Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Lettera da Roma

DON GIACOMO, INNAMORATO DI CRISTO

PAOLO CREMONESI - 28/04/2012

“Ti saluta don Fabio”. Don Fabio è Don Fabio Baroncini, allora responsabile di CL di Varese e suo grande amico. Chi pronunciava il saluto era Don Giacomo Tantardini che in questo modo non mancava mai di accogliermi, con un luminoso sorriso stampato sulla larga faccia, nei primi giorni del mio arrivo a Roma. Con un lavoro precario, la macchina bruciata in un attentato, la morosa lontana, era il suo modo di farmi coraggio e accompagnarmi nella trasferta che ha segnato la mia vita.

Don Giacomo (“Tantarda” per gli amici) aveva portato nella capitale la concretezza e la laboriosità lombarda di chi e’ cresciuto in riva al lago. Nato a Barzio il 27 marzo 1946, sacerdote a Venegono, ha svolto la sua attività pastorale soprattutto tra gli studenti dell’Università di Roma. Questa fede si è poi prodigiosamente centuplicata nell’incontro con don Giussani, con cui ha vissuto una amicizia straordinaria e di cui aveva colto in anticipo, rispetto ad altri, la genialità dell’intuizione che aveva portato a Comunione e Liberazione: sperimentare l’incarnazione di Cristo nella storia. Ha scritto il vescovo di San Marino monsignor Luigi Negri: “Su questa fede semplice e radicale, semplice come quella di un bambino e granitica come quella di un uomo adulto che segue veramente don Giacomo ha sviluppato tutta la sua creatività, che ha investito significativamente anche il campo delle imprese culturali, sociali e politiche, dettando dei punti di riferimento sostanziali per la presenza cristiana nella società”.

Nella sua vita a Roma ha incontrato centinaia di ragazzi che hanno fatto esperienza della ragionevolezza della fede cattolica grazie alla sua persona, spesso irruente, mai banale, sempre innamorato di Cristo.

Bastava ascoltare una delle sue omelie domenicali prima a Santa Maria in Trastevere, poi a Santa Maria Maggiore, a Santa Maria Margherita Alacoque sino alle ultime in San Lorenzo al Verano per restare rapiti dalla profondità e dal fascino della parola: densa, puntuale ma semplice al tempo stesso.

Negli anni Novanta, proprio su richiesta di giovani che si convertivano al cristianesimo, ma senza ormai alcun retroterra familiare e sociale legato alla vita della Chiesa, come già aveva intuito Pasolini, Tantardini ebbe l’idea di raccogliere in un piccolo volume le preghiere semplici della vita cristiana e tutto ciò che aiuta a fare una buona confessione: un capolavoro di catechesi. Dal titolo “Chi prega si salva” il libriccino, edito dal mensile Trenta Giorni di cui fu appassionato ideatore, tradotto nelle principali lingue (anche in cinese), è stato distribuito in centinaia di migliaia di copie in tutto il mondo. L’allora Prefetto per la dottrina della fede, cardinale Joseph Ratzinger, due mesi prima della elezione a Sommo Pontefice, il 18 febbraio 2005, ne scrisse la presentazione di una ennesima riedizione.

Alla fine degli anni Ottanta lavoravo all’ufficio stampa del Movimento Popolare di Roma. Erano mesi duri: quelli di “forchette rosse”, delle critiche di “Il Sabato” all’asse De Mita-Scalfari, della fine della giunta Giubilo al Comune di Roma. Don Giacomo, a torto o a ragione, era spesso tirato in ballo. Una mattina andai da lui di buonora: dovevo recapitargli una lettera urgente. La porta dello studio era socchiusa. Lui era sul balconcino dell’ufficio che recitava le Lodi. Non si era accorto di me. Che spettacolo!

Camminava, alzava gli occhi al cielo, si fermava, sospirava, strabuzzava gli occhi; alzava di nuovo supplice il volto al cielo. Stava in silenzio, annuiva, scuoteva la testa, ricominciava. Rimasi a guardarlo per una decina di minuti mentre passeggiava lentamente avanti e indietro recitando i Salmi. Mi venne in mente di quando i discepoli videro Gesù che pregava e subito dopo gli chiesero “Insegnaci come si fa” (Mt 18 15-20). Un uomo davanti a un Tu. Lo stesso Tu a cui Don Giacomo ha consegnato prima i suoi due anni di malattia e giovedì 19 Aprile scorso ad appena sessantasei anni la morte.

Lo abbiamo salutato lunedì a Roma in più di un migliaio. E c’era anche don Fabio.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login