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Artemixia

POESIA DELLA SALUTE

LUISA NEGRI - 26/03/2021

cairoliDa diversi anni, sono ormai tre decenni, esce un giornale dell’Associazione Amici del Liceo Classico Ernesto Cairoli di Varese. A volerlo far nascere era stato un gruppo di insegnanti, in testa il professor Raimondo Malgaroli, il preside Livio Ghiringhelli e la professoressa Ebe Comotti, che desideravano creare un legame duraturo tra gli ex allievi e il loro liceo. Quello in cui si erano formati e avevano conquistato il diploma comprovante, come si diceva allora, la raggiunta maturità. Che non era un passepartout per presentarsi al mondo del lavoro, ma l’attestato di un percorso solido e serio.

E tale era stato sempre il liceo classico varesino intitolato al nome dell’eroe risorgimentale Ernesto Cairoli. Ne sono usciti docenti come Luigi Ambrosoli, Mario Talamona, Giampaolo Cottini, e uomini e donne di grande professionalità come Alfredo Ambrosetti, Giuseppe Spriano, Anna Bernardini, Daniela Mainini, e altri nomi eccellenti dei quali sarebbe lunghissimo l’elenco. A molti di loro è andato nel tempo il riconoscimento del Premio Il Cairolino che ogni anno viene assegnato a un ex alunno particolarmente distintosi in campo professionale.

Oggi presieduta da Oreste Premoli, ex allievo e già avvocato del Foro ambrosiano, al quale va il merito di averla fatta decollare nel tempo, l’Associazione si distingue anche per il suo impegno nell’assegnazione di diverse Borse di studio intitolate ad ex insegnanti o allievi purtroppo scomparsi nel fiore degli anni.

Il giornale “Il Cairoli”, stampato dalla editrice Lativa di Gianandrea e Giuseppe Redaelli -anche loro cresciuti nelle aule del Cairoli- in tutti questi anni ha sempre affiancato l’Associazione, come strumento di informazione, di memoria storica di allievi e docenti e personaggi che hanno fatto la storia del Liceo.

Vi hanno collaborato e vi collaborano in tanti: dagli ex docenti agli ex allievi, alla tesoriera Dora De Bastiani, ad Alberto Bianchi e Licia Politi, ai preziosi consiglieri, al fotografo Carlo Meazza, agli insegnanti e studenti che ancora frequentano l’istituto di via Dante di cui è preside Salvatore Consolo. Tante voci dunque per una sola voce, quella di uno strumento cartaceo che ha fissato anni di studio e lavoro, di progressi e ostacoli. Quanti ricordi di allievi, presenti nei difficili anni della guerra, sono comparsi nelle sue pagine!

Ho avuto il compito di occuparmi di questo giornale, semestrale che usciva in maggio e novembre, fin dal ‘91, quando mi chiamò Raimondo Malgaroli. Era in cerca di qualcuno che avesse titolo per firmare da giornalista. Essendo pubblicista lo potevo fare. Ma, avendo lavorato solo da “esterna” per alcuni giornali, rifiutai al momento la proposta. Non conoscevo ancora l’arte dell’impaginare, non sapevo proprio da che parte si cominciasse. Ho sempre cercato di dedicarmi solo a compiti che sapevo essere in grado di svolgere. La rassicurazione insistente di Malgaroli mi portò a capitolare alla seconda telefonata. Sapevo in ultima analisi di poter contare anche in famiglia -possibilità di cui mi avvalsi spesso all’inizio- sull’ esperienza di chi di giornali sapeva più di me.

In questi trent’anni il giornale si è sempre più allargato, da poche pagine siamo arrivati a riempirne una ventina. Ma non di più, come s’era invece osato a un certo punto: visti i costi della carta e della stampa che il periodico deve sostenere, nonostante la volontaria e disinteressata partecipazione di tutti gli aderenti all’Associazione e alla sua voce.

Non mi sarei permessa di uscire allo scoperto, parlando in prima persona di questa avventura che ancora continua, nonostante gli anni -e di questo giornale che sento un po’ ancora come un figlio- se nel lavoro appena iniziato per il numero di maggio non mi fossero venuti avanti, tra i primi articoli subito messi al sicuro per l’impaginazione, alcuni commenti. Dove si distilla il senso di un lavoro che racconta quanto sia sempre più importante sentire una voce. Presenza amica che varca il silenzio di questi chiusi giorni.

Pur datata e sopravvissuta agli inciampi che caratterizzano tante avventure come questa -un giornale e un’associazione che vanno avanti nell’abbraccio, nel ricordo e nell’attenzione ai giovani che percorrono la nostra antica strada di liceali- questa voce ha ancora un suo fine. Non solo nella voglia di farsi ascoltare.

E prendo allora a prestito le parole di Silvio Raffo, poeta e traduttore che tutti conosciamo, ex allievo e poi ottimo insegnante del liceo e da sempre fedele presenza del nostro giornale nel campo che più gli si addice: quello alto della poesia. Nell’offrire al giornale Il Cairoli una decina di suoi testi lirici inediti per il prossimo numero di maggio, Raffo richiama a una certezza: “…la certezza per me incrollabile che la Poesia sia l’unica dimensione in cui la Verità si esprime senza remore di sorta andando al cuore dell’essenza. Scrivere e leggere Poesia, soprattutto in questa stagione di sventura, d’inganni e di orrore è il miglior conforto: scrivere è per il vero poeta (più che mai ora) ragion di vita. Leggere (per il vero lettore) è medicina per la salute più importante, quella spirituale”.

 

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