guida del Wto, l’organizzazione mondiale del commercio, è altrettanto vero che le impietose statistiche segnalano come le donne stiano pagando in ambito lavorativo il prezzo più alto a causa del Covid. Niente di nuovo sotto il sole, si potrebbe dire. Parla una donna: diario femminile di guerra è il titolo di un libro di Matilde Serao, in cui si ricorda come durante la Prima guerra mondiale le donne pagarono un prezzo altissimo. Repetita non sempre iuvant.

Lo scoppio della Prima guerra mondiale – si legge sulla copertina del libro – irrompe e sconvolge l’esistenza di molte donne italiane costringendole a prendere il posto di lavoro dei loro fratelli, padri, mariti, figli occupati al fronte o invalidi di guerra. Alcune di loro si sostituiscono come operaie in fabbrica, braccianti nei campi, cuoche, medici, macchiniste, telegrafiste, dattilografe, tranviere; altre, come le crocerossine e le portatrici carniche, forniscono supporto e affiancamento ai soldati; altre ancora operano nelle associazioni femminili per la mobilitazione civile.

Si obietterà che la situazione è agli antipodi rispetto a quella odierna, che rischia di relegare ancora una volta la donna alla funzione di “cura familiare”. Funzione importante ma che non dovrebbe essere esclusiva della donna.

Magari, anche senza rileggere il libro della Serao, raccolta di articoli pubblicati sul quotidiano “ Il Giorno”, tra il 1915 e il 1916, ricordare che una donna, giornalista, seppe dare una lettura dei fatti, assumendo il non scontato punto di vista femminile può farci solo bene. Spesso si dice che per scrittori e artisti quello che conta sono le loro opere e meno la loro biografia. Parzialmente vero e decisamente poco opportuno per Matilde. La sua storia, magistralmente raccontata da Anna Banti, non è facile da riassumere.

Scrisse numerosissimi romanzi, il più celebre “Il ventre di Napoli”: titolo non molto originale per quegli anni – siamo alla fine dell’Ottocento. Basti, infatti, pensare a Il Ventre di Parigi di Emile Zola o a il Ventre di Milano dello scapigliato Cletto Arrighi. Importante è, invece, quanto scritto nell’incipit. Voi non lo conoscevate, onorevole Depretis, il ventre di Napoli. Avevate torto, perché voi siete il Governo e il Governo deve saper tutto. Non sono fatte pel Governo, certamente, le descrizioncelle colorite di cronisti con intenzioni letterarie, che parlano della via Caracciolo, del mare glauco, del cielo di cobalto, delle signore incantevoli e dei vapori violetti del tramonto: tutta questa rettorichetta a base di golfo e di colline fiorite, di cui noi abbiamo già fatto e oggi continuiamo a fare ammenda onorevole, inginocchiati umilmente innanzi alla patria che soffre …. Coraggioso messaggio politico di allora. Messaggio di una donna, scrittrice e giornalista. Anzi la prima donna italiana ad aver fondato e diretto un quotidiano, Il Corriere di Roma. È vero: lo fece con suo marito ma a lei si devono molti meriti. Eppure non ebbe mai il pieno successo, come testimonia il fatto che fu più volte candidata al Nobel ma ostacolata da Mussolini, in quanto lei si era schierata a favore della pace. Quindi anche se solo simbolici, tanti auguri alla donna che fu Matilde Serao.

E magari per inciso ricordare che sempre a marzo si festeggia un altro compleanno: la prima uscita de Il Corriere della Sera. Era il 5 marzo 1876, domenica di quaresima. Senza, però, dimenticare che la moglie del fondatore era anche lei una giornalista: Maria Antonietta Torriani, discretamente femminista.

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