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Cultura

ARMONIA E CONFLITTO

LIVIO GHIRINGHELLI - 26/03/2021

eraclitoLa prima filosofia occidentale, la greca, non nacque nella Grecia di Atene e del Peloponneso, ma sulla costa ionica dell’Asia minore con la scuola di Mileto al principio del sesto secolo a.C. e nella Magna Grecia: ad Atene comparve solo con Anassagora a metà del quinto secolo: Il primo a introdurre il termine fu comunque Pitagora di Samo – 570-490 a.C. – esule a Crotone nella Magna Grecia nel 530 a.C. Alla scuola ionica il compito di individuare la sostanza fondamentale all’origine di ogni elemento della natura e movimento: per Talete l’acqua, per Anassimandro l’indefinito, per Anassimene l’aria, quindi per Eraclito (535-475) il fuoco, eternamente vivo, che fissa la legge della circolarità cosmica e che si può identificare con la regola universale del Logos. Completamente diversa e opposta in Elea (provincia di Salerno) la speculazione di Parmenide, attivo nella prima metà del quinto secolo a.C., cui l’Essere è qualcosa di immutabile e immobile: il mondo avvertito dai sensi in continuo mutamento è solo illusorio e irreale. L’ente parmenideo, ciò che c’è e può essere oggetto di ricerca secondo la via della verità, è ingenerato e indistruttibile, un intero continuo nello spazio e nel tempo, inalterabile, la cui durata esclude passato e futuro.

Di Eraclito restano solo i cosiddetti frammenti (citazioni contenute in testi di altri autori) espressi in modo oracolare tanto da fargli attribuire il soprannome di oscuro. Famoso il principio del panta rei (tutto scorre, fluisce in un continuo divenire). Gli esseri trovano l’armonia nel conflitto degli opposti, generata da una tensione fra contrari, la connessione è dinamica. Il conflitto (polemos), la guerra è il padre di tutte le cose. Se ne troverà traccia in Hegel e Marx. La solo sapienza consiste nel riconoscere l’intelligenza che governa tutte le cose attraverso di esse. Non si tratta più di un’etica derivante dalla religione, dalla mitologia, dalle leggi, dalle affermazioni dei sapienti di turno. Nell’agire unico criterio e guida è il Logos, senza sottostare alle passioni. Il concetto di giustizia in Nietzsche rivelerà una somiglianza impressionante con la dike di Eraclito.

Oscure e frammentarie sono anche le notizie sulla sua biografia. Discendeva da una nobile famiglia caratterizzata dalla dignità sacerdotale di basileus, disdegnava la democrazia, tanto da rifiutarsi di stilare la nuova costituzione della città di Efeso, è tutta una sottolineatura nel porre l’antitesi tra “i migliori” e “i più”. Duri i giudizi su illustri contemporanei (Pitagora era per lui il principe degli ingannatori), Omero era criticato per avere inneggiato e desiderato una vita senza discordia. Per Diogene Laerzio, tardo biografo, la sua opera, redatta in prosa (perì physeos) (in esametri invece il poema didascalico sulla natura di Parmenide) era divisa in tre libri: sull’universo, sulla politica e sulla religione. Eraclito rivolge frecciate polemiche ai riti assurdi della religione greca tradizionale e alle preghiere superstiziose del popolo verso statue di marmo nell’ignoranza totale di quale sia la vera natura degli dei (frammento 5).

Quanto alle eredità si sono spesso rilevati i punti di contatto fra gli stoici ed Eraclito. In comune l’individuazione di un Logos universale e di un ordine divino nel mondo, il riconoscimento del ruolo del fuoco come principio del divenire e un’attenzione particolare per la religione e l’allegoria; ma ben diversa è la prospettiva. Eraclito cercava l’origine e la legge della natura, gli stoici invece gli aspetti consolatori della filosofia, gli effetti terapeutici sui mali dell’anima. Dato risalto allo studio della natura l’efesino offriva come corollario indicazioni di ordine morale, di comportamento; per converso gli stoici ritenevano la fisica e la logica strutture di sostegno dell’etica, dando risalto alla morale. Per Eraclito religione e filosofia attiguamente indagavano il principio di ogni realtà, di una vera e propria assimilazione; si trattava invece per gli stoici, sotto l’unico ombrello, di una teologia panteista. Il pensiero di Eraclito entrò poi nell’alveo del Cristianesimo soprattutto al seguito dello stoicismo. Attraverso il giudaismo alessandrino il logos stoico-eracliteo entrò nella prima teologia cristiana grazie al prologo del Vangelo di Giovani a rappresentare il Figlio.

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