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Cultura

FILASTROCCHE DI ZIA LINA

RENATA BALLERIO - 26/03/2021

linaAssociare il 21 marzo, come inizio della primavera, alla giornata mondiale della poesia è quasi scontato per quello che, con poca fantasia, continuiamo a chiamare il nostro immaginario collettivo. Peccato che siamo un pochetto resistenti ad accettare che l’equinozio, quest’anno come l’anno scorso, sia stato il 20. Magari il motivo di non rinunciare a pensare al 21 come momento della rinascita sta nella inconscia paura di rompere quel connubio tra poesia e primavera: messaggio di fortificante speranza. I versi di Alda Merini, sono nata il 21 marzo a primavera, ne sembrano la prova. Ma se pensiamo che il 20 marzo del lontano 1876 nasceva un’altra donna, che ha dedicato la vita ad una particolare ma importantissima forma di poesia, come le filastrocche per bambini, riusciamo forse a cogliere, in modo diverso, il piacere della sorpresa che proprio la primavera, e la poesia sanno donarci.

Si perdoni, dunque, un piccolo cedimento retorico se pensiamo alla primavera non solo in termini astronomici ma anche come stagione della vita. Insomma il miracolo della speranza che solo l’infanzia sa insegnarci. Anche per questo Lina Schwarz, pur non notissima, merita di essere ricordata per la sua storia di donna attenta a educare già dall’infanzia alla magia del suono poetico. Ebrea, nata in una famiglia di commercianti, fu costretta per le leggi razziali, a trasferirsi prima ad Arcisate, poi in Svizzera e poi ancora ad Arcisate dove morì il 24 novembre del 1947. A lei dal 1963 è giustamente dedicata la scuola di Arcisate. Fu – come si legge nella sua biografia – poetessa e scrittrice per l’infanzia, nonché traduttrice del pedagogista teosofo Rudolf Steiner e impegnata anche nell’ambito dell’Unione Femminile. Una vita e tante idee da conoscere ma soprattutto da apprezzare per il suo amore per l’infanzia: scrisse su Il Corriere dei Piccoli e con l’Associazione Scuola e Famiglia sostenne economicamente le famiglie di alunne disagiate.

Le sue numerose filastrocche, spesso pubblicate anonime, testimoniano la sua consapevolezza circa la forza educativa della poesia.

Giustamente siamo soliti pensare al linguaggio poetico come “arricchimento e abbellimento della conoscenza e della comprensione umana”, ma non possiamo dimenticare una importante risposta che diede Gianni Rodari, di cui la Schwarz da molti è considerata la precorritrice. Così scriveva Rodari nel luglio del 1972 sul Giornale dei genitori: Alla domanda se esista una poesia per bambini si potrebbe rispondere subito di no, che non può esistere una poesia per bambini più che non esista una poesia per avvocati, o per maestri di scuola, o per vigili notturni. La poesia esiste autonomamente, a prescindere da chi si trova ad essere il destinatario del suo messaggio; o non esiste.

A pensarci bene questa semplice risposta è provocatoriamente sconcertante e ci porta a riflettere su come sia stato importante per ognuno di noi il modo e il tempo in cui è avvenuto l’incontro con la poesia. Ricordare le filastrocche di zia Lina- tale dicitura volle la Schwarz come epitaffio sulla tomba ad Arcisate dove è sepolta- è un atto di gratitudine verso chi, come lei, ha permesso, anche se in modi diversi, l’incontro con la poesia. Pensiamo- ad esempio- come propose l’insegnamento degli ausiliari essere e avere. “Il verbo avere andò pavoneggiandosi: Io ho, ho avuto ed ebbi e avrei e avrò; e nulla al mio confronto è il verbo essere…Questi tacque e più saldo in sé poggiò. Quando salirò dall’Eterno al trono, è il nome mio – disse – il Signore: Io sono”.

Ci possono sembrare ingenue, moraleggianti, certamente lontanissime dal nostro gusto, quelle filastrocche che scrisse agli inizi del Novecento – molte furono pubblicate proprio nel 1921 – ma hanno l’incanto di rime e di un ritmo, che sono – come ben sappiamo – il ricamo di ogni componimento poetico.

 Dalle sue filastrocche zampilla il misterioso fascino dei versi che ci portano a scoprire il mondo: il mondo delle emozioni, dello svelamento di verità. Un mondo inventato ma, a volte, più autentico di quello reale. Un mondo, quello poetico, che sempre, come la primavera, rinasce. Ma forse dobbiamo avere la freschezza dell’infanzia. E ricordare come in una filastrocca di Rodari che… la primavera è giunta, è qua. Gli altri signori non lo sanno/e ancora in inverno si crederanno:/ magari persone di riguardo. / ma il loro calendario va in ritardo. Insomma cerchiamo di non essere in ritardo…per amare la primavera della poesia.

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