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Società

ALFIERI DI SPERANZA

GIOIA GENTILE - 19/03/2021

alfieri“Saper soffrire è una condizione per essere felici” sostiene Aldo Cazzullo sul Corriere dell’11 marzo, riferendosi ai ragazzi costretti a non andare a scuola durante quasi tutto quest’anno scolastico. È un’affermazione che condivido.

Si è parlato e scritto molto sul disagio giovanile provocato dalla chiusura delle scuole. Ne scrissi anch’io, tempo fa su queste pagine, andando controcorrente e domandandomi se la situazione non potesse essere vissuta dagli adolescenti come un’occasione per crescere. Invece sento sempre più spesso considerazioni pessimistiche e appelli a ritornare alla didattica “in presenza”: appelli sacrosanti, che però mi sembrano intempestivi mentre apprendo che le terapie intensive cominciano ad accogliere anche bambini.

Qualche giorno fa, per fortuna, ho scoperto che 28 ragazzi tra i 9 e i 18 anni sono stati nominati Alfieri della Repubblica per le attività svolte durante l’anno appena trascorso – e non solo – nonostante la pandemia: una ventata d’aria fresca, la dimostrazione del fatto che i giovani sanno essere molto più propositivi di noi. C’è la ragazzina di 9 anni che legge on-line un libro ai suoi compagni di scuola e quella che addirittura un romanzo lo scrive. C’è la diciottenne costretta su una sedia a rotelle, che è abilissima nel pilotare droni e nel produrre originali filmati. Ci sono i ragazzi che i banchi monoposto se li sono costruiti da soli (rinunciando a quelli a rotelle e dimostrando molto più buon senso dei politici) e tutti coloro che si sono offerti volontari per aiutare anziani soli. Ci sono adolescenti premiati per essere riusciti a superare difficoltà di relazione proprio in un periodo di distanziamento e isolamento. Non so voi, io li trovo commoventi. Alfieri di speranza per tutte le generazioni di adulti che per lo più hanno continuato a compiangerli.

Non voglio fare confronti– anche se ne avrei la tentazione – tra il modo in cui hanno saputo reagire all’isolamento e il comportamento di coloro che hanno creduto di esorcizzare la pandemia con l’aperitivo del sabato sera o con le risse in piazza. Il problema è complesso e non sarebbe possibile analizzarlo in poche righe. Non intendo neppure ritornare sulla questione del disinteresse che la classe politica da anni sta dimostrando nei confronti della scuola e su come sarebbe meglio che i ragazzi a scuola ci andassero di persona: considerazioni tanto ovvie che ripeterle diventerebbe stucchevole.

Rifletto solo su un fatto: i nuovi Alfieri hanno dimostrato che anche in età giovanissima si può avere la forza per affrontare le difficoltà e, addirittura, per trasformarle in opportunità. Il loro esempio può essere per gli altri una motivazione e uno stimolo. Il compito di noi adulti è quello di sostenerli, di soffrire con loro, se necessario, e di aiutarli a capire che “soffrire è una condizione per essere felici”. Non perderanno la speranza se saremo capaci di non spegnerla, come invece spesso facciamo proiettando su di loro le nostre ansie.

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