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Fisica/Mente

INCOMPRENSIBILI

MARIO CARLETTI - 26/03/2021

??????????Passano i mesi ma continuo a non capire la comunicazione in campo sanitario/covid.

Non la capisco perché le notizie arrivano da siti, chat, Twitter, social, etc. senza citare mai la fonte, sono estrapolate frasi da un contesto, non vengono mai spiegate, anzi spesso vengono utilizzate non per informare ma solo per attirare l’attenzione.

Quindi i titoli sono carichi di effetto, i numeri non vengono mai citati, un singolo caso è portato ad esempio come se fosse rappresentativo della realtà ed il risultato è che la gente comune, normale, che vorrebbe essere messa al corrente di cosa succede e soprattutto di cosa fare, in realtà è smarrita.

Mi arrivano ogni giorno domande dirette ben chiare su temi precisi con risposte che dovrebbero, dopo oltre un anno, essere basate su fonti scientifiche e condivise.

Di sicuro la comunità scientifica ed i politici spesso non aiutano la comunicazione in generale perché a loro volta si esprimono in modo cervellotico, burocratico, diciamo creativo, per usare un eufemismo.

L’ultima in ordine di tempo che cito solo per fare un esempio è un documento ufficiale (rapporto datato 13 marzo 2021) di Inail ma condiviso da Ministero della Salute, Aifa ed ISS che ha scatenato una ondata di reazioni con interviste televisive commenti, lamentele, quesiti.

La notizia presa dal documento è riportata con enfasi dai media, è stata ‘meglio stare a due metri di distanza che non a uno’. Ora la scienza (dall’OMS in giù) ha detto che sono tre le cose che dobbiamo fare tutti per rallentare la diffusione dei virus come il Covid: usare la protezione (mascherina), mantenere distanza sociale corretta (un metro), lavarsi bene le mani con sapone o detergenti specifici.

Il frutto di queste indicazioni è basato su dati scientifici: la mascherina (in modo diverso rispetto ai diversi tipi in commercio) rappresenta infatti una barriera al virus sia in entrata che in uscita.

La distanza, poiché il virus si trasmette per aerosol, è naturalmente un fattore. Il virus non ha le ali quindi non è in grado come le oche di migrare ma, per diverse e molteplici variabili, non è possibile stabilire a quanta distanza esatta possa andare.

Quindi se si è protetti o meno, se di parla a bassa voce o si urla, se siamo al chiuso o all’aperto, a seconda del clima/microclima, se si respira o si tossisce o si starnutisce, se il carico virale emesso è alto o basso etc, varia la distanza alla quale il virus può essere sparato.

Un metro è una distanza che tiene conto di una media di fattori ed esprime una base logica di ragionamento che però può essere adeguata in situazioni particolari.

Il documento ufficiale del quale sto parlando (13 marzo 2021) cita testualmente in un suo passaggio ‘Relativamente al distanziamento fisico, NON vi sono evidenze scientifiche che dimostrino la necessità di un incremento della distanza di sicurezza a seguito della comparsa delle varianti virali, TUTTAVIA si ritiene che un metro rimanga la distanza minima da adottare e che sarebbe OPPORTUNO aumentare il distanziamento fisica fino a due metri, LADDOVE POSSIBILE e specialmente in tutte le situazioni nelle quali venga rimossa la protezione respiratoria (come, ad es, in occasione del consumo di bevande e cibo).

D’accordo siamo il Paese della burocrazia ciascuno di noi ha il bisogno ancestrale di dare la sua formazione di calcio (siamo tutti allenatori) per dimostrarsi che è vivo, chi però riveste ruoli pubblici, che dovrebbero essere punti fermi di riferimento per la popolazione, ha il dovere di essere chiaro preciso e soprattutto di documentare perché dice ciò, altrimenti si offre a chi fa comunicazione ancora più spazio per fare terrorismo e non informazione.

Primo se non c’è evidenza scientifica di cosa si parla? Allora perché non SAREBBE OPPORTUNO tre, quattro, meglio cinque metri e se non è possibile cosa succede.

E se si fuma invece che mangiare o si canta o si fischia? Citare il mangiare e bere sembra prendere di mira esclusivamente un settore produttivo/commerciale ben preciso.

Già non è facile far capire a chi ha preconcetti il valore sociale, economico, civico della vaccinazione figuriamoci se poi vengono date in pasto notizie non precise o peggio (AstraZeneca) non scientificamente validate.

Dopo oltre un anno di paure, sacrifici, perdite dolorose e difficoltà economiche non abbiamo ancora imparato quali devono essere le regole (anche della comunicazione) da utilizzare per fare una guerra intelligente.

Sono molto orgoglioso che il genere umano abbia abbattuto in questo difficile momento ogni record nella creazione di un vaccino che fino a pochissimi anni fa avrebbe richiesto un periodo ben più lungo. Questo è stato il frutto di tante intelligenze coordinate anche grazie ad una tecnologia evoluta frutto di passi in avanti giganteschi nel campo scientifico.

Rischiamo di rendere meno efficaci queste scoperte perché commettiamo errori grossolani di comunicazione.

Vale anche la pena di ricordare che il vaccino è un grande dono ma questa epidemia non scomparirà come cancellata da una magica gomma, avrà strascichi sulla sanità nazionale e mondiale di diverso tipo (riduzione alla lotta all’AIDS, riduzione dei servizi di salute mentale, sanità nelle prigioni, debito formativo legato alla chiusura delle scuole, aumento della mortalità materna, diminuzione delle vaccinazioni per tubercolosi e morbillo etc. etc. citando fonti ufficiali dell’OMS).

Sarà ancora necessario nel tempo informare la popolazione per indurla a seguire in modo corretto quelle indicazioni di igiene di base che spesso possono fare tanto quanto la scoperta del vaccino.

Messaggio semplice, ciascuno nel suo piccolo deve fare quello che è alla sua portata in modo serio e corretto per il bene proprio ma soprattutto comune.

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