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Pensare il Futuro

DIMENTICARE FUKUSHIMA?

MARIO AGOSTINELLI - 26/03/2021

fukushimaAvvenimenti importanti vengono dimenticati rapidamente come fossero di poco valore. L’incidente nucleare di Fukushima è tra quelli importanti. Per anni è stato messo in ombra, ma quella che viene considerata la più complessa crisi nucleare dopo Chernobyl (1986) non cessa di allarmare. Stando alle ultime stime, ancora oggi i livelli di radiazione, sia nelle zone di esclusione che nelle aree aperte, sarebbero altissimi, da 5 a oltre 100 volte più alti del limite massimo raccomandato. Ma non solo: questi livelli rimarranno tali ancora per decenni. La catastrofe è nota: i tre noccioli del reattore si fusero, liberando gas di idrogeno e rilasciando nell’ambiente grandi quantità di materiale radioattivo.

Ci sarebbero enormi accumuli di materiale radioattivo, in particolare il cesio, intrappolati nelle sabbie e nelle acque sotterranee fino a 96 chilometri circa di distanza dalle coste giapponesi. Per di più, crescono grandi pozze di acqua contaminata per l’effetto collaterale della misura di emergenza di versare ancor oggi sui reattori spenti enormi quantità di acqua, che sono penetrate nell’Oceano Pacifico.

Si teme che dal Giappone si possa scaricare 1 milione di tonnellate di acqua radioattiva. L’intenzione di rilasciarle gradualmente in mare ha incontrato una feroce opposizione da parte dei residenti locali ancora non sfollati.

È frequente una sottovalutazione dell’incidente di Fukushima rispetto a quello di Chernobyl, La scala internazionale di valutazione degli incidenti nucleari e radiologici INES (International Nuclear Event Scale INES) classifica avvenimenti rilevanti per la sicurezza negli impianti nucleari su una scala da 1 a 7. L’incidente di Chernobyl del 26 aprile 1986 è stato a lungo l’unico attribuito al livello 7, il più elevato. Ma anche l’incidente nella centrale nucleare di Fukushima-Daiichi è stato dalle autorità competenti recentemente attribuito al livello INES 7.

Si impone quindi un confronto tra i due avvenimenti, mentre sorprende lo scarso clamore attribuito alla fusione dentro la centrale giapponese. Seppure la radioattività sparsa finora nell’isola di Honshū è pari solo al 10% di quella emessa da Chernobyl, si stima che nel lungo periodo possa superarla. L’incidente di Chernobyl fu esacerbato dal fatto che bruciò anche la grafite usata come moderatore nella fissione, provocando una diffusione delle particelle radioattive fino a migliaia di chilometri di distanza. A Fukushima invece non era impiegata la grafite, ma i problemi più minacciosi si sono rivelati con la diffusione di stronzio radioattivo nel raggio di 30 chilometri dal reattore, mentre a più lungo termine si teme una vasta contaminazione in mare.

Il Giappone e tutto il mondo non hanno fatto veramente i conti con il nucleare, tacendo quanto sia pericoloso in sé, mentre gli avvenimenti naturali, come uno tsunami, possono solo esaltarne potenziali effetti devastanti. Dopo Fukushima le nuove centrali nucleari sono state poche. L’Italia ha evitato il rischio di costruirne di nuove grazie al referendum del 2011. La Francia ha appena deciso di concedere altri 10 anni di vita (pericolosa) alle vecchie centrali.

Quotidiani importanti hanno speso pagine per decantare il nucleare “sicuro”, cercando di legare il suo uso all’idrogeno, come alternativa ai combustibili fossili.

Centri di potere economico, nazionali – e non – hanno ripreso in grande stile la campagna per riabilitare il nucleare – Bill Gates in testa – dimenticando che i costi per la dismissione delle centrali sono enormi e vengono scaricati sul bilancio dello Stato e sulle bollette.

Anche ricerca e medicina usano materiali che producono quantità limitate di scorie. La Sogin ha reso pubblica una mappa con 67 possibili localizzazioni del deposito. nazionale delle scorie. Una scelta equivalente ad una non scelta. Greenpeace osserva che prima di contaminare altro territorio andrebbe valutato se qualche sito delle vecchie centrali, o delle strutture collegate, possa essere utilizzato per il deposito delle scorie con l’impegno alla bonifica insieme alla costruzione del deposito.

La discussione sulla localizzazione delle scorie deve essere trasparente, seria, vera, ricordando a tutti noi che il nucleare è una strada senza ritorno. La discussione sul deposito nazionale sarà occasione per chiarire che il nucleare è una scelta sbagliata e pericolosa. Fukushima lo sta ancor oggi confermando in modo drammatico.

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